INNAMORATA DI UN UOMO SPOSATO

Pensi a me ogni giorno. Aspetti quei messaggi stuzzicanti e allettanti che arrivano ripetutamente durante il giorno e poi si esauriscono verso le sei del pomeriggio quando sai che sono a casa con lei. Una volta ogni tanto potrebbe esserci un messaggio improvviso alle 21:00 che ti dice che è andata un attimo in bagno e che ti amo, mi manchi e odio stare lontano da te. Il messaggio ti avvisa anche di non rispondere, perciò tutto quel che sei in grado di fare è toccare lo schermo luminoso e provare ad avvertire il sentimento dietro questi messaggi elettronici di desiderio.

Come apprezzi quel periodo intorno alle 5:30 del pomeriggio quando ogni giorno parliamo al telefono, solo io e te. Torno a casa in macchina dall’ufficio e uso la mezz’ora o giù di lì per deliziarti con i miei complimenti e farti quelle promesse che forse un giorno tornerò a casa in macchina da te.

Qualunque cosa tu stia facendo, ti assicuri sempre di essere disponibile e il tuo telefono è libero per ricevere questa chiamata. Organizzi prontamente degli impegni sociali che si svolgeranno più tardi o rimani sul posto di lavoro, sistemata nell’ufficio, sembri essere impegnata in una chiamata di lavoro, anche se sorridi troppo per qualcosa che riguarda il lavoro.

Quella mezz’ora di paradiso quando parliamo come se stessimo davvero insieme, facendo progetti, discutendo delle cose che ci piacciono e non ci piacciono, pianificando la prossima volta che potremo strappare del tempo per fare l’amore senza essere scoperti o ridere di ciò di cui avevamo parlato quando ci siamo incontrati a pranzo.

Riesci a organizzarti per pranzare con me almeno una volta alla settimana. Scegliamo deliberatamente un luogo in cui nessuno dei due è probabile che venga riconosciuto e ci posizioniamo nell’angolo e fuori dalla vista. Mano nella mano sotto il tavolo e poi sciolte quando il cameriere ci si avvicina, per sicurezza. Baci rubati, sguardi e promesse prolungati, oh così tante promesse del meraviglioso mondo che ci attende una volta che riuscirò a liberarmi dalle catene del mio matrimonio.

Ascolti con cura e attenzione, facendo sfoggio dell’empatia per la quale sei stata scelta mentre faccio riferimenti obliqui alla mia miserabile vita domestica. Ogni volta premi delicatamente per avere più informazioni per permetterti di capire che cosa devo sopportare. Che cosa devo sopportare e che cosa mi ha spinto tra le tue braccia? Cerco di non dire troppo all’inizio. Non voglio che i nostri tempi troppo brevi insieme siano rovinati dalla mia storia di dolore, ma il tuo orecchio comprensivo si rivela irresistibile e ti permetto di apprendere le ingiustizie che soffro quotidianamente.

“Non ce la facciamo più ad andare avanti”.

“Ha perso interesse sessuale per me tre anni fa. Sono stupito di aver resistito così a lungo”.

“Nulla di ciò che faccio sembra abbastanza buono. Non importa quanto sodo mi impegni, trova sempre qualcosa da criticare”.

Tu ascolti e annuisci. So che sei capace di tutto per intervenire, far scorrere un coltello tra me e lei e spezzare i nostri legami, ma l’onestà di cui sei permeata ti impedisce di farlo. Suggerisci persino dei motivi per cui le cose stanno in questo modo. Sei gentile, generosa e comprensiva.

Rabbrividisci alle mie improvvise chiamate dal nulla. Rispondi sempre dopo un solo squillo, a volte anche meno, si denota quindi che il tuo telefono sta vicino a te in ogni momento. La tua voce mi dice sempre quanto sei felice di sentirmi. Quando ci incontriamo i tuoi occhi, i tuoi baci, i tuoi abbracci e il tuo entusiasmo nel parlare mi fanno salire alle stelle mentre assisto alla tua devozione e al tuo desiderio.

Provi un’ondata di eccitazione quando vieni svegliata da un trillo nel bel mezzo della notte e vedi che sono riuscito a mandarti un altro messaggio.

“Non riesco a toglierti dalla mia testa e dovevo fartelo sapere. Non rispondere, sono a letto con lei”.

La gioia che provi nel sentirmi quando te l’aspettavi viene smorzata dalla consapevolezza che sono con lei e non con te.

I fine settimana sono i momenti più difficili come spesso mi dici. Posso dire che tu vorresti aggiungere altro, ma so che hai paura di allontanarmi se sei troppo esigente. Ti scrivo quando posso e riesco persino a chiamarti, parlando a voce bassa da una toilette o da uno spogliatoio in un grande magazzino, soffocando la mia risata perché ho finto di provare alcuni vestiti solo per poterti chiamare.

Ti tengo comunque agganciata. So quanto mi vuoi. So che mi ami e so che vuoi che io sia amato, per portarmi via dall’inferno del mio matrimonio. Ti prometto che un giorno staremo insieme. Ora non è il momento, non è giusto in questo momento, c’è un evento di famiglia in arrivo e non avrebbe senso gettare una bomba simile con quello all’orizzonte, c’è una vacanza familiare che lei ha prenotato e io non lo sapevo fino ad ora ma cosa posso fare? Dovrò andare. Continuo a fare promesse e a produrre scuse, e tu continui a restare in sospeso.

So che ti chiedi perché tengo il telefono vicino a me. Non hai ancora detto niente ma io non sono stupido. Posso vedere il sospetto nei tuoi occhi quando mi sveglio e controllo immediatamente il mio cellulare.

“Sto aspettando un’e-mail importante che potrebbe arrivare dagli Stati Uniti durante la notte”, spiego e sfodero un sorriso disarmante. Tu annuisci. Sembri accettare la spiegazione.

Ti sei lamentata di come non riesci a rintracciarmi al telefono quando chiami mentre sono sulla strada di casa. Quante volte hai lasciato messaggi che mi chiedevano di comprare un po’ di latte o di andare a prendere uno dei nostri figli al nuoto o al calcio solo che io io ho ricevuto il messaggio troppo tardi?

“Devo essere disponibile per i miei clienti. Non sanno che sono alla guida per andare a casa, né se ne preoccupano; hanno bisogno di parlarmi. Dopotutto, se non fosse per loro, non avremmo questo non trovi?”, spiego con piacere indicando col braccio disteso la grande casa e gli arredi costosi che ci circondano. Annuisci in segno di approvazione. Capisci che il mio lavoro è importante. Ti dico abbastanza spesso che lo è.

“Vorrei che mi raggiungessi per pranzo quando vengo in città”, dici ogni settimana o giù di lì. Ti bacio la fronte e ti dico che vorrei avere il tempo di godermi il pranzo con la donna che amo ma che per me è un sandwich e una bottiglia di acqua frizzante. Ci sono obiettivi da raggiungere. Annuisci nel comprendere e mi dici che lavoro troppo. Ti ringrazio e la mia mente si sposta su ciò che mangerò in quel ristorante thailandese in cui pranzerò domani.

“Vorrei che ti lasciassero in pace”, sospiri quando mi giro dall’altra parte nel letto dopo aver fatto l’amore con te. La tua mano indugia sulla mia schiena, desiderosa di mantenere la vicinanza e il contatto mentre prendo il mio telefono sul comodino e mando un messaggio a tarda notte prima di metterlo a faccia in giù.

“Lo so, eccetto quando mi svegliano per un problema”, rispondo prima di girarmi di nuovo verso di te e baciarti mentre ci accoccoliamo nel nostro letto matrimoniale.

So che adori i nostri weekend insieme quando le richieste della settimana lavorativa si intromettono meno nella nostra vita domestica. Riesco a percepire che mi guardi mentre mi siedo, con il telefono in mano, un sorriso di contentezza che si disegna attraverso quelle labbra, ma neanche lontanamente ampio come il sorriso dentro di me mentre sparo un messaggio allettante e provocatorio.

“Ho solo intenzione di vedere se Dan è disponibile per lo squash la prossima settimana. Martedì sera, quindi tornerò tardi”, dico attraverso la stanza a titolo di spiegazione, aprendo uno spazio vuoto durante la settimana per una persona diversa da te. Sorridi, annuisci e torni al tuo libro.

“Ti amo”, dico improvvisamente e tu alzi lo sguardo, la devozione e il desiderio bruciano nei tuoi occhi e questo sembra così intimo che quasi mi porta a dire qualcosa, ma il pensiero passa e mi crogiolo nell’ammirazione e nell’amore che mi mandi. Non hai mai smesso di farlo.

Tu non sai di lei.

Lei pensa di sapere tutto di te.

Nessuna di voi sa veramente cosa sono io.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR