L’ASSASSINO SILENZIOSO

Quando per la prima volta ti sottopongo al trattamento del silenzio, l’effetto su di te è devastante. Tu provi ripetutamente a contattarmi e parli con me per scoprire cosa non va. Cosa ha causato questa improvvisa chiusura quando solo il giorno prima eravamo nel letto insieme mentre ti dicevo quanto fossi felice di aver finalmente trovato quella giusta? Il tuo bisogno di sapere è così grande che supera completamente il senso di imbarazzo o di dignità da parte tua. Tu mi chiami al telefono ancora e ancora e ancora. Chiami il mio numero del lavoro ripetutamente ma la mia segretaria (una dei miei leali luogotenenti) ti bloccherà spiegandoti ogni volta che sono in riunione. Tu mi verrai a chiamare sotto casa. Posso vederti attraversi la fessura delle tende che stai bussando alla porta e cammini avanti e indietro, la frustrazione e la confusione che si allargano sul tuo viso.
I messaggi sul cellulare si accumulano. La cartella inbox della mia mail inizia a gonfiarsi e tu inizi a infilarmi lettere nella cassetta della posta. In realtà le leggo e mi da un meraviglioso senso di importanza leggere le tue domande.

Inevitabilmente il tenore dei tuoi tentativi di contatto cambia. Per iniziare con domande come “Cosa succede?” e “C’è qualcosa che non va?” tu successivamente inizi ad esaminare te stessa.
Elenchi cosa puoi aver fatto per farmi arrabbiare e causare questa chiusura. Senza eccezioni, ogni volta che ho usato quest’arma, tu hai esaminato te stessa ad un punto tale da trovare qualcosa che abbia causato la mia reazione. Tu fai questo, umiliando te stessa, perché hai bisogno di una risposta sul perché questo è accaduto. Tu devi. Se non hai una risposta da me tu ti rivolgi a te stessa e la trovi. “Mi dispiace, non ti ho cucinato la bistecca nel modo che ti piace” o “Mi dispiace essere uscita senza darti un bacio” o “Mi dispiace di aver bevuto l’ultimo goccio di latte senza sostituirlo”. Dopo arrivano le promesse di fare delle cose per me se riprendiamo i contatti. La promessa di non farlo più e di essere una persona migliore.” L’iter è lo stesso, ogni volta; chiedi una risposta a te stessa e dopo mostri contrizione e desiderio di migliorare. Una volta che sei passata da queste 3 fasi so che sei indottrinata con il pensiero che voglio che tu pensi e dopo e solo dopo, pongo fine al silenzio.
Beh, forse un’altra settimana non mi farà male, non credi?

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR