Mi ricordo ancora con una chiarezza che lascia senza fiato, la prima volta in cui mi sono innamorato. Avevo 17 anni e c’era una ragazza nella mia classe che si chiamava Amanda. Era alta, dall’aria innocente e con il naso leggermente all’insù. I suoi capelli erano chiari e lunghi, ondeggiavano sempre dietro di lei. Sembrava sempre di fretta passando da un posto all’altro ma lo faceva con una camminata misurata che la faceva sembrare in qualche modo eterea.
Stavo lì e la guardavo andare avanti e indietro per i corridoi della scuola, la sua stecca da Hockey che sbucava dalla sua borsa e le scuse che uscivano da quella bocca seducente ogni volta che la stecca andava contro le altre persone. Mi sedevo in classe in modo da poterla guardare senza che mi notasse. Stavo in posizione ore sette dell’orologio rispetto a lei e mi abbeveravo guardando un fotogramma di lei mentre stava chinata sul banco, quelle lunghe dita che stringevano la stilografica, l’inchiostro blu che macchiava il suo dito indice. Quanto amavo il suo polso sottile spesso rivolto verso di me, la carnagione leggermente pallida rispetto al resto di lei che sembrava baciata dal sole.
La sua figura era atletica, la sua pelle leggermente abbronzata e profumava sempre di pulito. Ogni volta che mi passava vicino respiravo profondamente in modo che ogni molecola della sua fragranza mi travolgesse. Stavo sdraiato a letto, gli occhi chiusi ad immaginare che ci incontravamo e passavamo del tempo insieme. Immaginavo di proteggerla dalle cose che potessero profanare una così preziosa persona dato che conoscevo bene le tenebre che si nascondevano aspettando di intrappolare qualcuno puro come lei.
Conosco la mia tipologia e cosa accade nelle nostre menti. Mi masturbavo freneticamente evocando immagini di lei nuda che mi si avvolgevano intorno, le sue morbide labbra premute sulla mia guancia. Non potevo resistere al suo fascino anche se mi maledivo dopo essere arrivato al culmine del piacere per essermi permesso di pensare a lei in questo modo. Ogni tanto mi sorrideva e mi lasciava stordito per la gioia.
Con molta cura ho costruito un portfolio di informazioni riguardanti lei. Non c’era internet ad aiutarmi e la mia opera di spionaggio era una combinazione di osservazione e domande discrete fatte ai suoi amici. Sapevo dove viveva, una piccola cittadina vicina alla mia e la sua camera era sul davanti della casa sopra l’entrata principale. Spesso usava la bici e al Sabato mattina andava a cavallo. Sapevo che era una fan dei Duran Duran e aveva una specie di cotta per Simon Le Bon quando era più piccola. Sapevo che le piaceva fare sport e la sua bibita preferita era il Vimto. A poco a poco ho annotato tutto questo e l’ho memorizzato in previsione del giorno in cui avremmo parlato. Avevo previsto già come chiederle di uscire con me. Avevo pensato che avremmo potuto andare a vedere un film insieme, qualcosa di un po’ spaventoso così quelle dita deliziose avrebbero potuto allungarsi e prendere le mie per farsi rassicurare. Mi chiedevo se sapeva pattinare sul ghiaccio e se no come si sarebbe appoggiata a me mentre ci muovevamo lungo la pista di pattinaggio. Sognavo di prenderle la mano e lasciare che le mie dita accarezzassero la sua pelle così pulita e pura.
Non avevo mai avuto alcun indizio che avesse un ragazzo anche se sapevo dai commenti degli altri della classe che a loro piaceva. Dentro mi sentivo ferito quando li sentivo riferirsi a lei con modi volgari. Lei non apparteneva a loro per poterle parlare in quel modo e durante l’ora di storia meditavo su come far soffrire quegli stupidi per aver biascicato della mia dolce Amanda.
Lungo tutto quel primo anno di college del sesto anno l’ho amata con una nobile purezza e non ho mai parlato a nessuno del fatto che fossi innamorato di lei, ma sapevo che era amore. Come poteva questa potentissima sensazione che provavo ogni volta che la vedevo, la sentivo parlare o ne sentivo il profumo, essere altro? Le vacanze estive furono un vuoto pieno di dolore e quando passavo raramente davanti a casa sua non c’era segno di Amanda. Una volta sono arrivato fino alla porta di ingresso e stavo per lasciarle un messaggio nella cassetta della posta ma poi i miei nervi mi hanno tradito e sono tornato indietro.
Una volta ritornato l’Autunno e con l’inizio del nuovo anno, sono tornato a scuola con aspettativa entusiasta. Seduto nel mio solito posto, aspettando che lei volteggiasse in aula, mi chiedevo se fosse cambiata molto durante le vacanze estive. Il professore arrivò ed iniziò la lezione, ma Amanda non c’era. Non apparve nemmeno nel resto della settimana. E neanche nella successiva. Il mio sonno era frammentato dalle domande su dove fosse finita e alla fine chiesi al nostro tutor. Mi spiegò che la sua famiglia si era trasferita durante l’estate per via del lavoro di suo padre. Non sapeva esattamente dove. La mia rabbia per averla perduta era monumentale ma la tenni nascosta dentro, come mi era stato insegnato non volevo che il mondo vedesse l’agonia che covavo dentro. Provai a chiedere dove si era trasferita ma le mie domande non diedero risultati.
Gli anni sono passati e ho continuato a cercarla. Ho usato la tecnologia per provare a localizzarla ma non è servito a niente. Il suo nome potrebbe essere cambiato e quindi mi sfugge. Ho guardato nei profili dei suoi vecchi amici per vedere se sono rimasti in contatto ma rimane nascosta. Ho portato il peso del mio amore perduto per tutto questo tempo nonostante mi sia rifugiato tra le soffici braccia di innumerevoli donne, ogni volta sperando che Amanda apparisse nel loro abbraccio o nel loro profumo, ogni volta mi lascia distrutto e amaramente deluso. Nessuna di loro si può avvicinare all’angelo che riempiva di grazia la mia classe. Nessuna di loro la eguaglia in purezza e grazia, nelle sue immacolate maniere e nei movimenti graziosi. Il mio amore per Amanda era perfetto e ho paura che niente possa competere. Ogni singola volta loro si mostrano così promettenti e ogni singola volta rimango deluso e pieno di rabbia quando falliscono mostruosamente di fronte alla sua perfezione. Mi rifiuto di rinunciare al mio angelo, non lo farò mai, perché è con lei che troverò la salvezza.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR