MORTE

È esatto affermare in qualche modo eufemisticamente che la morte è un inconveniente per chiunque. In riferimento alla mia specie e me, causa ogni genere di problemi e questioni che sono particolarmente seccanti. La morte generalmente influenza le persone solamente in due aspetti. La propria morte e la morte di altre persone. La nostra reazione a questi due aspetti è molto lontana dalla reazione delle persone normali e specialmente di quelle che hanno una natura empatica.

Prima di tutto, in come consideriamo la morte di qualcun altro. La dipartita di un estraneo comporta una risposta da parte nostra purché realizziamo che al fine di mantenere la facciata sarebbe vantaggioso dire “la cosa giusta” e venire fuori con quelle vuote frasi fatte che la gente dice spesso quando legge di una tragedia da qualche parte. Quando questo accade e qualcuno fa menzione di qualche perdita nella vita, forse l’annegamento di un bambino che non era stato supervisionato accuratamente ed è caduto in piscina o le conseguenze di un incidente aereo, osservo le reazioni della collettività con interesse. Ci sono espressioni di shock, la dichiarazione di orrore e di come sia stato un evento terribile. Mentre guardo e ascolto, mi interrogo su chi siano i più grandi ciarlatani in questi eventi. Sono io a cui non importa e non può importare ma che fingo di farlo al fine di mantenere la mia preziosa facciata o sono quelli che dicono di tenere a qualcuno che non hanno mai conosciuto e che non conosceranno mai?

Se è la morte di qualcuno più vicino a noi, un amico o un membro della famiglia allora la mia reazione non è diversa, salvo il fatto che è intrisa di irritazione e in effetti spesso di rabbia per la perdita di qualcuno che era una fonte di carburante per me. Se questa persona rappresenta una fonte supplementare, allora c’è irritazione per questa perdita ma questa persona può essere prontamente rimpiazzata con un nuovo membro nascente a formare parte della mia congrega. Se la persona che è stata persa per mano del triste mietitore è una fonte primaria di carburante, allora sono consumato dalla furia. Come ha potuto questa persona trattarmi in questo modo? Le ho dato tutto e poi mi lascia nella maniera più totale, senza alcuna possibilità di quella dolce, dolce riparazione. Questa dipartita equivale ad una critica verso di me, un promemoria del fatto che perfino qualcuno grande e potente come me non è stato capace di fermare l’eliminazione di una forte fonte di carburante. Quindi questa critica accende la mia furia e ardo all’ingiustizia della sua morte. Alcuni che assistono a questo potrebbero scambiare questa reazione per uno sfogo dovuto al lutto per il fatto che questa persona è stata presa. Non è così. È l’esplosione dell’ira verso qualcuno che è stato così potente rispetto a me da scapparmi e quindi negarmi il mio legittimo carburante e la possibilità di predisporre un rimpiazzo. Non porto il lutto per il suo trapasso. Mi infurio per il trapasso della mia fonte di carburante.

Non aspettarti di vedermi partecipare ai funerali di quelli che sono considerati come presumibilmente vicini a me e dove comunque ci si aspetterebbe la mia partecipazione. Non ci sarò. So che esistono quelli della mia specie che si basano sul dramma e alle grandi emozioni connesse ad un funerale e che lo vedono come un vasetto di miele per l’acquisizione di carburante. Ci sono quelli della nostra specie che dirotteranno l’occasione facendo ruotare tutto intorno a loro, lamentandosi e spargendo quelle false lacrime per attirare solidarietà ben intenzionata da parte degli altri partecipanti. Ci sono quelli della nostra specie che creeranno una sceneggiata al funerale, arrivando tardi, arrivando ubriachi, collassando a metà della cerimonia, facendo un commento sprezzante sussurrato a voce alta per attingere reazioni da tutti gli altri che sono lì. Sì, molti della mia specie parteciperanno ed esibiranno il loro lutto super-recitato esclusivamente per attirare l’attenzione su di sé ed allontanarla dalla persona che ora giace nella dura e fredda terra. La nostra specie esprimerà il proprio enorme senso di perdita, di come il defunto fosse un padre meraviglioso, una madre amorevole, amato zio o migliore amico. Simile ad una performance senza vergogna che viene accuratamente coreografata in un nero funereo per massimizzare l’opportunità di avere i riflettori accesi su di loro e quindi bere tutto il carburante dei partecipanti. Verrà provocato un disaccordo con un altro membro della famiglia e verranno scambiate delle parole pesanti. Avrà luogo un piagnucolio sopra le righe con lamenti tipo “Non lasciarmi!” mentre la bara viene abbassata. L’occasione della morte e della partecipazione alla cerimonia fornisce un meraviglioso palcoscenico alla nostra specie per mettere in scena i nostri numeri malati per far girare tutto intorno a noi, mascherato dalla finzione di vero interesse. Non ci importa. Non ci può importare. Risentiamo del fatto che questa persona ci è sfuggita. Risentiamo del fatto che tutti sono venuti per porgere i propri rispetti al defunto e non prestare attenzione a noi cosa che ci dovrebbe appartenere. Se dovessi mai essere testimone di un melodramma ad un funerale non scambiarlo per l’effetto esagerato del lutto e della perdita, stai osservando uno della nostra specie che sta sfruttando il momento in atto.

Questa è la risposta di molti della nostra specie alla perdita di una “persona amata” o di un “caro amico” che è morto dopo una vita intensa o che è stato preso troppo presto. Non è la mia risposta. Ho partecipato ad un solo funerale nella mia vita ed era quello di mio padre. Ho rotto il mio protocollo personale per farlo solo come conseguenza del diktat di mia madre ed anche su sollecitazione di mio fratello più piccolo che mi ha implorato di acconsentire alla richiesta di lei in modo che non scoppiasse compromettendo l’avvenimento della morte di nostro padre. Debitamente obbligato, solo per una volta, puramente al fine di soddisfare comunque i miei desideri. Volevo tenere a bada i teatrini di mia madre e osservare come rispondeva realmente alla morte e al conseguente impegno di mio padre in un altro luogo. Potresti aver letto altrove nei miei lavori di questo giorno particolare. È stata l’unica volta in cui ho partecipato ad un funerale e l’ho fatto per portare avanti la mia personale comprensione e al fine di disprezzare interiormente il modo in cui mia madre si stava comportando. Questo mi ha dato una tremenda soddisfazione.

Quindi, ho rotto il mio protocollo di non-partecipazione solo una volta ed è escluso che lo faccia di nuovo. Perché non parteciperò ai funerali quando sono l’occasione perfetta per stare al centro dell’attenzione e attingere avidamente tutto il carburante disponibile? È abbastanza semplice come ragione. Non parteciperò ai funerali perché non desidero che mi sia ricordata la mia mortalità. Come un re medievale che stava lontano dai funerali, perfino del monarca precedente e delle proprie mogli e progenie, perché avrebbe causato negli altri la contemplazione della morte del monarca attuale, qualcosa che costituiva un tradimento, non parteciperò nemmeno io. Non ho il desiderio di immaginare la mia dipartita. Non voglio riconoscere che un giorno tutto questo deve finire perché questo offende la mia nozione di onnipotenza. Non desidero indugiare sul limite di quell’abisso che è la vita, fissando nel nulla dell’oblio. Tale è il carattere definitivo della fine mortale della propria esistenza, genera e suscita la sola prospettiva di quella estinzione contro cui combatto ogni singolo giorno attraverso l’acquisizione di carburante per mantenere il mio costrutto e trattenere me stesso dal venire consegnato all’oblio. Contemplare la fine mortale è invitare l’orrida realtà dell’estinzione di chi desidero essere ed è qualcosa che non devo lasciare che accada.

Non temo la mia fine mortale perché ci sarà in vigore il mio lascito e quindi vivrò attraverso questo. No, ciò che invece non deve essermi ricordato, tramite il verificarsi del trapasso altrui e la conseguente relativa cerimonia, è che a volte vacillo sull’orlo dell’annientamento. Questo pensiero mi riempie di disperazione, solo per me stesso e quindi scelgo di non coinvolgermi in ciò che mi verrà ricordato forzatamente e brutalmente riguardo a questo.

So che alla fine la morte abbraccia tutti. Non sono un uomo stupido ed ecco perché ho lavorato per assicurare il mio lascito così che posso marciare verso la morte.

Non mi importa, salvo per la perdita del mio carburante, quando la sua fredda mano spegne le vite degli altri. La nostra specie non piange la morte altrui. Siamo incapaci di farlo. Non siamo equipaggiati per ottenerlo. Non ti aspettare mai che un sincero cordoglio possa essere manifestato dalla nostra specie.

Non mi importa di prendere in considerazione ciò che la fine mortale significa per me all’interno della mia lotta costante per tenere a bada un simile annientamento.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR