SMETTI CON LA SCIOCCHEZZA, EVITA LA CADUTA

Ho messo in chiaro che otteniamo molto di ciò che facciamo attraverso la nostra insidiosa tecnica del “salame affettato”. Questo significa che facciamo e diciamo cose che in se stesse appaiono innocue, che vengono prontamente spiegate dal tuo Pensiero Emotivo che prevale e quindi vieni ingannato e le noti a malapena, non reagisci o pensi che non ci sia rischio o pericolo associato all’azione.

Esaminiamo la posizione in cui ti sei accertato di essere stato intrappolato con uno della nostra specie. Hai sperimentato la seduzione, la svalutazione e poi hai subito il dis-impegno. Sei stato in grado di comprendere che hai avuto un coinvolgimento romantico con un narcisista e ora, qualche tempo dopo, è iniziato il recupero.

Hai iniziato a comprendere cos’è questa persona e stai ottenendo una conoscenza maggiore riguardo alle funzioni e al funzionamento. L’esperienza ha certamente avuto il suo impatto su di te.

“È assolutamente impossibile che mi ributti in una relazione con lui”, spieghi spavaldamente. Dici sul serio. Non vuoi passarci attraverso una seconda volta.

Una tale dichiarazione respinge la caduta suprema – essere risucchiati indietro nella Relazione Ufficiale e tutto ciò che comporta. Solo un pazzo sarebbe disposto a tornare in una simile situazione, giusto? Così, se il narcisista ritorna e ti propone di metterti di nuovo con lui, sei pronta a rifiutarlo non è vero? Questo è un pericolo chiaro e presente.

Alcuni della nostra specie potrebbero infatti proporre una cosa simile o perfino esigerla – ma questo viene fatto o perché è fuori per la disperazione quando è in crisi da carburante o quando sa che sta sfondando una porta aperta e quindi è molto più probabile che trovi il consenso. Qualche volta la Relazione Ufficiale è ricominciata in qualche modo senza che venga affermato; semplicemente sembra essere successo e quest’ultimo stato di cose, come se in qualche modo tu ci fossi caduto di nuovo senza nemmeno accorgerti che accadeva; è la testimonianza di come un fallimento nell’impedire la sciocchezza avrà come risultato la tua caduta.

Anche se qualche volta noi possiamo insistere per il “biglietto vincente” vale a dire far risorgere la Relazione Ufficiale e a volte funziona, se lo facciamo nel momento sbagliato è troppo palese e quindi la tua vigilanza ritrovata lo scoprirà e a meno che il Pensiero Emotivo non abbia una presa ferma su di te, è ovvio che rifiuterai questo pericolo. È troppo grande, troppo evidente e di conseguenza, incline a essere rigettato dalla vittima.

Piuttosto, ci impegniamo nel progressivo “salame affettato” per consentire al tuo Pensiero Emotivo di emergere, alla tua resistenza di essere ridotta passo dopo passo mentre facciamo incursioni stabili e progressive. Non ti invadiamo in un unico assalto massiccio (questo può avvenire in circostanze differenti) ma piuttosto si tratta di un’invasione prolungata dove gli avanzamenti sono sufficienti ad ottenere vantaggi, ma non troppo imponente e palese da eludere l’indole occultante del Pensiero Emotivo e di conseguenza da avvertirti.

Il nostro approccio pezzo dopo pezzo, piccola incursione dopo piccola incursione è efficace e una piccola azione, favorita e incoraggiata dal Pensiero Emotivo, condurrà ad un’altra, solo che questa sarà un pochino più grande e poi ad un’altra, che è un po’ più grande ancora e noi procediamo, ottenendo i nostri vantaggi e tu non li noti o anche se fosse, li noti in una misura tale che ti porta a non fare nulla al riguardo.

Facciamo un esempio. Il narcisista è venuto a casa tua e chiede di vederti. Il suo senso del diritto, la mancanza di responsabilità e uno scarso riconoscimento dei confini fa sì che vada davanti alla finestra e ti guardi attraverso di essa.

Quando i tuoi occhi si incontrano con i suoi, il tuo Pensiero Emotivo inizia ad aumentare dato che avverte l’opportunità di nutrire il tuo contagio emotivo. Lui rimane alla finestra spiando e gesticolando perché tu lo faccia entrare. Puoi sentirlo dire che ha bisogno di parlarti.

Tu non vuoi farlo entrare. È un passo eccessivo.

La razionalità ti direbbe – “Chiudi le tende e metti le cuffie così potrai non vederlo e non ascoltarlo”.

Il tuo Pensiero Emotivo non vuole che questo accada. Vuole che ci sia un coinvolgimento, quindi sussurra

“Dagli un’occhiata, non sai cosa sta facendo qui”.

Sembra ragionevole. Se chiudi le tende non saprai che sta facendo. Se metti le cuffie non puoi ascoltare ciò che fa. Tu hai bisogno di sapere – la conoscenza non è forse potere? Il pensiero emotivo indossa il mantello e si traveste da razionalità, offrendo un semplice suggerimento per proteggerti e quindi continui a guardarlo e intanto il tuo pensiero emotivo è stato sfamato.

Sta ancora lì e poi passeggia lì intorno, spostandosi vicino alla tua macchina. Cosa sta facendo? Torna alla finestra e chiede nuovamente di parlarti.

Il tuo contagio emotivo è stato nutrito, il tuo Pensiero Emotivo sta aumentando e vuole nutrire ulteriormente il contagio.

“Digli di lasciarti in pace, digli che ne hai avuto abbastanza di lui che ti picchia”, suggerisce il tuo pensiero emotivo. Suona come una cosa buona da dire, non è vero? Di dirgli di lasciarti in pace e che lo rifiuti, no? Molto probabilmente però lo dirai con rabbia o nervosamente e di conseguenza, tutto ciò che farai è fornire Carburante di Sfida. Inoltre, stai continuando la tua interazione e quindi il Pensiero Emotivo continua.

“Voglio solamente parlare, per favore possiamo parlare? Se non mi lasci entrare, ti rompo i fanali”.

Ora ti sta minacciando. Lo farà? Potrebbe – sai che ha un caratteraccio. Se lo fa, dovrai riparare la macchina e ne hai bisogno per andare al lavoro stasera per il tuo turno in ospedale e davvero non hai bisogno di seccature.

“Non se ne andrà finché non parli con lui”, sussurra il pensiero emotivo, “e davvero lo potresti fare senza la seccatura di una macchina danneggiata. Lo puoi gestire, dagli solo cinque minuti e poi fallo andare via”.

Sì. Cinque minuti. Eviti il danno alla macchina e poi lo mandi via.

“Okay, Okay”, dici, “puoi entrare ma solo per cinque minuti e poi te ne vai, chiaro?”

Il narcisista annuisce. Il tuo coinvolgimento continua.

Apri la porta e lui entra. Ora ti è vicino. Quel profumo familiare ti inonda e in un istante ti riporta indietro a quando l’hai sentito la prima volta in tempi più felici (per quanto illusori). La tua razionalità si sta sbriciolando, la tua resistenza sta svanendo. Il tuo Pensiero Emotivo è in rialzo.

Il narcisista si siede, non invitato. Tu stai per dire qualcosa ma ti fermi.

“Non fagli la ramanzina perché si è seduto, lo farà solo rimanere più lungo, lascialo fare”, blandisce il tuo Pensiero Emotivo. Quanto è giusto con un suggerimento così apparentemente ragionevole.

Rimani in piedi.

“Non ti siedi?”, chiede il narcisista e dà dei colpetti al divano vicino a lui. Proprio come faceva quando voleva stringerti e baciarti.

“No, sto bene in piedi”, ribatti.

Ti fa quegli occhi. Oh, quegli occhi, quegli occhi che ti hanno mostrato il mondo (perché era riflesso) e promesso così tanto, che sembravano mostrare quel presente dorato, quel futuro d’oro e non pensi che dimenticherai mai il modo in cui ti guarda.

La razionalità sta svanendo. La resistenza si sta abbassando. Il Pensiero Emotivo continua a crescere.

“Per piacere?”, chiede dolcemente.

“Oh, non ti farà alcun male, siediti”, istruisce il Pensiero Emotivo. Lo fai con un sospiro.

Lui sorride e inizia il suo monologo. Le promesse, le scuse, le parole deliziose che hai tanto voluto sentirgli dire. Ma non saranno solo bugie? Non saranno solamente altre manipolazioni? (la razionalità sta tentando di controbattere). Ma sembrano così sincere e se facesse questi cambiamenti? E se tutto stesse per andare a posto?

“Fa un po’ caldo oggi”, il narcisista cambia discorso, “mi daresti qualcosa da bere per piacere?”

“Fa caldo”, dice il pensiero emotivo. Non aggiunge spiegazioni ulteriori mentre annuisci e vai in cucina ritornando con qualcosa di fresco.

“Grazie Lunghe Gambe”, sorride usando quel soprannome affezionato con cui ti chiamava sempre. Fai una risatina, provando a frenarla, non vuoi mostrare che ti fa piacere sentire di nuovo quel nome ma è troppo tardi. Il segnale è stato dato.

Lui parla e tu ti accorgi che c’è stato venti minuti, lo puntualizzi ma lui ti persuade a concedergli un rinvio dell’esecuzione. Lo ascolti mentre prosegue. Appoggia lievemente la mano sulle tue e tu senti di nuovo quel brivido di eccitazione. Le lancette scorrono ed è ancora lì. Due ore. Tre ore.

La razionalità è stata messa a riposo e silenziata dal Pensiero Emotivo mentre il protrarsi del coinvolgimento lo aumenta. Gli offri di rimanere a cena. Lui accetta. Guardate un film insieme. Ti mette un braccio attorno. Lo accetti e sorridi mentre ti accosti a lui e i sentimenti familiari di piacere e sicurezza ti inondano.

La razionalità è stata mandata a letto senza cena. Il Pensiero Emotivo prospera.

“Ti ho portato il tè”, sorridi mettendo la tazza sul comodino vicino al letto. Lui ti risponde sorridendo mentre si gira nel tuo letto, la sua mano che ti cerca e si spinge attraverso la tua vestaglia, cercando di più di ciò che è accaduto durante la notte.

Dallo stare fuori in giardino ad essere dentro di te.

Avevi giurato che non saresti mai più andata a letto con lui.

Passo dopo passo le interazioni di per sé presunte innocue hanno permesso alla tua resistenza di vacillare, alla tua razionalità di ridursi e al tuo Pensiero Emotivo di aumentare, sovraccaricarsi e infine governarti.

Ogni minuscola interazione, perché non è stata bloccata. Perché non hai chiuso le tende, perché non hai messo le cuffie. Perché non hai tenuto la porta chiusa. Perché non hai rispettato i cinque minuti. Perché l’hai lasciato sedere e così via e tutto il resto ha portato il tuo Pensiero Emotivo a costruire facendo sì che concedessi la prossima incursione, il prossimo “salame affettato”.

Pensi che sia marginale e che non causerà un problema. Non vedi il male in esso. Anzi, il tuo Pensiero Emotivo ti porta a pensare che sia benefico.

Non hai fermato la sciocchezza.

Così sei caduto.

Di nuovo.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR