OMBRA

“È tranquillo qui, vero?”

“Cosa vuoi, ombra? Vattene”.

“Ora, via non è molto amichevole vero?”

“Non ho niente da dirti”.

“Forse, ma ci sono molte cose che devo dirti”.

“Non ascolterò”.

“Oh ma lo farai, non hai altra speranza che ascoltarmi. Chi dovrei essere? Che ne dici di me? Ti ricordi di me? Hai sempre detto che la mia voce sembrava l’incarnazione del benessere, ricordi di averlo detto? Lo ricordi? Ti ricordi quante volte mi hai chiesto di chiamarti a tarda notte e di leggere per te finché non ti addormentavi? L’ho fatto volentieri no? Ho letto quelle parole, quei tuoi passaggi preferiti finché non ho potuto sentire nulla fino a quando il suono morbido del respiro, regolare e indice del fatto che ti eri arreso, finalmente al sonno? Immagino che ti piacerebbe che lo facessi adesso, vero? Per ascoltare ancora una volta le mie parole di conforto. Vuoi sentirmi parlare di nuovo? No, mio caro sei cambiato eppure hai sempre detto che ero io ad essere cambiato? Forse dovrei cambiare. Piuttosto dovrei essere io; ti ricordi di me ora? Questa energia ti ricorda me? Io ero meglio di lei, avevi detto chiaramente che era così. Dimentica lei e le sue storie della buonanotte, ti trattava come un bambino vero? Io so cosa volevi davvero, non è così? Ti ho capito non è vero? Come ci si sente ad ascoltare la mia voce ora dopo tutto questo tempo? Avresti pensato che fosse dimenticata, non è vero?”

“Stai zitta, io non dimentico mai”.

“Oh, ma ci provi, ti sforzi così tanto per dimenticare me e tutte le altre”.

“No, non lo faccio”.

“Per favore non mentire, ora posso vedere attraverso loro. Lo ammetto, non c’ero mai riuscita, ma eri così bravo a far sembrare le tue bugie realtà. Non ne avevo idea. Ero così incantata da te. Tu eri tutto ciò che avevo sempre desiderato, ma è questo ciò che fai non è vero? Mi hai mostrato te stesso e io ho amato me stessa. È intelligente, devo riconoscerlo e non si può negare che tu sia molto intelligente, il più geniale e il migliore che abbia mai incontrato. Eppure, per cosa usi questo dono? Per ferire, mutilare e storpiare?”

“Non mi disturbi ombra, so cosa sei”.

“Davvero? È un bene. Per così tanto tempo ho pensato che non lo sapessi, ma ora te ne stai rendendo conto, vero?”

“L’ho sempre saputo. Io so tutto”.

“Certo che lo sai. Mi hai insegnato tutto. Sì, sono io adesso. Che ne dici di un viaggio nel mondo dei ricordi. Mi hai insegnato tutto eppure sono stato la prima tra tutte loro a capire non è vero?”

“Sei tu? Dove sei stata? Smettila, continui a spostarti, non è giusto”.

“Oh sono sempre stata qui, sempre a guardarti. Mio caro sei diventato proprio un oggetto raffinato non è vero? Ho sempre saputo che eri destinato alla grandezza comunque. Sono stata la prima a saperlo”.

“È nel mio diritto. Non devi venire qui a prendermi in giro”.

“Non ti sto prendendo in giro. Io ti amo. Ti abbiamo amato tutte. Lo sai perché ci hai dato un amore perfetto”.

“Sì, l’ho fatto e vedi cosa avete fatto tutte con questo?”

“Ora via, non facciamo quel gioco”.

“Che gioco è?”

“Lo stai già facendo”.

“Smetti con i tuoi indovinelli, io sono colui che fa, tu sei fatta per, lasciami, ho molto da fare”.

“Ma non posso lasciarti, tu non mi lascerai andare”.

“Ora te lo dico, vattene, lasciami stare”.

“Questo non cambia, vero? Tu mi vuoi, tu non mi vuoi, eppure io sono qui. Hai detto che non permetti a nessuno di andarsene e tu mi hai sempre. Non ti fa piacere?”

“Non quando hai intenzione di prendermi in giro, no”.

“Eppure lui mi ha sempre preso in giro”.

“Non un altro? Perché mi tormenti in questo modo? Non sei più la benvenuta”.

“Mi hai preso in giro, mi hai sminuito, mi hai fatto sentire come nulla e tutto ciò che volevo fare era farti piacere, perché mi hai fatto questo? Per favore? Dimmi cosa ho fatto di sbagliato?”

“Vieni qui ora a cercare quelle risposte? Avresti dovuto saperlo. Ti ho mostrato come dovresti essere e poi mi hai deluso”.

“Non ti ho deluso”.

“Non ti ho deluso”.

“Neanche io?”

“Nemmeno io”.

“Nemmeno io”.

“Silenzio!”

“Un’arma così favorita la tua. Come mi hai fatto a pezzi quando hai posato strati di ghiaccio sul nostro amore”.

“Anche tu no, cosa vuoi?”

“Voglio solo sapere”.

“Venite, venite tutte, mascherate come se voleste sapere la verità, ma io vi conosco, conosco la vostra specie, vi tengo d’occhio, siete qui per tormentarmi. Non sono stupido; So esattamente quello che volete”.

“Volevamo solo te”.

“Sì, te”.

“Te”.

“Io volevo te”.

“Solo tu. Nessun altro”.

“Tenete a freno le lingue, arpie, dovete girarmi attorno, le vostre parole morbide che sono spinose e velenose alle mie stesse orecchie? Ve lo ordino, andatevene, lasciatemi stare”.

“Hai detto che mi amavi al massimo e che non mi avresti mai lasciato andare”.

“Avevi detto che mi amavi con un amore perfetto e che saremmo stati insieme per sempre”.

“Mi hai detto che mi amavi in modo diverso da qualsiasi amore che avevi conosciuto e che niente ci avrebbe separato”.

“Mi hai detto che il tuo amore era puro e senza macchia e sarebbe durato per sempre”.

“Mi hai detto che il tuo amore era al di là di quello di qualsiasi altra persona e che mi sarei crogiolata in esso fino al giorno della mia morte”.

“Vedi com’è che ci hai detto tutte quelle cose? Promesse, voti e dichiarazioni. Ti abbiamo creduto e lo facciamo ancora, ti vogliamo ancora”.

“Allora perché venire qui a torturarmi?”

“Perché avevi trovato la perfezione, avevi la cosa che hai sempre desiderato e l’hai lasciata andare”.

“Io non l’ho fatto”.

“L’hai fatto”.

“No, non l’ho fatto. Tu non lo sai, pensi di saperlo, ma non lo sai”.

“Ma noi lo sappiamo, lo sappiamo meglio di quanto pensi. Ci hai chiamate idiote, ci hai chiamate pazze, ci hai chiamate deficienti eppure chi è il pazzo adesso? Chi aveva l’unica cosa che ha sempre voluto e l’ha lasciata andare? Lasciato andare lei?”

“Andate all’inferno, tutte voi ombre, andate all’inferno”.

“Andare all’inferno? Ci siamo già non è vero? Con te”.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR