UN INGANNO PROSPERO

Ho ammesso precedentemente di essere un bugiardo patologico. io parlo e le bugie saltano fuori. In realtà non posso farci niente. Succede così spesso da essere diventato un meccanismo automatico. Le bugie naturalmente variano.
Qualche volta ne ho bisogno per supportare la mia natura grandiosa,

“Sì, ho due Bentley a casa, una per l’inverno e una per l’estate”

In altri casi servono a colpirti

“No, quella maglietta non ti sta bene. I colori pastello ti rendono insipida” Tu in realtà stai benissimo ma non lo posso permettere.

Altre volte le bugie appaiono per deflettere le tue critiche ingiustificate su di me.

“Non potevo essere al Revolution bar con una bionda perché ero ad un meeting con un cliente. Ora lo chiamiamo, mettendolo in imbarazzo e chiedendogli di confermare che era con me? No? credo anch’io.” Quella bionda era deliziosa, ho avuto il suo numero nel giro di pochi minuti.

Ho discusso di tutto questo con la Dottoressa O. Lei mi ha chiesto se ricordo quando ho iniziato a mentire. Sono rimasto in silenzio per qualche minuto.

“Non puoi ricordarlo? Sarebbe corretto dire che menti da sempre?” ha chiesto.

“Aspetta, sto ricordando. Ecco. Ora ricordo” Ho risposto trionfante. Lei mi ha guardato nel modo colmo di aspettativa che ha sempre. Mi piace. Spero che mi dia quello sguardo dal mio letto in un vicino futuro.

Ho iniziato a spiegare che ricordavo di aver mentito a Monopoli.
Insistevo sempre per fare il banchiere e nel momento più frenetico del gioco mi assicuravo sempre che un’extra di 100 banconote finisse in mano mia mentre le scorrevo per darle agli altri. Nessuno lo notava. Continuavo a dare agli altri giocatori banconote di taglio minore e di solito non riuscivano ad accorgersi. Se succedeva li correggevo e li rimproveravo di rallentare il gioco. Successivamente cambiavo le regole con i giocatori che sapevo essere occasionali. Quando cambiavo le regole lo dicevo loro con una tale convinzione che ci cascavano. Dopotutto, la mia parola è legge, sono un dio.

Ho continuato a spiegare come questo avesse messo in moto una dipendenza verso il mentire. Questo mi permetteva di ottenere il miglior tavolo al ristorante, mi svincolava da un impegno a cui non ero più interessato a partecipare, mi permetteva di ottenere l’interesse di qualcuno di nuovo mentendo sulla mia carriera. Ho ottenuto promozioni mentendo sui miei risultati e dicendo menzogne sui miei rivali. Brandendo la mia affidabile amica plausibilità ho intagliato le mie bugie nello scenario, costruito torri di storie inventate e città di inganni. Infatti, ho confessato ad una scribacchiante Dottoressa O, sarebbe difficile costringermi a riconoscere la verità perché le bugie mi servono in modo molto più efficace.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR