RICOMPENSA CON L’ABITO ROSSO

Mettilo. Mettilo solo per me. Sì, questo. Sei in piedi nella nostra camera da letto mentre io esco dalla cabina armadio a destra dove vengono tenuti i tuoi vestiti. La mia cabina armadio è sulla sinistra. Tutte le mie cose sono a sinistra. Dormo a sinistra (quando ti faccio stare nel letto), uso il lavabo a sinistra dei due nel bagno e guido sempre con la mano sinistra, ma questi sono argomenti per un’altra volta. Sei rimasta in biancheria intima. Bianca e pura, proprio come il tuo cuore mentre ti aggiusti i capelli nello specchio a figura intera che occupa un angolo della stanza. La stanza è poco illuminata, niente è fuori posto nella nostra camera da letto e sembra quasi un set cinematografico tale è l’impostazione e l’ordine. Io sto in piedi e ti riguardo mentre tengo il porta-abiti da cui pende il costoso vestito rosso. Hai messo i tuoi tacchi neri che io approvo, dal momento che la definizione di quei polpacci tonificati può essere rivalutata. Non solo i polpacci appaiono attraenti, ma ricordano all’osservatore che puoi correre sempre più veloce. I miei occhi si spostano verso l’alto e vedo il livido sulla tua coscia sinistra che si sta attenuando, l’unico difetto sulle tue cosce altrimenti eleganti, le cosce che si separano al mio comando e rivelano il tuo paradiso sensuale tra esse. Il tuo fondoschiena è coperto dalle semplici mutandine di cotone e per un attimo sorge il desiderio di dare una sberla di normale amministrazione sul tuo fondoschiena. L’immagine si ripresenta nella mia mente mentre ti immagino piegata, che ti tocchi le dita dei piedi e aspetti la disciplina che sei arrivata ad accettare e, come sapevo che avresti fatto, ad abbracciare. Ti giri, girandoto sul fianco mentre io tengo il vestito davanti a me. I tuoi seni sono raccolti a coppa dal reggiseno bianco, sempre dal design semplice e in linea con la purezza che esponi al mondo fuori dalle nostre mura, anche se ovviamente so cose diverse. So cosa sei e so cosa si scatena sotto quell’aspetto apparentemente placido. So esattamente cosa sei e dedicato a garantire che sia tenuto a freno e sotto controllo, per il tuo bene.

Il tuo collo è snello con attorno una catena d’argento da cui pende un medaglione. La catena non è ostentata ma è delicata, come chi la indossa. Mentre guardi il vestito, alzi la mano destra e distrattamente urti nel medaglione penzolante, mentre le tue unghie curate battono contro il solido rivestimento d’argento che regge – beh, sappiamo entrambi cosa c’è dentro, vero? Ti mordi il labbro mentre continui a studiare il vestito. Il tuo rossetto ha la stessa tonalità del capo che ti sto presentando. Passi almeno venti minuti ad applicare il trucco. A differenza di altre persone, il tuo trucco definisce piuttosto che coprire e questa è una cosa che approvo. Non eri truccata quando ci siamo incontrati la prima volta. Sentivi di non averne bisogno e sotto certi aspetti era giusto, ma ti avevo promesso che ti avrei migliorato e ti avrei guidato e ho mantenuto la mia promessa. Come faccio sempre. È giusto che tu mostri loro quelle labbra invitanti, i rotondi occhi blu e gli zigomi definiti. Lascia che li guardino ma comprendi che non puoi mai lasciarglieli toccare. I tuoi capelli biondi incorniciano il tuo viso, i capelli biondo platino che cadono ordinatamente giù. Una volta erano lunghi e si estendevano lungo la tua schiena, ma io ti avvisai di come questo ti rendesse una preda così facile per coloro che si nascondono nell’ombra. Una mano sporca avrebbe sempre afferrato quei riccioli lunghi e le conseguenze non valevano la pena di essere prese in considerazione. All’inizio hai resistito, visto che ti sei talmente orgogliosa di quei lunghi strati di capelli, ma alla fine hai accettato e hai ammesso, dal momento che cominciavi a capire, che avevo a cuore i tuoi migliori interessi. Sei sempre stata in forma, ma io ti ho incoraggiato a frequentare lezioni di aerobica per assicurarmi che ci fosse una certa tensione nella tua immagine che aveva un certo vantaggio al fine di dissuadere i corteggiatori.

Continui a studiare il vestito e ti concedo questo momento per farlo, fingendo che tu abbia una scelta su quello che indosserai. È elegante e si adatta alla tua figura senza rivelare troppo della tua scollatura in modo che gli occhi che scrutano restino troppo a lungo nella tua deliziosa valle. Il vestito è di una lunghezza che fa capire che è di moda ma copre quelle cosce (e il livido) e assicura che i lupi non vengano ad sniffare alla tua porta.

“Sì”, confermi, “è quello giusto”.

Sorrido alla tua accettazione del mio suggerimento. Non è sempre stato così. All’inizio resistevi ai miei suggerimenti e alla mia guida, ma alla fine hai capito che farlo avrebbe solo fatto sì che accadessero quelle cose di cui non ti piace parlare. Finalmente hai capito che stavo cercando te e ti stavo guidando. Ho sottolineato il tuo bisogno di apparire attraente e rispettabile come mia rappresentante senza attirare gli sguardi e i commenti salaci che pregiudicherebbero una persona della tua purezza. Ti sei battuta contro questo per un po’ di tempo ma alla fine hai capito che il sacrificio di questa indipendenza era un prezzo che valeva la pena pagare per continuare a crogiolarti nella luce del mio sole dorato. Fai scivolare il vestito sopra la tua testa, facendo attenzione a non sciupare troppo i capelli e ad abbellire la figura. Quelle piccole mani lo appianano e lo mettono a posto, e io faccio un passo avanti, chiudendoti la zip. Poi torno indietro e ti faccio cenno di girarti. Lo fai con la consueta facilità, ruotando lentamente in modo che io possa valutarti e verificare la tua idoneità ad entrare nel mondo come mia rappresentante. Faccio un cenno di approvazione.

“Sì, puoi uscire stasera, Rebecca”, approvo. Tu t’inchini. Non è un gesto di beffa, ma piuttosto un gesto di rispetto e riconoscimento perché io alla fine ottengo sempre la mia ricompensa.

H.G. TUDOR – Traduzione di PAOLA DE CARLI