Ti piacerebbe sapere a cosa assomiglia il mio giardino? Prima che te lo dica, perché non ti fermi e chiudi gli occhi e immagini con l’occhio della mente come pensi che sia il mio giardino? Ottimo, evoca l’immagine che si forma quando pensi a me e a come potrebbe essere il mio giardino. Prenditi tutto il tempo, muoviti attorno e assicurati di aver fatto le dovute considerazioni mentre generi l’immagine.
Fatto? Ci hai messo molto? Sospetto che tu sia riuscita a immaginare piuttosto velocemente, dopo tutto, tu sei rinomata per la tua meravigliosa immaginazione non è vero? Spesso trovo di dovermi scusare per i tuoi fantastici racconti e commenti eccessivi, ma c’è da aspettarselo da qualcuno come te. Ad ogni modo, lasciamo da parte il tuo comportamento per ora (anche se tornerò su questo quando nessuno starà guardando, puoi starne certa) e consideriamo cosa hai creato nella tua mente.
Immagino che il panorama che hai formulato sia uno di questi due che seguono. Mi aspetto che qualcuna di voi abbia disegnato solo cemento. Le piante e i fiori esiliati da una solida lastra di cemento grigio che si è solidificata in una barriera impenetrabile che si allunga in tutte le direzioni, priva di vita e banale. Una volta poteva essere un prospero e verdeggiante giardino ma è stato bandito da questa copertura in cemento che ha estinto tutto ciò che cresceva o fioriva. Se l’obbrobrio in cemento non è quello che vedi nella tua mente, hai optato per l’alternativa.
Hai immaginato un terreno duro, sterile e privo di vita che non può sostenere nulla di bello. Un fiume tossico e inquinato fluisce al centro, pesci morti galleggiano vanno alla deriva senza vita. Non cresce nemmeno un’alga in un torrente così inquinato. I pochi alberi che ci sono in questo giardino, sono morti. La corteccia grigia e priva di vita, i miseri rami si allungano verso il cielo grigio scuro, dove ci sono sempre nuvole. I rami e i ramoscelli sono privi di foglie. I cespugli sono rovi che ostacolano chiunque provi a muoversi attraverso questo posto inospitale. Non c’è erba e vi sono solo fili marroni. secchi che suggeriscono che una volta deve esserci stato qualcosa di verde e vibrante. Qui non ci sono fiori dolcemente profumati, solo un’orribile puzza che sale dal torrente che si muove lento e sembra fatto di melassa più che di acqua. Perfino le erbacce sono sottili e distanti tra loro, lottano per ottenere sostentamento dalla terra sterile.
È questo che hai visto?
Vieni e seguimi mentre ti conduco nel mio giardino segreto. Tiro fuori una chiave dalla giacca e spiego che pochissime persone hanno visto il mio giardino segreto, ma ci porto te perché sei speciale e mi piaci. Apro il pesante cancello e ti faccio da usciere mentre entri all’interno. Non mi vedi chiudere frettolosamente dietro di te perché sei occupata a osservare il bellissimo giardino che si dispiega davanti a te. Capability Brown deve averci lavorato a lungo e duramente. Il prato è piatto e uniforme, l’erba è stata tagliata a strisce e non c’è nessuna imperfezione che possa essere vista in mezzo ai verdi, verdi steli. I contorni del prato sono stati accuratamente tagliati quindi non c’è nessuna erba sporgente così che si crea una linea netta tra prato e aiuole di fiori. La terra appare fertile, ben nutrita e priva di erbacce. Un’incredibile quantità di fiori cresce da questo suolo ben coltivato.
Forti steli si protendono verso il cielo azzurro, foglie brillanti spuntano dai gambi prima che la dose di colore appaia. Ogni sfumatura dell’arcobaleno è rappresentata dentro le numerose varietà di fiori che fioriscono nel mio giardino segreto. Sfolgoranti blu, fiammeggianti arancioni, rossi di rubino, gialli solari, abbondano. I fiori hanno petali corti e lunghi che oscillano alla lieve brezza, ci sono campanelle, trombette e fiori a forma di stelle. Bianchi, viola, rosso scarlatto e ocra, tutti combinati per creare questo arazzo di bellezza. Un torrente gorgheggia passando attraverso il giardino, attraversando il prato magnificamente curato, per attraversarlo da lato a lato è stato creato un ponte intrecciato. I cespugli formano un cerchio attorno ai fiori, un esperto giardiniere li ha modellati in forme eccezionali. Oltre ai cespugli vi sono gli alberi, alti e rifiniti in modo da formare una recinzione attorno a questo paradiso. Sei sul margine di questo magnifico giardino, completamente ammaliata. Il profumo si diffonde dalle rose, dai gigli e i garofani del poeta si mescolano per creare un’inebriante mistura di fragranze. Tu sei più che meravigliata da questo spettacolo.
“Ti piace?”, chiedo.
Tu sei senza parole, incapace di parlare. Tutto quello che riesci a fare è annuire lentamente mentre senti una lacrima che dall’occhio sinistro scende sulla tua guancia, sei sopraffatta per la bellezza di ogni cosa.
A un cenno di invito tu mi segui ad un albero di mele vicino, addobbato di frutti. Le mele rosse e verdi pendono dai rami, ne colgo una e la passo a te. Sorridi e ne prendi un morso prevedendo già come sarà fresca e croccante. I tuoi denti affondano facilmente mentre ti sorprendi per la morbidezza della polpa. Avverti l’amaro nella tua bocca e istintivamente sputi il pezzetto di frutta.
“Cosa non va?”, chiedo, e scelgo una mela anche io.
“È amara”, spieghi. Prendo un morso dalla mia mela e senti lo sgranocchiare mentre ne prendo un pezzo. La mastico e a bocca piena spiego che la mia sa di buono. La passo nella tua mano e tu ne prendi un morso. È cedevole e sa ancora di amaro. La confusione cresce dentro di te mentre guardi la mela e vedi un verme che si contorce dove hai dato il morso. Lanci via la mela e intanto io ti invito ad annusare le magnifiche rose. Ti chini e inali il loro profumo tirando i petali verso di te. Non c’è nessun profumo, anzi starnutisci.
Mentre ti allontani dalle rose fai un piccolo grido di dolore e scopri che una spina è infilzata nel tuo dito, c’è già traccia di sangue dalla ferita che gocciola giù dal dito. Annusi ancora, il tuo naso si irrita per qualcosa e continui a starnutire con gli occhi che lacrimano. Ti allontani dalle rose barcollando per gli starnuti e finisci in un cespuglio ma non è la scultura che hai visto un momento prima. Al suo posto, senti un pizzicore perché ti sei punta e realizzi che sei inciampata in un letto di ortiche. Il dolore aumenta e ondeggi via, gli occhi lacrimano e questo contribuisce a farti ricordare del torrente sperando di usare l’acqua fredda e pura per lavare via l’irritazione che hai subito.
Fai appena in tempo ad individuare dove sia attraverso lo sguardo appannato che cadi in ginocchio solo per piangere ancora. Ti sei inginocchiata su alcuni cardi. Da dove sono venuti? Il prato era perfetto prima. Allunghi una mano tremante verso il torrente ma non c’è nulla. L’acqua è sparita e il torrente è secco. Senti qualcosa che si avvolge intorno al tuo polso sinistro e mentre provi ad asciugare le lacrime dagli occhi con la mano libera, senti dolore perché una liana inizia a stringersi intorno al tuo polso. Cerchi di staccarla per liberarti e ti giri attorno chiamandomi in cerca di aiuto.
Il manto armonioso non c’è più. L’erba tagliata è scomparsa. Al posto di essa vedi il fianco di una montagna aspro e ripido. Dai uno strattone con il braccio mentre la liana cerca di trascinarti via e guardi in alto. Vedi me che ti sorrido guardando in basso dalla mia posizione elevata in cima a questa montagna spuntata dal nulla. Un vento freddo inizia a soffiare intanto che urli chiedendo aiuto, un’altra liana inizia a strisciare verso di te. Inclino la testa come se non riuscissi a sentirti, il sorriso ancora stampato sul mio volto.
“Aiutami, cosa sta succedendo?”, urli.
“Niente”, ti rispondo, “Non so di cosa tu stia parlando”.
“Questo. Il giardino è cambiato”, gridi sopra il cumulo di vento. Vedi che scuoto la testa.
“No, non è così, è tutto come prima. Bello non è vero?”, ribatto.
Assumi un’espressione corrucciata. Come posso non vedere che è cambiato? La splendida radura è diventata un posto doloroso e ostile. Cosa ti è successo? Tu continui ad andare avanti strisciando e io rimango a guardarti, senza offrirti aiuto, mentre molte liane serpeggiano verso di te, il terreno diventa sempre più duro e roccioso. Le liane ti avviluppano cercando di spingerti nell’abisso sotto di te. Tutto mentre io rimango fermo a guardare sorridendo.
Benvenuta nel mio giardino segreto.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR