Mi diverto ad andare a pescare. Dopotutto, io sono un maestro nel preparare l’esca, non è vero? Basandomi sulle mie esperte ed affinate capacità, so esattamente cosa dire o fare per provocare la reazione della gente e così ottenere un po’ di carburante da loro. Ad esempio conosco l’ossessione di mia sorella per la moda e il fatto che deve assolutamente indossare quella che è ritenuta l’ultima novità della stagione. Tutto quello che devo fare è farle i complimenti osservando
“Che delizioso vestito che indossi. È nuovo?”
“Sì, è di MaxMara, un pezzo da passerella. L’ultimo trend”, mi risponde lei, deliziata dal complimento e dall’opportunità di vantarsi riguardo alle origini del vestito e la sua esclusività.
“Davvero? Ho visto lo stesso identico vestito l’anno scorso alla settimana della moda di Milano”.
“No, ma non è vero?” lei mi risponderà. Da notare come la sua replica non sia un’affermazione ma una domanda. Continuando così avrò il mio boccone.
Lei non è così sicura da rispondere in modo deciso. Tutto quello che devo fare è continuare a dirle che l’ho visto l’anno scorso, abbellendo il tutto con dei particolari come il nome di una modella famosa e continuando a ripetere le circostanze in modo che la mia convinzione sembri assoluta.
Ogni critica al suo guardaroba la riduce in lacrime e la fa uscire correndo dalla sala. Se ricevo qualche occhiataccia dai suoi amici o dalla mia famiglia, faccio spallucce dicendo:
“Non sono io che sto mentendo riguardo il mio capo all’ultima moda, o no?” Un modo elegante di spostare la colpa, naturalmente. Loro potranno scuotere la testa schioccando la lingua con disapprovazione ma io so di aver colpito. Con il tempo che ci metterà a tornare con qualche informazione da una terza persona che garantisca che è l’ultima creazione di MaxMara, il momento è già passato e con esso la possibilità di trionfo. È facile e mi garantisce la reazione che cerco.
Ho un collega che pensa di essere un esperto sulla dinastia Tudor. Butterò lì occasionalmente fatti a lui oscuri portandoli avanti con ostinata insistenza e quasi una devozione cieca per confermare che ho ragione. Non lo può sopportare e lo fa arrabbiare moltissimo. Letteralmente pesta i piedi per l’esasperazione. Di solito scelgo di farlo quando so che non ha modo di verificare cosa sto dicendo. Giorni dopo, quando prova a correggermi lo scaccio via impedendogli di parlare. Non ha alcuna importanza. Ho già ottenuto ciò che volevo, lanciandone una grossa ho preso un pesce enorme.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR