LASCIA CHE TI PORTI IN GITA

Quando per la prima volta ti prendo a bordo sul mio yacht, senza dubbio ammirerai la sua elegante e immacolata apparenza. Dallo scafo lucidato attraverso le uniformi stirate e inamidate del suo equipaggio, la mia nave emana ricchezza, opulenza e desiderabilità. Tu resti meravigliata per quanto magnificente appaia, il bianco dello scafo contrasta con il leggero sciabordio azzurro mare. Ti porto in un tour spontaneo per mostrarti la camera da letto padronale, la cucina ben equipaggiata, il salotto decadentista e gli allettanti bagni. Ogni dettaglio è stato attentamente considerato per assicurarmi che sia lo yacht con cui hai sempre desiderato navigare. I fiori che ho posizionato sul tuo lato del letto sono i tuoi preferiti. Vedi l’accappatoio appeso sul retro della porta e puoi già sentire il soffice abbraccio di quando te lo avvolgerai intorno dopo aver fatto una doccia vivificante.
Tornando al ponte immacolato, ti mostrerò una sedia a sdraio e ti inviterò a rilassarti mentre navighiamo, un sole bollente splende nel cielo dove non c’è nemmeno una nuvola. Tu ti sdrai sentendo la carezza dei raggi di sole e il mio equipaggio ti serve una successione di deliziosi e freschi drink proprio lì al tuo posto fino a che non cadi in un sonno leggero.

Una virata improvvisa ti sveglia bruscamente e rabbrividisci. Il sole è svanito, un tetto di nuvole grigie lo ha coperto. Tu ti alzi appena senti un rumore e la sedia a sdraio si frantuma, non per il tuo peso ma per il suo stato decadente. Tu fai un salto e la barca si inclina in modo allarmante, è stata colpita da una grande ondata. Gli spruzzi d’acqua si mischiano alla pioggia scrosciante e tu corri veloce verso la porta più vicina dello yacht per scampare alla tempesta apparsa dal nulla. Ti blocchi sulla soglia con un’espressione corrucciata, il tuo sguardo scruta oltre la moquette macchiata e a brandelli, i dipinti che cadono dalle pareti e il soffitto ha ceduto da un lato. Tu gridi il mio nome ma non c’è risposta. Passi da una stanza all’altra ma non c’è nessuno. L’equipaggio è svanito. La cucina è imbrattata di grasso e sporco, il cibo avariato è sparso intorno sul pavimento. I bagni sono sudici, le mattonelle si spaccano e gli specchi sono rotti. Continui a girare nello yacht ma la scena è la stessa ovunque tu vada. È distrutta e in rovina per disinteresse di lungo tempo. Lo yacht si rovescia e senti le lastre che si spezzano e corri sempre più veloce verso il ponte della nave in nome della tua salvezza. Anche il ponte è deserto e vedi che il timone della nave è stato legato in posizione così da continuare a navigare in corsa verso la massa di nuvole grigie e la folgore dei lampi che puoi vedere nonostante il vetro rotto davanti a te. Cerchi la radio ma è stata distrutta.

C’è un cellulare che raccogli disperata. In ogni caso non potrai digitare nessun numero, permetterà solo 3 numeri programmati. Il primo mostra la parola “Club”. Qualcuno risponderà ma tutto quello che potrai sentire sono i suoni di chi festeggia, i rumori della festa sono assordanti e la tua richiesta di aiuto è coperta dai rumori di eccitazione e sogni. Il secondo recita “Tenenti”. Ancora una volta ti verrà risposto e chiederai aiuto alla persona che risponde. Ti verrà detto che sono occupati, che ti sei messa tu in questa situazione e quindi devi uscirne da sola. Tu provi un’altra volta ma ti risponde una persona diversa ma ti dice che sei pazza a navigare in una tempesta e non ti possono aiutare. Con paura e disperazione fai squillare il terzo numero e sul display compare “Io”
“Pronto?”, rispondo.
“Cosa sta succedendo? Dove sei? sono nei guai, è successo qualcosa nello yacht. Tutto era fantastico ma ora, non capisco, sta andando tutto male e sono nel mezzo di una tempesta. È successo tutto così velocemente, aiutami, aiutami ti prego!”
“Esci sul ponte”, replico calmo e chiudo la telefonata.

Tu segui le istruzioni e tra il rumore del vento e le onde che si infrangono senti l’inconfondibile rumore di un elicottero. Guardi in alto e vedi me che controllo la carrucola in modo che un’imbracatura scenda verso di te. Lo yacht lancia in avanti e tu perdi l’equilibrio. Tu ti arrampichi indietro e provi ad afferrare l’imbracatura ma ho iniziato a tirarla su con forza lontano da te. Riprovi a chiamarmi con il cellulare
“Aiutami ti prego, rimanda giù l’imbracatura, ho bisogno del tuo aiuto”.
Ricomincio a farla scendere ancora ma man mano che si avvicina e che provi ad afferrarla senti una fitta dolorosa nel tuo braccio e la tiri indietro. Si è già formato un ponfo sul tuo braccio dove la pallottola ti ha colpito. Tu guardi in alto e vedi che sorrido mentre ti mostro la pistola ad aria compressa. L’imbracatura è ancora di fronte a te e tu provi ad afferrarla ma un’altra raffica di pallini ti arriva addosso mentre l’imbracatura ricomincia a salire.
Tu mi chiami per la terza volta.
“Per favore, perché stai facendo così? Non capisco. Aiutami, farò qualsiasi cosa, solo tirami fuori da qui”.
“Qualunque cosa?”, chiedo.
“Sì, qualunque cosa, solo ti prego tirami fuori da qui”.
Guardi in alto e vedi che l’imbracatura comincia a scendere e che ricomincio a puntarti ancora una volta.
“Ti prego non spararmi, non so cosa ho fatto, questo yacht è diventato un incubo”, urli tu nel telefono implorandomi.
“Non hai visto il nome dello yacht mentre salivi a bordo o eri troppo incantata per farlo?”, chiedo. Tu dai un’occhiata verso uno dei salvagenti e vedi il nome della barca scritto sopra. Non hai prestato attenzione al nome mentre lo guardavi quando sei salita a bordo la prima volta perché eri troppo presa dal suo splendore. Mentre lo yacht si rovescia e perdi l’equilibrio, i tuoi occhi si soffermano sulle nere lettere sul salvagente rosso e bianco. Sono inconfondibili “Narcisista”.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR