Io adotto un travestimento geniale. Appaio proprio come te. Mi spaccio per essere come te. Mi guardi e vedi il sorriso, l’uomo ben vestito che racconta le barzellette che ti fanno ridere più e più volte. Fisso il mio sguardo su di te, il mio sguardo laser, iperfocalizzato che ti fa sentire speciale e desiderato. I soggetti di cui parlo, i luoghi che rivisito, le immagini che creo con la mia padronanza delle parole, tutto questo ti fa sembrare che io sia come te.
Eppure, nonostante tutto quello che ti mostro, non hai idea del fatto che sotto questo brillante travestimento batte lento il cuore gelido di un perfetto predatore spietato e insensibile.
Comprendo che ci sono cinque emozioni di base: rabbia, felicità, disgusto, paura e tristezza.
Io non provo rabbia. Provo furia, ma sono in grado di mantenere uno straordinario livello di controllo su di essa in modo che, anche se può ribollire sotto la superficie, non c’è alterazione nel mio aspetto calmo ed equilibrato. Presento l’epitome della calma glaciale.
Non provo felicità. C’è semplicemente un vuoto che deve essere riempito con il potere edificante del carburante e l’estinzione della noia.
Provo disgusto, ma spesso mi assicuro che non ti accorga mai che è questo ciò che scorre nelle mie vene mentre ascolto i dettagli della tua noiosa, barbosa esistenza. Le tue attività quotidiane di così poca importanza, e io sono disgustato dalla tua mancanza di importanza. Tuttavia, a meno che non scelga di scatenare quel disgusto, mantengo una maschera di gentilezza mentre tu sbatti le gengive riempiendomi le orecchie con le tue noie. Piuttosto, devo divertire la mia mente con una dozzina di modi in cui trasformare la tua monotona ottusità in un urlo di terrore. Sono sostenuto dalle immagini che guizzano nella mia mente mentre calcolo il tuo destino con le mie abili mani.
Io sono senza paura. La paura è uno straniero in queste terre.
Non conosco la tristezza. È per i deboli. È talmente assente che non cercherò nemmeno di rappresentarne la presenza se non in casi estremi e solo in quei casi perché ritengo che sia il mezzo per raggiungere quel fine.
Mi guardi e pensi che io sia come te. Eppure veniamo da mondi così diversi. Dentro di me attende lo psicopatico guidato dalla precisione che continuo a intrattenere con il gioco, l’accumulo di apparecchi, la creazione di imperi, la distruzione di dinastie, il sesso urgente e certe altre distrazioni. Questo divertimento è importante, perché se non fossi così divertito, il risultato sarebbe così diverso per coloro che dovessero incontrarmi. I corpi si accumulerebbero.
Privato di ciò che senti tu, guardo il mondo e spesso non sento niente. Ci sono momenti in cui provo qualcosa: la rabbia, l’odio, il disgusto, l’antipatia e il potere, ma ci sono periodi di tempo prolungati in cui non c’è che il vuoto. A differenza del narcisista puro che deve lottare contro questo vuoto, io sono in grado di accettarlo. Sono in grado di permettere a quel vuoto di riversarsi nel mondo intorno a me. Vedo che ci sono momenti in cui anche coloro che sono vicini a me sperimentano la presenza di quel vuoto. Vedo il cambiamento nel loro volto. Il guizzo nervoso del loro sguardo verso di me, un cambiamento improvviso come se la temperatura nella stanza fosse scesa di molti gradi, un brivido che li investe. Vedo allora che hanno percepito quello che sono, anche se invariabilmente non hanno idea di cosa significhi. Invece, sostengono la familiarità che sono in grado di imporre attraverso l’apparenza di similarità.
C’è chi pensa che l’emozione sia irrilevante per la mia specie. Questo è vero per la mia psicopatia, la sua importanza vale per il mio narcisismo e per la relativa fornitura di carburante. Toglimelo e l’emozione sarà del tutto priva di significato per me. Guardo il mondo. Valutando, stimando, calcolando e selezionando coloro che cadranno preda di me. Tutto deve essere controllato, ma ci sono quelli che scelgo per intrattenermi. Coloro che devono essere i soggetti del mio gioco, coloro che devono essere attratti nel mio mondo, trascinati verso il basso nelle oscure profondità del mio oceano di malevolenza. Non ho eguali nella mia capacità di individuare quelle vittime. Vedo TE. Coloro che mi forniranno il massimo livello di gratificazione si distinguono per l’andatura, la posizione, il linguaggio che usano e mentre il mio freddo, freddo sguardo cade su di loro, so che è tempo di giocare.
Così le mie narici si allargano, fiuto la mia preda e spingo me stesso all’azione pronto a farmi strada verso di te e portarti nel mio mondo. Efficace, calcolatore e iper-concentrato, tutto il resto del mondo svanisce mentre mi concentro su di te. La mia mente seleziona l’approccio, le parole che userò; ho imparato i toni da applicare, ho modellato i segnali da inviarti così da diventare un membro del tuo mondo, in modo da poterti portare nel mio mondo e giocare con te.
Non mi importa di te. Diventerai mio e io ti possederò, pronto a distogliere e scacciare la noia sempre presente. Sento quel primo barlume di aspettativa appena il gioco inizia quando ti giri e già il mio sguardo azzurro cristallino e il mio sorriso di benvenuto hanno fatto sì che tu mi notassi e attendessi la mia presenza su di te. Sei già intrappolato nel mio raggio traente e assapori l’allentamento della noia mentre io mi preparo a banchettare con te.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR