Amo la pioggia. Ho un rifugio in campagna e amo sedermi sulla veranda e guardare lungo il lago mentre la pioggia scende. La sento tambureggiare al suolo, un costante e affidabile ritmo. Posso vedere le grandi gocce scendere sul lago, colpire il fogliame che cresce sulle rive dell’acqua, gli spruzzi e i rivoli visibili dal mio vantaggioso punto di osservazione. Dopo poco sono sempre costretto a lasciare la mia sedia e percorrere la breve distanza dal capanno alla riva del lago. Ho portato molte delle mie fidanzate qui. È bellissimo e tranquillo. Il lago è lungo circa due miglia e largo mezzo, ed è piuttosto profondo. Eccellente per pescare. Uno può percorrere tutto il lago intorno e l’ho fatto con le mie fidanzate passeggiando nel bosco, isolati dal resto del mondo.
Amo stare sulla riva e allungare le braccia in fuori per stirarle inclinando la testa e allora sento le gocce di pioggia che cadono fitte sul mio viso facendomi sbattere le palpebre se mi finiscono negli occhi. L’acqua fredda scivola giù sulle mie guance e oltre il mento così lo schema continua a ripetersi, finendo a volte per bagnarmi i vestiti. Spesso perdo la nozione del tempo di quanto rimango lì, sentendo l’acqua colpirmi e correre via. Non sento mai freddo e non do retta all’umidità, affatto. Anzi, mi sento pulito, più pulito di quanto sia mai stato mentre l’edificante acquazzone pluviale continua. Ogni goccia che mi colpisce sembra prendere con sé lo sporco e il male, gettandoli a terra sotto di me. Le impurità sono lavate via, le goccioline strofinano via la contaminazione dalla mia pelle. L’acqua mi colpisce e il vapore che sale porta via la sporcizia, il fango risciacquato da me. Mi fa sentire come se Dio avesse mandato la sua purezza per spazzare via il fango, lo sporco e la corruzione che mi incatenavano da tanto tempo. Presto finisco inzuppato mentre l’acqua diluisce il peccato e ripulisce le macchie.
C’è innocenza nella pioggia. Per non so quanto tempo sono rimasto ad abbracciare l’acqua, senza il mio cinismo e solo per un attimo tutto quello che ho fatto, tutto quello che ho detto non importava più. Ero stato spogliato da tutto questo. Vorrei restare così con Karen. Lei che fa lo stesso. Vorrei sentire la sua gentile risata mentre apre la bocca per far entrare la pioggia dentro di lei e tiene la mia mano, le nostre braccia allargate come se fossimo crocifissi. Anche ora se chiudo gli occhi contro la pioggia, sento la sua dolce risata ma so che non è più vicino a me. Lei sapeva cosa faceva e fa la pioggia per me. Lei capiva.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR