In uno scambio di battute con l’isterica Hannah, quella dalla bocca sempre pronta a esplodere, stavo facendo a modo mio sulla Pazzia di Re Giorgio e quel mio momento “fuori tema” l’ha fatta esplodere ancora una volta. Ha gettato il suo copione a terra e i fogli si sono sparsi sul pavimento.
Era rigida come un palo di legno e i suoi piedini sembravano inchiodati a terra da quanto stavano fermi. Al contrario, lei sembrava muoversi solo dalla caviglia in su, il resto del suo corpo in perfetto allineamento e intanto saltellava da un lato all’altro.
La sua lingua caustica ha superato abbondantemente il tempo a sua disposizione e io sono rimasto lì, con una falsa espressione di perplessità sul volto che esprimeva il mio sconcerto per ciò che le aveva destato tanta preoccupazione.
“L’hai fatto di proposito, non è vero?”, mi ha accusato. Quei piccoli occhi rotondi castani scintillavano dalla furia che la attraversava. Devo ammettere che, al di là della mia rabbia personale, non penso di aver mai incontrato nessuno che si avvicinasse lontanamente allo sdegno ribollente che esprimeva Hannah di solito.
Se non fosse stato per la sua natura generosa e la sua abilità di interessarsi alle persone si poteva pensare che fosse una della mia specie. Era molto brava a far sentire le persone desiderate. Nonostante il suo livello di fama, trovava il tempo per le persone e le accoglieva positivamente ascoltandole e facendo domande su di loro. In realtà, preferiva che le persone parlassero di sé piuttosto che parlare di sé stessa. Era orgogliosa del livello delle proprie performance, godeva anche dei bei soldoni che ci guadagnava ma alla fine girava tutto intorno alla performance. Qualche volta potevo identificarmi in lei.
“Non è così difficile da fare HG, davvero non lo è” farneticava “Eri così dannatamente bravo in quello, più che in ogni altra cosa della nostra relazione. Non so cosa ti è successo ma sembri aver perso la tua determinazione. Ti ammiravo perché affrontavi ogni cosa a viso aperto e di solito sei geniale in tutto quello a cui metti mano, ma sto iniziando a domandarmi se il tuo potere sia venuto meno. Lo stai perdendo? Questo è un casino, tu sei inutile, assolutamente inutile”.
Poi è scesa in un vocabolario frammisto a volgarità e ha trovato ogni sinonimo possibile di “incompetenza”, inframezzando queste descrizioni con una pesante gamma di imprecazioni. Il suo respiro era scoppiettante mentre andava in delirio, le guance si facevano rosse mentre la sua voce si alzava sempre di più.
“Davvero, mi devo chiedere, con quale scopo Dio ti ha messo su questa terra?”
Finalmente si è fermata e ha indugiato sul mio sguardo. Potevo sentire il fuoco che si accendeva dentro me perché questa volta aveva acceso la miccia. Le fiamme hanno preso vita, il calore mi percorreva lungo tutta la mia altezza. Aveva messo in dubbio il mio scopo. Stava sfidando la mia esistenza. Chi si credeva di essere? I miei occhi sono diventati piccoli piccoli come due fessure mentre assaporavo il vetriolo che ora pompava attraverso il mio corpo, la crescente cattiveria mi dava potere e mi ricordava che io sono l’autorità suprema e lei non è altro che polvere nel vento. Gli schemi di manipolazione guizzavano già nella mia mente instancabile come mille schermi che mostravano spezzoni della malvagità che si sarebbe scatenata su questa attrice per la sua sfacciataggine nel mettere in discussione il mio scopo.
Ho sentito le parole formarsi nella mia gola e con esse montare la rabbia mentre mi alzavo verso di lei. Il suo atteggiamento è rimasto insolente, ancora in quella strana posa rigida e non si è scansata, nonostante il chiaro intento segnalato dalla mia rapida falcata verso di lei. Ho spinto la mia faccia contro la sua, occhi negli occhi e con una furia incandescente che bruciava in me le ho urlato in faccia,
“Sono stato creato da Dio per testare la tua fede in lui”.
Ha sbattuto le palpebre e poi di nuovo. La struttura immediatamente si è schiantata ed è crollata; lei ha emesso un grido di angoscia e i suoi occhi si sono riempiti di lacrime.
Nessuno si arrabbia come me.
Nessuno dice la battuta finale come me.
Nessuno mette in dubbio il mio scopo.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR