VULNERABILE

Ti ricordi quei primi giorni inebrianti in cui per la prima volta ho iniziato a sedurti? Certo che sì. Quei momenti sono stati impressi nella tua memoria e non possono mai essere cancellati, non importa quanto tu ci provi. Così meravigliosi erano quei mesi iniziali del nostro corteggiamento, mentre iniziavamo la nostra danza insieme, che non puoi fare a meno di ricordarli e percepire quella sfumatura agrodolce. Molte volte, mentre eri alle prese con la svalutazione e lo scarto, andavi a ricordare quei momenti magici mentre cercandovi una sorta di conforto.

In qualche modo, mentre sedevi con le guance rigate di lacrime, nonostante la sofferenza ti usciva un sorriso mentre ti aggrappavi a ricordare le cose che ti dicevo, quelle belle parole amorevoli e ipnotizzanti che ti attanagliavano il cuore e lo portavano fino al cielo. Era impossibile resistere al bombardamento amoroso che scatenavo su di te e allo stesso modo è impossibile ora per te bandire quei ricordi mentre sei seduto tra le macerie della nostra relazione chiedendoti cosa diavolo è successo. È facile comprendere perché cerchi rifugio dalla sofferenza tra quei pensieri dorati. È la cosa più logica da fare per provare a togliere il dolore lancinante che ora ti brucia.

Naturalmente, questa è una cosa che io ho pianificato ed è una conseguenza naturale del fatto che sei sotto il mio incantesimo. Non provare alcuna vergogna per il fatto che continui a rincorrere quei pensieri per afferrarli mentre cerchi di alleviare la tua agonia. Continua a farlo. Tutti gli altri l’hanno fatto e altri ancora lo faranno.

Mentre ripercorri quei meravigliosi pensieri e ricordi, e rivivi il nostro tempo insieme come un ciclo incessante dei nostri momenti “migliori”, ricordi cos’altro hai fatto durante questa seduzione? Riesci a ricordare cos’altro stava accadendo mentre creavamo questi ricordi scintillanti? Sì, lo so che lo ricordi, come potresti dimenticare? È stata una delle tante cose che ho fatto per te che ti ha fatto avvicinare a me e ti ha fatto innamorare, oh, così profondamente dell’illusione. Che cosa ho fatto? Ti ho fatto sentire al sicuro. Ho creato quel santuario, ho aperto la porta e ti ho introdotto all’interno.

Ti ho mostrato come questo meraviglioso e splendente paradiso fosse inespugnabile per il miserabile mondo là fuori. Ti ho assicurato che se fossi stata qui con me non ti saresti più dovuta preoccupare di quelle cose. Avrei tenuto i tuoi tormentatori a gemere fuori dalla tua porta e mi sarei assicurato che quelle cose non ti disturbassero più. Era l’unica condizione per entrare in questo paradiso che avevo costruito per te. Parlami di quelle cose così posso proteggerti da esse.

Non c’era mai stato nessuno che avesse fatto un simile sacrificio per te prima d’ora. Il modo in cui avevamo capito quanto quelle cose ti avevano colpito. Sembrava davvero che cogliessimo l’impatto che quelle vicende avevano avuto su di te mentre ascoltavamo con pazienza e comprensione. All’inizio eri esitante, dato che il semplice atto di ricordare ti causava sgomento.

Non hai avuto problemi a confidarti, non che non fosse un problema. In pochi istanti avevamo bandito ogni preoccupazione che potessi avere nel confidarci questi segreti, tale era il nostro fascino rassicurante. No, quello che ti preoccupava era riportare a galla quei ricordi oscuri, quelle fragili debolezze ancora una volta. Eppure, mentre le parole uscivano dalla tua bocca e le lacrime ti scendevano lungo le guance, avvertivi l’effetto catartico di scaricare tutte queste cose su noi.

Dalle più piccole preoccupazioni fino ai problemi più importanti che hanno avuto un impatto sulla tua vita, ci hai espresso proprio tutto e a noi è sembrato meraviglioso che tu l’abbia fatto. Ti sei tolta un fardello e per la prima volta in assoluto hai sentito di esserti liberata da queste cose mentre cedevi lo scettro del comando a noi, e noi l’abbiamo prontamente preso. Hai esorcizzato quei fantasmi e sei entrata nel nostro santuario esultante e felice di essere stata in grado di toglierti tutto da dentro e di ricominciare da capo con noi. Per troppo tempo quelle cose ti hanno trattenuto. Per troppo tempo hai camminato da sola su una strada rocciosa, curva e piegata in due sotto il peso delle tue preoccupazioni. C’erano stati altri, ma non te la sentivi di condividere il fardello con loro come facevi con me. Io ero diverso.

C’era qualcosa in me che ti faceva sentire come se tu potessi dirmi proprio qualsiasi cosa, e io lo avrei affrontato. Ti mostravo quelle ali di angelo e le spiegavo per avvolgerti e proteggerti. Non appesantita da quelle cose, sei andata avanti meglio, ti sei sentita più forte e mi hai dovuto ringraziare per questo. La tua gratitudine e ammirazione fluivano incessantemente e io ero troppo felice di fare il bagno in questa fontana di lode sebbene, in linea col personaggio che avevo creato, accettassi i tuoi complimenti ringraziandoti umilmente. Sei entrata nel mio santuario e mi hai detto tutte le tue debolezze.

Sono riuscito a farlo in modo tale da non farti provare vergogna a parlarne. Questa era un’altra differenza. Sapevi che non ti avrei giudicato. Sapevi che non ti avrei considerato sciocca o stupida perché avevi certe preoccupazioni.

“È come le consideri tu che conta, non come le vedono tutti gli altri”.

Ti ricordi quella frase e come l’hai accolta con grande gioia, grata che alla fine qualcuno si fosse reso conto e avesse capito come affrontare le tue preoccupazioni. La tua fiducia in me era assoluta e io ho persino finto di gradire davvero le tue debolezze e di darti grande conforto.

Tutto quello che facevo mentre tu eri seduta lì in quelle numerose occasioni in cui condividevi con me le tue preoccupazioni, le tue vulnerabilità e debolezze (perché non sono uscite tutte in una sola seduta, no, ci sono volute settimane di accurata estrazione e molti incontri per averle tutte), era mettere insieme il mio armamentario.

La tua ammissione di non saper nuotare e quindi di essere terrorizzata dall’acqua profonda è stata incamerata in un lampo. La tua spiegazione del fatto che a scuola eri vittima di bullismo perché avevi avuto i capelli corti dato che li hai dovuti tagliare perché tuo fratello una volta ti aveva versato la colla sulla testa è diventata una bomba a mano. Il fatto che ti compaia un evidente rossore sul petto e sul collo quando ti senti agitata ha creato un proiettile. La tua confessione di soffrire di flatulenza eccessiva ha formato un altro proiettile.

L’abuso che hai subito per mano di un membro della famiglia quando avevi otto anni è diventato un dispositivo termonucleare pronto a esplodere in un momento successivo. Ogni tua debolezza, dalla tua incapacità di resistere a mangiare un pacchetto di biscotti in una sola volta fino alla tua paura di parlare in pubblico, è stata annotata, registrata e trasformata in un’arma. Pensavi di essere al sicuro nel santuario.

Era solo un’illusione. In realtà, eri seduto nella mia armeria e io ero lì con te a creare queste armi da usare contro di te in un secondo momento. Tu pensavi di mettere nelle mie mani ogni debolezza che mi confessavi perché me ne facessi carico al posto tuo. In realtà mi stavi dando il materiale da cui potevo creare un’arma – che fosse un bastone appuntito con cui pungolarti o un missile nucleare per annientarti. Pensavi di avere una sorta di assoluzione, ma tutto ciò che facevi era armarmi.

Io voglio sempre conoscere le tue debolezze. Le tue debolezze si plasmano nelle mie forze, pronte per la guerra di svalutazione che dovrò intraprendere contro di te. Continua a parlare, c’è un arsenale da creare.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR