LA GUERRA ALL’ERRORE

Non mi piacciono gli errori. Amo tutto quello che è corretto in caso contrario mi sento come minimo scombussolato e al peggio furioso. Le persone spesso mi chiedono scusa. Io rispondo “non essere dispiaciuto, sii accurato”. Questa richiesta di accuratezza deriva dal mio essere ben educato e naturalmente intelligente. Mi è stato sempre ripetuto all’infinito fin da bambino che avevo bisogno di essere il migliore della classe e mi sono sempre sforzato di dare il 100%. È stato un’ ottima base che mi ha portato in una buona posizione. Spesso rimprovero i commessi per le loro insegne quando aggiungono apostrofi non necessari pensando che siano necessari per il plurale o li omettono quando denotano possesso. Ho perso il conto delle mie scorribande su Facebook e sui Forum di internet per puntualizzare sull’uso scorretto di “ce” e “c’è”. Mi ringraziano raramente ma cosa vuoi aspettarti da persone ineducate. Alcune persone semplicemente si rifiutano di migliorare se stessi.

Tutto questo è irritante. Mi infurio quando le persone sbagliano con me. Mi rende particolarmente arrabbiato. Gli errori assumono la forma di attacco personale e sono basati al meglio su un equivoco e al peggio su una palese bugia. Ogni attacco alla mia persona mi fa davvero arrabbiare e perdo le staffe molto facilmente quando accade. Cosa si aspettano? Che me ne stia seduto quieto mentre assassinano la mia persona? No davvero. Spesso puntualizzo che si sbagliano e che ricordano male la conversazione che stanno utilizzando per attaccarmi. Questo accade spesso. Travisano sempre ciò che ho detto o accordato e poi tentano di farmi passare per cattivo. Non ci sto. Una delle mie ex fidanzate, Trish, una volta mi ha detto: “Tu mi sminuisci e mi correggi sempre. È umiliante”. Ero stufo di sentire questo e sono esploso per la rabbia. Gridando dato che era l’unico modo per essere sicuro che mi ascoltasse. Le ho spiegato che non sempre la sminuivo e la correggevo perché se l’avessi fatto costantemente, sarebbe successo ogni secondo, di ogni ora, di ogni giorno. Ho spiegato che si respira sempre o che la terra ruota in continuazione. L’ho informata del fatto che la parola che doveva usare era “ripetutamente”. Ha iniziato a piangere e ad urlare. La sua ipersensibilità e la sua reazione eccessiva al mio solo tentativo di aiutarla mi ha divertito. Ripetutamente.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR