È un bel tardo pomeriggio quando apri il cancello principale ed esci sul sentiero. Il canto degli uccelli riempie l’aria e puoi sentire il calore del sole dorato che è sospeso in un cielo azzurro che ti avvolge le spalle e il collo. I fiori crescono attorno ai tuoi piedi, adagiati sul lato del sentiero che segnano l’avanzare del percorso, una guida colorata così tu puoi vedere facilmente la strada da percorrere. Aggiusti il cesto che pende nell’incavo del tuo braccio, un cesto pieno di deliziosi biscotti, frutti proibiti e altre prelibatezze allettanti che sono destinate a un’altra persona. Sorridi e cominci a camminare, un bel passo svelto, mentre senti una voce che ti chiama da dietro,
“Rimani sul sentiero, non allontanarti dal sentiero”.
Sorridi ancora a questo avvertimento. Sai tutto sul non allontanarsi dal sentiero, è tutto ciò che da qualche tempo ti viene detto. Gli avvertimenti e i racconti cautelativi su ciò che accade quando ti allontani dal sentiero sono iniziati come novelle spaventose raccontate prima di andare a letto, ma il loro contenuto di presagio è diminuito man mano che sei sbocciata.
Sorridevi sempre educatamente mentre persone più anziane di te ti ammonivano su cosa si nascondesse nella foresta oltre il sentiero, di predatori in attesa che sono rossi di denti e artigli. Queste favole, una volta temute, non sono altro che un’opportunità per farti apprezzare mentre ti inginocchi accanto a quella persona saggia e ascolti, mostrando attenzione, ma la tua mente si è spostata altrove.
I tuoi pensieri si soffermano sul fatto che quei presunti selvaggi esistano davvero in profondità nel buio della foresta anche se sono solo anime perse, poveri individui abbandonati dal mondo che si nascondono tra le ombre di alberi e cespugli, non perché cercano di fare del male, ma perché sono stati emarginati e non conoscono nessun altro modo di comportarsi. Tu consideri che, qualora venga mostrato loro amore, premura e affetto, queste persone selvagge potrebbero venire semplicemente reintegrate e quindi essere in grado di dimostrare che non sono la minaccia che sono sempre state ritenute essere.
I racconti di quelli più anziani e con più esperienza avevano un impatto ridotto sul tuo ragionamento e questo ha presto dato il via all’ascolto delle storie dei tuoi simili. Una delle tue amiche ha giurato di aver visto uno di quei presunti selvaggi che l’osservavano da una collinetta nella foresta. Ha parlato di come la guardava intensamente con occhi affascinanti e penetranti al massimo che la facevano sentire voluta ma in senso buono.
Ridacchiavate tutti mentre raccontava questa storia, una vampata di desiderio che si faceva strada sul petto e sul collo. Un’altra del tuo gruppo si è ricordata di come anche lei ha visto una di queste presunte bestie. Stava raccogliendo legna da ardere e si è fermata a guardare la sua figura aggraziata e apertamente seducente mentre si chinava tra le foglie, per raccogliere tronchi.
Sorrideva mentre diceva come si era girato e l’aveva sorpresa a guardarlo, ma lei non aveva avvertito alcun allarme mentre anche lui la fissava con uno sguardo molto penetrante, e poi si è passato lentamente la lingua sul labbro inferiore. La tua amica porta la mano alla bocca e confessa di “quella” sensazione di calore in basso mentre lui continua a guardarla. Ammetti di aver sentito una fitta di gelosia mentre la raccolta dei desideri propri del tuo essere donna hanno cominciato a fluire attraverso il tuo corpo che sboccia e hai desiderato ardentemente di fare anche tu un incontro con uno di questi misteriosi abitanti della foresta.
Saltelli lungo il sentiero tortuoso mentre ricordi queste storie e altre, chiedendoti quanto è la verità e quanto è solo il prodotto di un’iperattiva immaginazione. Ti piace pensare che sia la prima ipotesi e con questo in mente hai scelto il tuo vestito migliore e hai rubato un po’ di trucco a tua sorella maggiore, applicando con attenzione la miscela rosso sangue di cera d’api e bacche rosse schiacciate sulle tue labbra mentre formavi un arco di Cupido chiedendoti se anche lui avesse aspettato tra gli alberi pronto a sparare una delle sue frecce d’amore attraverso il tuo cuore.
Ti sei scrollata di dosso lo sguardo di disapprovazione di tuo padre mentre spiegavi che il tuo aspetto era quello che pareva essere il migliore per tua nonna. Il piccolo sorriso che tua madre ti ha fatto mentre ti consegnava il cestino carico ti ha detto che sapeva in altro modo.
Dopo un po’ di tempo nel tuo viaggio attraverso la foresta i fiori diminuiscono quando la quantità di luce che percola attraverso la vegetazione soprastante si riduce. Gli alberi sono numerosi, si estendono in alto nel cielo, e ogni tanto ti fermi a guardare verso le cime degli alberi, e ti senti girare la testa mentre lo fai.
Si alza una brezza e gli alberi oscillano un po’ mentre i mulinelli del vento smuovono i cespugli che crescono oltre il sentiero. Puoi ancora vedere la via da seguire, ma ora non è più una via così carina, tuttavia non sei preoccupata, hai percorso questa strada tante volte prima. Certo, eri con i tuoi genitori o più tardi con tua sorella maggiore e ora questa è la prima volta che ti è concesso di avventurarti nella grande foresta, da qui gli avvertimenti di rimanere sul sentiero.
Ti affretti, quasi inciampando su una lungo viticcio spinoso che è cresciuto lungo il sentiero. Il percorso attraverso la foresta ora è meno distinto, il muschio e l’erba selvatica lo oscurano a tratti, i cespugli che lo invadono, ma tu malgrado tutto vai avanti. Senti il primo schizzo di pioggia atterrare sul tuo naso, e poi un altro. Ti fermi e metti giù il cesto in modo da poter sollevare il cappuccio attorno alla testa e tenere asciutti i capelli accuratamente acconciati.
Ti chini e riprendi il cesto, muovendoti in modo ordinato ed efficiente nel modo in cui ti è stato insegnato, piegando le ginocchia e raddrizzandoti con cautela. Stai per rimetterti in cammino quando senti un rumore, uno strano suono gutturale che sembra provenire dal nulla e da nessuna parte. Pieghi la testa ma non lo senti più e intanto vai avanti e riprendi il viaggio.
Il rumore arriva di nuovo e ti giri prima di emettere un sussulto. C’è un uomo che sta in piedi dietro di te sul sentiero, alto e bello e la tua sorpresa lascia immediatamente spazio all’ammirazione con occhi spalancati di questo sconosciuto vestito con un abito elegante verde smeraldo. Solleva il cappello e fa un inchino esagerato. Il suo sguardo si volge verso di te, un paio di occhi scuri scuri che sembrano penetrare dritti dentro di te ma tu non puoi fare altro che fissare le pupille scintillanti e ipnotizzanti.
“Buona giornata signorina”, dice con una voce profonda e intensa che ti fa sentire strana dentro ma in senso buono, “cosa fai da sola nella foresta a ridosso della sera?”
“Vado a fare una passeggiata, a casa di mia nonna”, rispondi con fermezza e stai in piedi il più dritta possibile.
“Da sola?”, chiede di nuovo.
“Sì. E allora?”, chiedi mentre quegli occhi scintillanti guizzano a destra e a sinistra.
“Oh niente, solo che una ragazza così carina come te non dovrebbe essere lasciata da sola”.
“Conosco la strada”, rispondi.
“Forse è così, ma la strada conosce meglio te”, risponde e sorride mostrando un sorriso a trentadue denti.
“Oh mio Dio quanti denti hai”, non puoi fare a meno di notare.
“Sì, certo, per mangiare le bestie della foresta”, risponde.
“Mangi gli animali nella foresta?”
“Certo, in quale altro modo posso sopravvivere, tutto ciò che passa attraverso questa foresta appartiene a noi”.
“Noi? Ci sono altri come te?”
“In effetti, questa foresta è nostra, è il nostro terreno di caccia”.
“Quindi, le storie sono vere”, dichiari in un tono misto di diffidenza e gioia.
“Verissime”.
“Allora, da dove sei spuntato, come sapevi che ero qui?”, chiedi e intanto i tuoi occhi non si staccano mai da questo estraneo bello e seducente.
“Oh da vicino, ma non è stato difficile sentire la tua mancanza”, risponde e allunga una mano per toccare il tuo mantello rosso sangue e vivacemente colorato.
“Questo ti ha fatto distinguere da tutto il resto”, aggiunge.
“L’ha fatto mia nonna, mi ha detto che ha scelto il rosso perché è il colore del pericolo, un avvertimento se vuoi”, rispondi.
“È così, e una tonalità di rosso così attraente se posso dirlo, così riconoscibile e ovvia”.
“Riconoscibile come cosa?”, chiedi.
“Oh non importa”, dice velocemente, “posso accompagnarti? Conosco una scorciatoia per la casa di tua nonna, proprio da qui”. Ti porge il braccio mentre indica attraverso gli alberi. Tu scruti nell’oscurità e poi guardi di nuovo lui. Ti fermi per un attimo, ma quel suo sguardo, quegli occhi che sembrano promettere così tanto di ciò che vuoi sperimentare ti attirano e devi, vuoi obbedire.
“Certo, è molto gentile da parte tua”, dici educatamente. Lui annuisce e si mette al tuo fianco mentre tu inizi a camminare. Guardi avanti e non riesci a vedere il bagliore rosso intorno a quegli occhi scuri e la lingua particolarmente lunga che è scivolata dalla sua bocca e attraversa la parte superiore di tutti quei denti ora affilati e bianchi. Comincia a parlare mentre ti guida verso gli alberi e fuori dai sentieri battuti…..
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR