Tu ti metti nella posizione delle altre persone. Noi mettiamo le altre persone dentro noi stessi. Tu lo fai come una questione di scelta per realizzare uno dei ruoli che contempli per te stesso. Certo, vieni colpito da un considerevole impulso, ma conservi comunque la capacità di decidere se lo farai. Noi no. Noi dobbiamo farlo. Non abbiamo scelta se desideriamo sopravvivere. Ti inviterei ad esercitare quella tua abilità.
Immagina di essere ferito dalle parole e dalle azioni degli altri. Immagina quella sensazione di pregiudizio che sorge a causa del comportamento deliberato e insidioso di qualcuno su cui siamo arrivati a fare affidamento. Dal servitore al collega, dall’amico all’amante, l’affronto che viene provocato dalle punture, dalle ferite e dai dolori. Immagina di soffrire quell’agonia anche se il trasgressore afferma di non aver inteso di provocarti una simile ferita e implora l’innocenza di ogni atto illecito. Immagina di renderti conto che hanno ragione a protestare, ma non toglie nulla a ciò che hanno fatto.
Immagina di essere dotato di abilità, brillantezza e talento, e in un istante essere messo a terra da una capriola all’indietro o dalla mancanza di riconoscimento. Immagina di essere legato a una reazione così tortuosa e di odiare di essere incatenato in questo modo. Immagina il desiderio di scagliarti contro l’autore del reato, facendoti beffa di lui per le sue mancanze, il suo chiaro paragone e le abilità inferiori, eppure quello stesso individuo patetico ha la capacità di ferire in modo così grave. Immagina la vergogna di disprezzare quell’individuo per il suo comportamento, pur sapendo che nelle sue mani possiede un tale potere. Immagina quei momenti di autentico orrore quando si riflette su ciò che quell’avversario poteva veramente fare se solo avesse potuto rendersene conto e che la consegna all’oblio poteva essere dietro l’angolo.
Immagina l’angoscia di sapere che il tuo benessere e la tua capacità di funzionare dipendono da un’intera schiera di altri individui che non hanno idea del ruolo che svolgono. Immagina come tale ignoranza viene considerata una benedizione e che ogni singolo giorno vengono resi ringraziamenti che rimangono avvolti in una simile ignoranza, perché se divenissero armati di conoscenza, quale distruzione potrebbero provocare. Immagina di sapere che sei incatenato all’unica cosa che genera un tale disprezzo e un odio biliare, la necessità di batterti contro quelle catene che legano finché non si spaccano, si rompono e cadono con l’arrivo di un altro. Immagina la speranza, l’aspettativa e il desiderio che il nuovo arrivo dimostri di essere il salvatore. Immagina di cercare sempre quell’unico vero accolito che porterà via i mali, sradicherà il rischio di annientamento e preferibilmente impedirà la necessità di imporre quelle catene pesanti oh così pesanti. Immagina il fervente tentativo di acquisire quel nuovo arrivo e il senso di deliziosa aspettativa mentre inizia a funzionare in accordo con quanto atteso e sperato dal desiderio.
Immagina il potere crescente che deriva da questo salvatore, il promesso, il perfetto. Immagina quel senso di potenza inarrestabile, ardente, la travolgente imponenza di sapere che i bisogni ora sono soddisfatti, che tutto va e andrà bene, che la funzione e la forma possono contare su questa spettacolare concessione. Immagina le possibilità di essere super-caricate da quest’altra persona significativa, significativa al massimo e che i mondi si scontreranno, gli imperi sorgeranno e l’ambita dinastia senza fine verrà creata.
Immagina l’orrore, la delusione, l’invidia e la furia quando quello perfetto si rivela essere un ciarlatano sedizioso che ha mentito, ingannato e cospirato. Immagina la rabbia incandescente che cerca la fuga. Immagina di conoscere le conseguenze di simile tradimento e l’incauta messa in atto di una tale furia cieca. Immagina di sapere che il controllo deve essere esercitato per preservare così tanto di ciò che è stato costruito. Immagina di sforzarti per mantenere la bestia entro il suo spazio limitato, le catene così perfettamente formati e apparentemente impermeabili alla debolezza o alla fragilità che ora appaiono deboli, arrugginite e non adatte allo scopo. Immagina la contemplazione di diventare nulla. Immagina che ciò che desideri che il mondo veda viene costantemente smantellato e dalla mano di un traditore. Immagina il senso dell’ingiustizia, della slealtà e dell’amarezza di essere annullato dalla stessa cosa che aveva promesso la salvezza finale. Immagina di sentire quel sussurro vigliacco che indica ciò che non dovrebbe essere intrattenuto o sostenuto. Immagina il gelido terrore di quella voce beffarda e fischiante e il disperato bisogno di zittirla. Immagina il turbine della necessità di ricostruire, acquisire e conquistare ancora una volta. Immagina lo sforzo erculeo necessario per riaffermare il proprio posto in questo mondo crudele e spericolato.
Immagina che in questi momenti ti venga ricordato ciò che c’era una volta e ciò che avevi giurato che non sarebbe mai più tornato. Ciò che hai cercato di seppellire in profondità e di tenerlo sepolto, rinchiuso, nascosto e raramente contemplato. Immagina i tormentatori che arrivano come ombre per tirarti e trascinarti verso quel tempo. Quel tempo che dovrebbe essere stato bandito e tuttavia in qualche modo aumenta sempre di più. Immagina di cercare di seppellirlo morto, ma sapendo che non lo permetterà e anzi quando i piani osceni e scandalosi dei nostri avversari, dei nostri concorrenti e dei nostri nemici rendono debole ciò che non dovrebbe essere visto come debole, che il cadavere respira ancora e cerca di risorgere, le sue fetide parole che viaggiano da tempi quasi dimenticati per far risorgere lui e portare giù noi.
Immagina di colpire a sinistra, a destra e al centro per riportare il controllo e l’ordine. Immagina che possa essere solo attraverso il caos esterno che l’ordine viene rinforzato all’interno e che la sofferenza degli altri è la colla, il mortaio e il legame che crea quella prigione ancora una volta. Immagina di affidarti all’angoscia e alla sofferenza per ricostruire e ricreare in modo che la voce viene silenziata e il decoro ristabilito.
Immagina quella mente ronzante che deve sempre esaminare, valutare e calcolare. Pianificando, tramando e complottando. Una meravigliosa attività frenetica che si concepisce e si sviluppa per andare sempre avanti. Immagina di sapere che la calma non è un’opzione. Immagina la consapevolezza del fatto che fare un passo del genere porterebbe solo a quella discesa lenta e che anzi è necessario lo slancio in ogni momento, in su, in alto, in avanti, senza mai uno sguardo all’indietro, un momento di ripensamento o il tempo di fermarsi a riflettere. Sempre a consumare, sempre a estrarre, sempre a raccogliere, a ottenere, a rubare, a prendere, a succhiare, a svuotare, a cacciare, a rivendicare, a conquistare. Un colosso incessante che disegna la luce dalle stelle, il buono dal benevolo, l’amore dal buono e l’anima dal tutto. Immagina quello e molto, molto di più.
Puoi immaginarlo?
Puoi esser questo?
Io posso.
Devo.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR