SILENZIO

Silenzio. Non voglio che tu emetta alcun suono. Proprio nessuno. Se lo fai, rovinerai questo momento. Questo non è il momento per il rumore, di qualsiasi tipo. Sì, ammetto che di solito mi piace che tu produca qualche suono. Che siano le tue parole di ammirazione, il tuo grido di terrore, i tuoi mormorii di gioia, la tua rabbia urlata o gemiti di passione.

Tutti i rumori che produci per me sono ben accetti, a patto che li ricopra con i tuoi sentimenti. Non mi interessa il commento nudo, neutro e banale, che non fa niente per me e può anche farmi del male, ma tu non farai questo a me, vero? Non vuoi ferirmi, mai, vero? Tu non sei così.

La tua specie non è così, ti preoccupi, e ami e dai. No, no, resta in silenzio. Non hai bisogno di parlare. Sdraiati lì e basta. Sta’ fermo. Voglio permettere ai miei occhi di vagare sulla tua sagoma nuda mentre giaci lì accanto a me, esposta, vulnerabile. So che stai guardando nei miei occhi, lo sento. Il mio sguardo non sta incontrando il tuo in questo momento, anche se sto permettendo ai miei occhi di muoversi lentamente attraverso di te.

Osservo le tue dita dei piedi, rivolte verso l’alto, nude e prive di smalto. Raramente metti quello smalto ma ti assicuri che siano pulite, con le unghie corte e presentabili. So che puoi vedermi mentre le guardo. So che ti stai chiedendo se ho intenzione di abbassare la mia meravigliosa bocca verso di esse e succhiarle o morderle. Non ho intenzione di fare nessuna di queste cose, ma tu sei incerta.

Posso dire che lo sei perché la tua apprensione trasuda da te e io la sto risucchiando. Quel piccolo tremito che hai appena avuto non proviene dall’aria fresca che permea questo spazio crepuscolare. No, indicava l’apprensione che si è impadronita di te. So che ti trovi a un bivio nella tua mente. So cosa starai pensando. Lo so perché io ti faccio pensare in questo modo, perché altrimenti dovrei farlo? Lo faccio per controllo. Controllo tutto di te.

Ti trovi a quel bivio a chiederti se ti condurrò lungo il percorso per il piacere esplosivo o giù per la strada buia verso il dolore e la sofferenza. Non hai idea di ciò che sarà, perché come sei arrivata a imparare questi ultimi mesi, io sono capace di fare entrambe le cose. Dovresti sentirti eccitata? Dovresti sentirti nervosa? Quale deve essere? Zitta ora, non parlare. Oh, lo so che vuoi parlare, non puoi farci nulla. Vuoi far domande. Sempre l’interrogatorio non è vero?

Chiedi, domanda, metti in dubbio, sfida e così via. Non adesso. Vuoi la risposta ma non otterrai quella risposta. Non ancora. Faccio un suono gentile per azzittirti. È un rumore di rassicurazione, quello che la madre amorevole fornisce al nuovo figlio nato o è il rumore del castigo paternalistico, che ti tratta come un bambino? Non lo sai. Come mi diverto per la tua confusione.

So che stai guardando il mio viso cercando disperatamente una specie di indizio, qualche suggerimento, un riconoscimento di quello che sta accadendo nella mia mente delinquente. Ti viene negato La mia faccia è congelata, la bocca dritta, la fronte né sollevata né corrugata, le sopracciglia inflessibili e poi ci sono i miei occhi. Non vi puoi più vedere te stessa. Ho fermato questa cosa per il momento.

Di solito riesci a vedere esattamente ciò che vi vuoi vedere. Che si tratti di gioia, speranza, amore, passione, eccitazione, intrigo e molte altre cose ancora. Vedrai solo ciò che so che vuoi vedere perché rifletto da questi occhi ciò che mostri nei tuoi occhi. Tu non guardi me.

Guardi te stessa. Questa cosa è cambiata stasera. Ora due sfere nere impenetrabili sono tutto ciò che puoi vedere. Il posto in cui di solito ti perdi è andato perso per te. Non vi troverai soccorso. Non troverai alcuna rassicurazione o indicazione di ciò che sta per accadere. Questo ora ti è nascosto.

Fai per emettere un altro suono e una scossa della mia testa ti blocca. Le mie dita percorrono il segno rosso di irritazione sulla tua coscia, i polpastrelli di due dita che corrono su entrambi i lati di questo segno. Un altro brivido e posso percepire che sei disperata per parlare, ma zitta, mia cara, silenzio mio amore, non è il momento di parlare. So che ti starai chiedendo perché le mie dita tracciano questo segno.

Ti sto dando sollievo o ti faccio riflettere sulla sua origine? Non ne hai idea vero? Permetto alle mie dita di muoversi verso l’alto attraverso la tenera carne della tua coscia. È ora che succederà o aspetterò? Sollevi la coscia sinistra in previsione e io continuo a permettere alle mie dita di scorrere verso nord. Sento che fai un respiro e so che stai facendo in modo di parlare.

La mia mano lascia la tua coscia e ti metto un dito sulle labbra. Il gesto chiaro e inequivocabile. Il momento in cui potresti aver rotto il silenzio passa e aspetto, aspetto ancora un po’ prima di spostare il dito. Il tuo corpo accanto a me è dritto come un fuso dato che non riesci a rilassarti, ogni allarme che ti dà ai nervi e si prepara al peggio per qualunque cosa accada dopo, qualsiasi cosa sia.

L’esterno della mia mano sfiora la tua guancia morbida, la tua carnagione impressionante visibile anche in questa penombra. Una guancia che a volte si tinge di rosso in conseguenza dei miei sforzi. È il rossore della vergogna che ti copre la guancia? È l’onda di una vampata di passione che si fermerà lì? O qualcos’altro?

Ora guardo i tuoi occhi ed è ora che comincio a trarre il vero beneficio da questo silenzio forzato. I miei occhi non trasmettono nulla. I tuoi mi dicono tutto. Vagano qua e di là, scrutando la mia faccia per una specie di segnale, una specie di segno.

Non sto trasmettendo. Sono impostato solo per ricevere e ricevere non faccio che bere nell’ansia seria che esce a fiotti dai tuoi occhi. Vedo il tentativo di ammorbidirmi quando permetti a quegli occhi belli ed espressivi di raggiungermi. Vedo lo sguardo di apprensione tagliato nel tentativo mentre il nervosismo ritorna.

Sei obbediente ora. Rimanendo in silenzio, le mie ripetute esortazioni, basse e sommesse, per farti rimanere in silenzio sono state ascoltate. Ora stai cercando di parlarmi usando i tuoi occhi e lo stai facendo magnificamente. La mancanza di rumore, l’assenza di parole, ora rende le emozioni nei tuoi occhi cento volte più intense. Assorbo quei sentimenti che inondano i tuoi occhi.

Li bevo, li consumo a mio beneficio. Questo è il motivo per cui funziona così bene. Controllo completo di te mentre tu giaci lì, ferma, immobile sul letto, un leggero e occasionale tremore nelle tue membra mentre aspetti nella previsione conflittuale di ciò che potrebbe accadere. Cosa succederà questa volta? Come mi comporterò con te? Non ci può essere alcuna protesta a voce, nessuna richiesta chiarita di conferma, solo questo silenzio continuo, punteggiato di volta in volta da me che ti azzittisco.

I miei occhi restano fissi sui tuoi mentre la mia mano sinistra riprende a scivolare sul tuo corpo. Il più leggero dei tocchi che scivola dalla gola, al petto e allo stomaco. Avanti e indietro si muove la mia mano, come un mago che inizia le gesticolazioni per il suo incantesimo. Il mio sta già lavorando mentre tu resti congelata, osando a mala pena muoverti, permettendo solo al tuo petto di sollevarsi per respirare e i tuoi occhi guizzano a destra e a sinistra, ancora indagando, ancora cercando quelle risposte.

Zitta mio tesoro, zitta mia cara, zitta amore mio.

La mia mano si alza e poi si serra sulla bocca.

I tuoi occhi si allargano. Paura ed eccitazione combattono l’una contro l’altra e per tutto il tempo mi danno ciò di cui ho bisogno.

Silenzio.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR