La Dottoressa O.
Ci conosciamo da diversi anni ormai.
Da più tempo rispetto ad alcune mie relazioni intime con le donne. Ora, c’è un risultato per lei.
Dottoressa O.
Naturalmente non è il suo vero nome, ma il nome che le ho dato io poiché è una cosa che può essere detta rapidamente o digitata prontamente e si presta a tale uso in una varietà di modi divertenti.
Il suo vero nome? Bene, il suo nome completo mi è stato fornito quando vi sono stato raccomandato dal dottor M. Quando ho incontrato per la prima volta la dottoressa O, ho verificato che il nome che mi era stato dato fosse anglicizzato dal momento che il suo aspetto e l’accento sempre lievemente riconoscibile che ha mi diceva che non è nata su quest’isola regale.
Avevo ragione.
Ho scoperto che il suo nome è Slavo e in realtà il suo nome è più esilarante e ciò che significa in realtà spiega chiaramente perché si è lanciata a fare i capricci della fuorviante e falsa amante. Quel fatto mi ha sempre fatto sorridere. Il suo secondo nome trova un notevole favore con me, dato il suo significato. Il suo cognome è imperioso e mi piace.
Una volta che ho acquisito questa prima informazione, è stato così soddisfacente sedermi in una delle mie sessioni con lei, fissarla con il mio sguardo incrollabile e poi chiedere come fosse la Dottoressa “Vero Cognome”.
Lei ha spalancato gli occhi e ha distolto lo sguardo. Non avevo bisogno che lei lo facesse per confermare che questo era il suo nome. Il materiale che mi “era arrivato” ha prontamente confermato la sua vera identità. Ciò che mi interessava era il motivo per cui aveva scelto di non usare questo nome evocativo delle sue radici e invece optare per un nome che era certamente elegante ma un chiaro tentativo di prendere le distanze da dove era venuta.
“Allora, conosci il mio nome”, disse con un filo di sfida mentre alzava la testa, la sua coda di cavallo, lucente come sempre, dopo aver senza dubbio lavato i capelli, condizionati e sottoposti a qualche costoso trattamento con olio o simili, immergendoli verso il basso. Il gesto mi mostrò il collo che era nudo. Niente collane o ciondoli, la sua camicetta increspata aperta, il suo collo vulnerabile esposto a me, solo per un istante, ma a quel tempo aveva aumentato il mio bisogno di affondarvi i denti. Questo bisogno era letterale o figurato?
“Sì, conosco il tuo nome”, ho risposto alla Dr O. sempre pulita, sempre elegante. La sua pulizia mi ha sempre invitato. La Scudiera è super pulita e non dubito che avrebbe battuto la Dr O quando si tratta di un confronto di come se la cavano nella loro vita quotidiana nel raggiungere e mantenere quel livello di pulizia, purezza, libere da sporcizia, malattie, puzza e infezioni, eppure entrambe sono campionesse dell’igiene.
La dottoressa O ha un profumo allettante addosso. Sono certo che non indossa mai la fragranza come l’eau de toilette e sicuramente non l’eau de parfum più pesante. No, il suo profumo deriva da qualunque cosa usi per lavarsi. In numerose occasioni ho deviato dalle sue domande, e intanto mi siedo e rifletto su come procede la sua routine mattutina prima che arrivi nelle sue stanze di consulenza. Senza dubbio va nel suo bagno privato (dev’essere un bagno privato e grande) direttamente dal suo letto (dopotutto non c’era nessuno lì che ce la trattenesse) e senza interruzioni nella sua routine di bellezza e igiene. Immaginavo il bagno con le piastrelle bianche immacolate, con ogni superficie di vetro, le cromature e le ceramiche prive di qualsiasi tipo di contaminante. La dottoressa O che si toglie l’abbigliamento da notte (pigiama di cotone a quadretti blu e bianchi in inverno, e canotta e pantaloncini di seta bianchi per l’estate) prima di girare il rubinetto e consentire ai feroci getti d’acqua della sua doccia di scoppiare e raggiungere la temperatura ottimale prima di entrare sotto l’acqua.
Ricordo quanto ero contento quando La Scudiera mi disse che dopo un lungo periodo lontano da casa sua, avrebbe sempre fatto la doccia con la porta del bagno chiusa per quindici minuti (e chiudeva e si copriva la bocca mentre la metteva in azione) per assicurarsi che tutti i batteri che causavano la malattia del legionario venissero rimossi. Faceva come me e me lo ha detto senza alcun indizio o suggerimento che questa era anche la mia abitudine. Ricordo anche che quando me lo disse, mi feci la stessa domanda sulla dottoressa O e se usasse un simile approccio nei confronti della sua doccia. Dati i suoi elevati standard di pulizia e la generale avversione alla contaminazione, sono giunto alla conclusione che lei è senza dubbio una seguace di questa precauzione.
Di conseguenza, immaginavo che la dottoressa O si occupasse di se stessa nella sua doccia e meditavo sui relativi prodotti che potrebbe usare. Mentre lei mi faceva domande e io ascoltavo durante la nostra seduta e mentre rispondevo, la mia mente a triplice monitoraggio rifletteva anche su quell’immagine di lei nascosta dal vapore che si alzava e dal getto dell’acqua, applicando generosamente e meticolosamente l’opportuno bagnoschiuma sulla sua pelle.
Sì, dottoressa O. Un medico molto pulito.
Sembra pulito.
Odora di pulito.
Abiti puliti.
Si muove in modo pulito. Una certa serenità e grazia nei suoi movimenti. Non imbarazzanti, non spasmodici, ma scorrevoli. Un fiume pulito e non inquinato.
Così, mentre nelle nostre prime interazioni ho scoperto quel delicato profumo di cotone, uno di quelli che approvavo, che la fresca fragranza che l’avvolgeva mentre si spostava occasionalmente per la stanza all’inizio e alla fine delle nostre sedute era una di quelle cose che approvavo e l’assenza di qualsiasi cosa fuori posto su di lei, senza sbavature, senza segni, senza pieghe, senza macchie erano tutte questioni che hanno guadagnato il mio benestare. Ho sempre voluto sapere
Dove sta lo sporco?
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR