CONDANNATO SE LO FAI, CONDANNATO SE NON LO FAI

La società e le persone hanno bisogno di regole. L’obbligo della regolamentazione incombe sulla vita di tutti. Paga le tasse, non parcheggiare in quel posto, non gettare i rifiuti a terra, chiedi per favore e ringrazia e così via. Dalle leggi alle regole per codificare la condotta, attraverso le convenzioni fino alle procedure di etichetta siamo vincolati alle regole ovunque andiamo e qualunque cosa facciamo. Le persone brontolano e si lamentano riguardo a questo ma alla fine preferiscono che il mondo abbia queste regole.

Alla gente piace sapere dove stare. Tu sai cosa puoi o non puoi fare. Potrai non essere d’accordo ma almeno hai qualche certezza. Quelli che si trovavano nell’orrore dei campi di concentramento denunciavano il fatto che non vi fosse mai alcuna certezza. Potevi essere sottoposto ad una punizione per aver camminato troppo lento un giorno e il giorno successivo per aver camminato troppo veloce. Era casuale e orrendo, eppure come sistema è orribilmente efficace nel sottomettere la volontà di qualcuno e paradossalmente provoca un effetto di maggiore impegno per evitare una punizione.

Il  nostro comportamento è lo stesso. Non c’è nessun filo o logica in esso. La scorsa settimana ho detto che mi piaceva lo zucchero nel tè e questa settimana dico che non mi piace. Nego di aver detto che mi piace lo zucchero nel tè e oltretutto questa banalità mi causa uno scoppio d’ira quando metti dello zucchero nel mio tè questa settimana. Tu sei confusa e ansiosa da questo controllo casuale che esercito su di te. È tutto intenzionale. Non fare l’errore di pensare che non riusciamo a ricordare cosa diciamo o abbiamo detto nei giorni precedenti, che siamo in qualche modo ciechi riguardo a ciò che ci piaceva o non ci piaceva in precedenza come se fossimo affetti da una forma di amnesia. Questa tattica di disorientamento è voluta. Tanto vale attribuire i possibili esiti ai numeri da 2 a 12 e tirare due dadi.

Questo di dà una buona chance di determinare come mi comporterò. Una settimana dormo con la finestra aperta, quella dopo deve essere chiusa. Ieri volevo silenzio in cucina al mattino, oggi voglio la radio accesa. Ogni giorno ti metto a sfilare e poi aspetti l’inevitabile critica a qualche errore che ho scovato nel tentativo di controllarti, sminuirti e provocare una tua reazione. Sono come un pazzo sergente maggiore di un reggimento che reputa che il bottone della tua uniforme non stia scintillando abbastanza nonostante tu abbia passato ore a lucidarli uno per uno.

Come nella sua parata latrante, sguinzaglierò le mie critiche causali su di te con una raffica di insulti, alzando la voce e facendoti sussultare ad ogni sillaba. Noi sappiamo bene l’effetto dell’essere ripetutamente sottoposta alle urla e che causa la tua sottomissione alle nostre richieste. Invariabilmente guarderò ciò che stai facendo e deciderò di volere l’opposto. Sono un talento naturale come Bastian Contrario. Tutto questo viene fatto per mantenere alto il tuo senso di ansia, forzarti a dubitare e così condizionarti al nostro volere. Periodicamente approveremo ciò che hai fatto e il tuo senso di sollievo sarà così intenso da ricevere uno sballo naturale. Questo a sua volta ti causa la voglia di ricrearlo e di conseguenza ogni singolo giorno ti muovi su gusci d’uovo mentre tenti di compiacerci ed evitare la nostra rabbia casuale e imprevedibile.

Non c’è un sistema su cui contare, nessun metodo che funzioni che dia sicurezza su cosa fare e cosa evitare, eppure tu continui a provarci. Come sempre, tu vuoi aggiustare le cose e mantenere la pace.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR