IL NARCISISTA MANIPOLA: FORNITURA DI CARBURANTE PIANIFICATA

Era una bella serata per una passeggiata. Una passeggiata lungo la banchina. Un sacco di altri pedoni che si godono l’aria ancora tiepida della sera, i bar che costeggiano lo storico lungofiume a ciottoli preso dal rumore e dall’attività. Non eravamo arrivati a quella fase della serata. Non eravamo ancora seduti accanto alle acque tranquille del fiume a ordinare da bere mentre parlavamo e osservavamo. Non avevamo raggiunto quel bar preferito. In effetti, era il bar in cui ci eravamo incontrati per la prima volta una quindicina di mesi fa e ora eccoci qui più di un anno dopo e l’agonia della spregevole svalutazione sta crescendo intorno a te, anche se devi ancora capire cosa significa. Questa sera comunque è destino che ci sia un po’ di tregua dalle macchinazioni e dalle manipolazioni, un ritorno al periodo d’oro, purché ti comporti bene e obbedisca.

Ti guardo inciampare sui ciottoli. La tua scelta dei tacchi (la mia scelta dei tacchi, dato che ti ho ordinato in anticipo quello che avresti dovuto indossare) è elegante e alla moda, ma poco adatta per avventurarti in questa zona della banchina. Naturalmente ho suggerito che dovevamo prendere un taxi per andare direttamente al bar (almeno questo è quello che dirò durante il post mortem che inevitabilmente sorgerà) e quindi camminare in un modo diverso, ma tu hai voluto passeggiare lungo questa particolare tratto e guarda cos’è successo.

Ti guardo inciampare, la caviglia si attorciglia mentre il tagliente tacco a spillo scivola, come la zampa di un giovane cerbiatto sulla pietra levigata, levigata come il ghiaccio dal passaggio di tanti piedi con le scarpe. La tua gamba sinistra scatta fuori mentre tu vai giù, senza riuscire a mantenere l’equilibrio. Non ho reagito abbastanza in fretta da afferrarti mentre inciampavi nonostante ti fossi vicino. Ero distratto da una persona che passava che mi sorrideva e mi forniva un po’ di carburante. Farò, come faccio spesso, una revisione della storia per spiegare che ero più lontano di quanto pensassi e quindi incapace di impedire la tua disgraziata caduta.

Ti guardo inciampare mentre il tuo ginocchio destro colpisce il ciottolo e tu lanci un improvviso grido di dolore. La torsione della tua caviglia e la lacerazione del tuo ginocchio ti causano dolore. Fisso la tua espressione, contorta dal dolore, la bocca aperta e gli occhi che iniziano riempirsi di lacrime, indubbiamente provocate da una combinazione di ferita e imbarazzo. Sento la prima ondata. Balza dentro di me mentre il disprezzo sale. Guardati, inutile e patetica, che scivoli sui ciottoli in quegli stupidi tacchi, a testimonianza della tua vanità. Perché sto con una persona così goffa? Ma non sono solo questi pensieri che guidano questo disprezzo. No, è il fatto che l’emozione che ora è impressa sul tuo viso, il dolore perverso, sono stati causati da qualcosa di diverso da me. Una tale emozione sprecata. Gli occhi lacrimanti, il pianto, i tratti del viso angosciati. Normalmente io sarei l’elemento propulsore per questo, ma non lo sono e questo mi irrita. Sei così inutile, non riesci nemmeno ad arrabbiarti nel modo giusto.

Sento qualcuno emettere un piccolo sussulto e mi rendo conto che altri hanno assistito alla tua caduta. La facciata! La facciata! Dovrei fare qualcosa di fronte a questo branco di estranei. Ti guardo mentre i tuoi occhi a mandorla si voltano a guardarmi. So che dovrei sentirmi preoccupato per te per il tuo incidente. So che dovrei preoccuparmi che sei scivolata e ti sei fatta male, ma a parte il disprezzo non provo niente. Non c’è niente lì per spingermi ad aiutarti, nessun desiderio innato di agire. Sarebbe istintivo per altri che non sono me, ma io sono io e quindi devo analizzare e valutare prima di decidere cosa dovrebbe succedere dopo. So che dovrei tendermi verso di te, sollevarti ed emettere suoni adeguatamente interessati mentre cerco un fazzoletto da mettere al tuo ginocchio insanguinato. Non sento alcun obbligo di farlo. Perché dovrei aiutarti? Mi darà un vantaggio? Forse sì, ma per prima cosa so che c’è una possibilità di carburante negativo fresco e delizioso. La situazione è stata valutata e la mia risposta è stata determinata.

Guardo i tuoi occhi accesi su di me e poi succede. Le fiamme guizzano quando vedo che al dolore fisico ora si è unita l’offesa emotiva mentre mi dai un’occhiata perplessa e poi ferita alla mia mancanza di azione. Eccolo. Questo è ciò che volevo. La tua attenzione emotiva sotto forma di ondata di disprezzo si mescola con il crescente senso del potere, mentre la tua reazione alla mia non-azione mi alimenta. Il tuo dolore irritato è stato causato da me e quindi il carburante fluisce. È buono. Ho lasciato che mi colpisse, correndo verso l’alto, con gli occhi ancora fissi sui tuoi mentre quegli occhi azzurri passavano dal dolore alla perplessità della mia continua esitazione. Resta buono. Quanto posso reggere per questo? Il carburante scorre ma sono consapevole della facciata. Una damigella è in difficoltà e ha bisogno di un cavaliere e qui non saranno ammessi intrusi. Nessun passante crociato dovrà intervenire e rubarmi la scena.

Con la coda dell’occhio vedo un gentiluomo venire avanti per aiutare. Non oggi signore, non oggi! Riprendo vita e mi lancio verso di te.

“Santo cielo, stai bene?” Chiedo mentre le mie mani ti prendono il braccio.

“Sta bene?” Chiede l’uomo che sta ancora insistendo con la sua richiesta.

“Starà bene, l’aiuterò io qui,” rispondo rivolgendomi a lui e facendogli un breve sorriso. I denti sono stati scoperti, il sorriso è lì, ma lo sguardo dice fatti da parte, non che tu possa vedere la mia ostilità verso questo eroe intervenuto. Lui fa un cenno incerto e si allontana. Messaggio ricevuto e capito.

Ti sostengo fino alla panchina vicina e ti offro il mio fazzoletto con un gesto plateale, tamponandoti il ginocchio insanguinato mentre tu sussulti leggermente. Continuo con suoni rassicuranti dato che un paio di persone continuano a guardare. Mi volto e vedo le due donne sorridere rassicurate per la mia azione cavalleresca e il carburante viene accolto con gratitudine.

“Che male”, dici dolcemente. Vedo le due donne allontanarsi.

“È stata colpa tua stupida”, sibilò tranquillamente. Colgo il tuo sguardo ferito e assorbo la tua reazione man mano che viene fornito più carburante.

Osservare. Analizzare. Valutare. Agire. Carburante.

Questo è il nostro mondo. Questa è la nostra prospettiva.

La ripetuta ricompensa del carburante è stata ottenuta.

E tutto questo è stato fatto in soli dieci battiti di cuore.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR