Io e Andrea eravamo seduti fuori dalla mia proprietà mentre il sole tramontava. Quello è stato un utile pezzo di simbolismo per la nostra relazione poiché lei era in fase di svalutazione sostenuta e il suo disimpegno non era lontano.
A poco a poco, la tela del cielo si trasformò in un capolavoro dai colori vibranti, un tramonto brillante che affascinava chi stava a guardarlo.
In quell’ora magica, il cielo divenne la tavolozza di un artista, pennellato di striature di rosso fuoco, arancio bruciato e viola intenso e vellutato. Quando il sole scese verso il bordo della Terra, si aprì uno spettacolo sbalorditivo, che accese i cieli di un bagliore ultraterreno.
I raggi dorati del sole morente si diffusero come un arazzo traslucido, proiettando una luce calda ed eterea sulla terra che dipinse le nuvole con sfumature di rosa e lavanda, trasformandole in magnifiche pennellate contro la vasta distesa del cielo azzurro.
A ogni momento che passava, i colori si intensificavano, come sussurri di fuoco e passione che illuminavano l’atmosfera.
Mentre il sole percorreva il suo cammino lungo l’orizzonte, iniziò una sottile danza tra luci e ombre. Le sagome degli alberi e degli edifici emersero sullo sfondo del giorno morente. I loro contorni incisi morbidamente.
Ma mentre il sole baciava l’orizzonte, preparandosi alla sua discesa nell’abbraccio della notte, lo splendore del tramonto cominciò a svanire. I colori intensi si fusero in toni pastello più tenui, proiettando un’atmosfera tranquilla sulla Terra. Quella trasformazione silenziosa mi ricordò la natura fugace di questa relazione.
Andrea sollevò la bottiglia di vino che stavamo bevendo insieme e versò l’ultimo vino rimasto nel suo bicchiere prima di portarlo alle labbra.
“Hai fatto presto a ripulirlo”, osservai.
“È delizioso”, confermò lei, ignara del fatto che avevo effettivamente espresso la mia osservazione come una critica.
“Lo so, anche se il mio godimento è stato interrotto dalla tua avidità”, risposi mentre sentivo la malevolenza crescere dentro di me. Non si trattava del vino, non mi importava, ce ne erano molte altre bottiglie dentro, ma avevo scelto la sua mancanza di buone maniere di non offrirmene un po’ come base per svalutarla. Il suo comportamento mal gestito si era manifestato ancora una volta; era spinto dall’avidità, semplice avidità da parte sua, e decisi che l’avrei rimproverata per quella sua avidità.
Mi voltai per affrontarla e aspettai che si voltasse a guardarmi. Capì subito che c’era un problema mentre i suoi occhi si fissavano sul mio sguardo scurito. Vidi la calma svanire sostituita da una fronte corrugata per la preoccupazione. Fece per parlare, come per offrire un po’ di balsamo allo scopo di migliorare ciò che si aspettava, ma io parlai prima di lei.
“La tua avidità appare come una forza pervasiva e distruttiva che permea ogni aspetto della tua esistenza. È una fame vorace, un desiderio insaziabile che ti consuma, oscurando il cammino verso il vero appagamento e la vera soddisfazione. L’avidità, in tutte le sue forme, si manifesta come un veleno insidioso che corrompe le menti e i cuori di coloro che sono afflitti dalla sua morsa soffocante, ovvero te
Fondamentalmente, la tua avidità è un’espressione di una profonda insoddisfazione per l’abbondanza che la vita ti ha già donato. Vedi il mondo come un parco giochi infinito, brulicante di risorse in attesa del tuo implacabile sfruttamento. Desideri di più, spinta da un insaziabile appetito per la ricchezza, il potere e i possedimenti“.
“Ma, HG”, cercò di interrompermi.
«Sto parlando io», la avvertii. Lei tacque.
“Spinta dalla tua insaziabile sete di acquisire, ti tuffi a capofitto in un mondo di lupi, perseguendo incessantemente e ad ogni costo più ricchezza e risorse. Accumuli i tuoi tesori con fervido zelo, riluttante a dividere il bottino con me. Questo desiderio di accumulare, alimentato da una paura radicata della scarsità e della concorrenza, lascia una cicatrice indelebile nella coscienza collettiva.
La tua cecità alle conseguenze delle tue azioni è sbalorditiva. Per te, il costo di accumulare ricchezza è di gran lunga superato dalla soddisfazione di breve durata che porta. Sfrutti gli altri, calpestando le vite e il benessere dei tuoi simili, tutto nella ricerca incessante di guadagni materiali..
La tua avidità prospera sullo sfruttamento degli altri. Gli esseri umani, riluttanti a riconoscere il valore intrinseco e la dignità di ogni vita, vedono i loro simili semplicemente come strumenti da usare e scartare. (Mi venne voglia di sorridere a questo punto, ma resistetti all’impulso) Considerano il successo non in termini di armonia e benessere collettivi, ma come un risultato individualizzato, una competizione che può essere vinta solo a spese degli altri.
Anche nella presunta generosità, le loro azioni sono spesso motivate dal desiderio di glorificazione personale e di esaltazione dell’ego. Sfrutti la filantropia come mezzo per migliorare la tua reputazione, ostentando la tua ricchezza in calcolate dimostrazioni di generosità senza cercare di affrontare le strutture di disuguaglianza che perpetuano la stessa sofferenza che pretendi di alleviare.
Ora potevo vedere la sua stessa rabbia che voleva riversarsi su di me. I suoi occhi erano velati di lacrime, ma le sue braccia erano incrociate in segno di sfida, il suo mento sporgeva in avanti. Voleva combattere contro di me. Bene, volevo che lo facesse. Mi fermai e vidi che era pronta a saltar su e prima che potesse farlo continuai con il mio monologo.
“Le conseguenze della tua avidità vanno ben oltre la ricchezza materiale. Prospera sfruttando le risorse naturali, contribuendo al degrado dell’ambiente e alla distruzione di delicati ecosistemi. La tua incessante ricerca del profitto ignora la sostenibilità a lungo termine del pianeta, mettendo a repentaglio le basi stesse della vita così come la conosciamo.
L’avidità, nel suo nucleo, è una disconnessione fondamentale dall’interconnessione di tutta la vita. Tu ti preoccupi dei tuoi bisogni e dei tuoi desideri, separandoti dall’intricata rete della vita che ti sostiene e ti nutre. Non riesci a renderti conto che il tuo benessere è strettamente legato alla salute e alla prosperità di tutta la collettività.
È una sete senza fine, un vuoto insaziabile che non potrà mai essere colmato, indipendentemente dalla quantità di ricchezza o possedimenti accumulati. Arrivi perfino a bere il mio vino. Sono disgustato dal tuo egoismo, dalla tua avidità, dalla tua avarizia. Sono stufo di te.
Smisi di gustarmi la sua espressione facciale e il linguaggio del corpo mentre lei si ritraeva, come un cobra in procinto di colpire e reagire.
Oh, come mi piace quando lottano, pensai, mentre la prima ondata di carburante di sfida si infrangeva contro di me. Questa era una lotta che sarebbe durata tutta la notte. Avrebbe combattuto e combattuto duramente, ma io l’avrei spezzata. Ma non ancora, oh non ancora. Lascia che venga da me, lascia che provi a sferrarmi un colpo, queste sono le notti di cui ho sete. Sentivo il potere che mi attraversava mentre lei mi nutriva con la sua rabbia, la sua indignazione, le parole sparate a intermittenza contro di me. C’era un’unica lacrima di rabbia che colava su quello zigomo; avrei voluto chinarmi e leccargliela dal viso ma avrebbe interrotto la sua diatriba e mi stavo divertendo troppo per fermarla così presto.
Feci un sorriso ai minimi termini che sapevo l’avrebbe irritata ulteriormente, ma in realtà era un complimento, perché era un apprezzamento per uno dei motivi per cui l’avevo scelta. La sua lotta, e io ne ero avido.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR