CHI DORME NEL TUO LETTO?

Io dormo e tu no. Io sono lì. Addormentato, gli occhi chiusi in un beato riposo apparentemente non influenzato da ciò che abbiamo espletato prima. Il mio petto si alza e si abbassa con un ritmo lento, il mio respiro è rilassato e regolare. Potrebbe arrivare un momento in cui vuoi fermare quella respirazione. Potresti voler mettere uno di quei cuscini pieni sulla mia faccia pacifica e premere con tutta la tua forza e volontà. Potresti desiderare di comprimerlo contro la mia bocca e il naso, appoggiandovi tutto il tuo peso corporeo per evitare che le mie mani frenetiche strappino via il cuscino per poter respirare ancora una volta. Quel desiderio, anche se non lo farai, pochi hanno la forza di volontà di portarlo a termine, potrebbe anche comparire più volte e prima di quanto pensi. L’immagine di spegnere una vita così tossica attraverso l’applicazione concertata di una cosa così innocua come un cuscino. È improbabile che sia l’unica immagine che prende forma nella tua testa. Immagini di scivolare giù dalle scogliere, un colpo e scappi, un tostapane nella vasca da bagno, un veleno oscuro e non individuabile somministrato in un ambiente dove ci sarebbero più sospetti di Cluedo. Così tanti scenari assassini che si può ben arrivare a immaginare di dire esattamente come sei ora. Nel nostro letto. Nel bel mezzo della notte.

Io dormo profondamente, il sonno dei retti e dei giusti. L’incidente precedente non mi ha turbato. O è che mi sono addormentato nello stordimento del bere, e i fumi dell’alcool mi hanno indotto in coma? Poi ancora, potrebbe essere l’effetto di alcuni psicofarmaci di cui mi avvalgo ripetutamente per cui sembro morto al mondo? Potrebbe essere una di quelle cose, ma qualunque cosa sia, io sono addormentato e tu non lo sei. Tu rimani sveglia perché non riesci a dormire. Sei seduta, le ginocchia raccolte al petto, gli occhi fissi su di me mentre la tua mente turbina. Tra tutti i pensieri tumultuosi, le considerazioni vorticose e i ricordi in aumento, un pensiero che domina su tutti gli altri, si ripete e si fa largo.

Chi è lui?

Cosa ha innescato una questione così seria? È stato un incidente isolato. Forse un selvaggio rimprovero quando tutto sembrava pacifico. Una giornata piacevole che improvvisamente è stata strappata dalla lingua acida che ti ha riversato addosso commenti taglienti. Ti ricordi come sembravo. Non pareva che fossi io. Sembravo posseduto. Gli occhi oscurati, la fronte corrugata, la bocca attorcigliata e un’espressione di odio. Non te lo saresti mai aspettato prima di ora. In effetti, hai trovato il modo in cui sembravo più spaventoso di quello che ho detto. Da dove è venuto? Ti stai sforzando di ricordare come è iniziata la discussione. Era qualcosa che aveva a che fare con il non ascolto, era così, ma che escalation ha avuto. L’irritazione è durata un attimo prima che la rabbia, la collera e la furia scoppiassero e tu ti sei trovata a ritrarti da questa violenza verbale. Questo non era mai successo prima. Era stato tutto così meraviglioso. Sì, avevi sentito un paio di persone che ti avevano fatto notare il mio temperamento, ma in tutti quei mesi felici non l’avevi mai visto apparire neanche una volta. Anche durante i periodi di prova, sono rimasto calmo, sereno, quasi glaciale anche quando la pressione saliva. Questo è stato uno dei motivi per cui mi stimavi. La mia capacità di restare lucido. Quindi cosa è successo, solo poche ore prima? Chi era quello? Non sembravo io, ma dovevo essere io, non c’era nessun altro nella stanza.

Ora sei seduta nel silenzio della camera da letto. La luce bassa della lampada alla tua sinistra illumina i miei lineamenti. Ora non c’è rabbia dipinta sulla mia faccia. Appaio come sembro sempre quando dormo, come se nulla al mondo potesse avere importanza. Sei spesso rimasta sveglia a vegliare su di me, felice di accarezzarmi il petto o la fronte, i miei occasionali mormorii di soddisfazione e il leggero rovesciamento della mia bocca che denota la mia contentezza per le tue attente cure.
Così giaccio lì, proprio come farei ogni altra notte. Dormo. Calmo. Tranquillo. Sono lo stesso di come sono sempre ogni altra notte quando hai vegliato su di me. Eppure, ancora la domanda viene di nuovo. Chi era quello che è apparso prima?

Dopo l’esplosione, sono uscito e me ne sono andato. All’inizio non sapevi cosa fare. Ti sei sentita scioccata. Una volta che ti sei ricomposta, hai telefonato alla tua migliore amica e hai spiegato cosa era successo, fornendole ogni dettaglio del meraviglioso giorno precedente e ogni particolare della tempesta che è esplosa in un istante.

“Oh, non è niente”, ha detto con la sua familiare voce rassicurante, “le coppie litigano, io e Pete abbiamo sempre delle discussioni. Lascialo raffreddare, andrà a posto. Ora, parlami di quel nuovo libro che hai menzionato l’altro giorno, va bene?”

La tua migliore amica ha cambiato discorso. Forse aveva ragione. Dopotutto, tutte le coppie inciampano a un certo punto. Certo. Ai tuoi genitori non è successo, non spesso comunque, quindi forse tu hai un’idea irrealistica di come si va d’accordo. Nonostante le sue rassicurazioni, sei rimasta preoccupata e hai chiamato tua sorella.

“Accidenti, è una sorpresa”, ha osservato dopo aver sentito il tuo racconto, “è sempre così adorabile, non pensavo che potesse fare una cosa del genere. Tornerà. Tornano sempre, probabilmente si sente un po’ un coglione per averti urlato contro e ha solo bisogno di andare a bere una birra o qualcosa del genere. Sul serio, non c’è nulla di cui preoccuparsi”.

Invece ti sei preoccupata. La successione di chiamate è proseguita con altri amici, tuo fratello e tua nonna. Hanno tutti tirato fuori rassicurazioni e hanno suggerito banalità per placare le tue preoccupazioni.

“Oh, non essere così sensibile, hai avuto la tua prima discussione, benvenuta nel club”.

“Scommetto che è stressato, probabilmente perché lavora troppo, avevi detto che ha lavorato molte ore di recente. Scommetto che torna con delle scuse e dei fiori. Dagli solo un po’ di spazio di un’ora o due”.

“Sarei impazzita se dovessi vivere con te sorellina, no, sul serio, si sta solo sfogando, voi due state bene insieme”.

“Oh tuo nonno aveva un brutto carattere ma non siamo mai andati a letto litigando. È così che siamo stati sposati per cinquant’anni. Ti aspetti troppo; ti devi impegnare in una relazione mia cara”.

Tutti pensavano secondo schemi simili. È parte integrante di una relazione. Fa male perché è la prima volta. Vuoi abbracciarmi e chiedermi scusa per esserti preoccupata così tanto, ma non vuoi disturbarmi. Ti rimproveri per aver riflettuto troppo su questo. Certo, pensi sempre troppo alle cose e come ti hanno detto tutti io sono tornato. Sono tornato dopo un paio d’ore, ho sorriso e ti ho preso tra le braccia come se nulla fosse accaduto. Non volevi parlare dell’incidente. Quella macchia nera in un giorno dorato, perciò non l’hai fatto. Il tuo sollievo al mio sorridente ritorno è stato così grande che non volevi lasciarmi andare e siamo rimasti abbracciati per diversi minuti. Il resto della serata è passato con la cena e un film prima di andare a letto insieme dove mi sono addormentato in un istante.

Non ho mostrato preoccupazione per quello che era successo. Non mi sono scusato ma non te ne sei preoccupata. Non avevi alcun desiderio di ritornare su ciò che era successo, almeno non volevi farlo con me, ma non sei riuscita a evitare di farlo nelle ultime due ore quando ti sei seduta qui sul letto, guardandomi, facendoti domande e meditando. Quelle parole erano così velenose, quell’espressione così odiosa, anche adesso il ricordo ti fa sentire agitata. Eppure, tutti quelli con cui hai parlato ti hanno rassicurato e devono avere ragione, no, se tutti la pensano così? Persone che hanno avuto relazioni più lunghe di te. Loro chiaramente ne sanno qualcosa e tutti hanno minimizzato il fatto. Deve essere la tua reazione eccessiva a un bisticcio, un bisticcio spaventoso ma forse era tutto lì. Una tantum. Un incidente isolato. Speri che sia perché non ti è piaciuta neanche un po’ la persona in cui mi sono trasformato. Non vuoi incontrarla di nuovo. Non è la persona di cui ti sei innamorata. Lui non è la persona che adori e di cui ti prendi cura. Non è la persona con cui sei andata a vivere e vuoi stare per il resto della tua vita. Non ne hai preso atto. Chiunque sia, il tuo letto non è il suo posto.

Intanto io dormo. A mio agio. Tranquillo. Sereno. Tu pensi di conoscermi. Pensi di sapere chi dorme nel tuo letto con te.

Non ne hai idea.

È così che inizia e né tu né nessun altro sapete la verità su chi sta dormendo nel vostro letto.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR