Noi siamo forti, potenti e impermeabili alla malattia o agli infortuni. Siamo roccaforti di invulnerabilità, un esempio autentico e splendente di radiosa salute e vitalità. La nostra superiorità implica che superiamo tutti gli altri di testa e spalle e la debolezza che viene dalla cattiva salute e dall’infermità non è una cosa che ci riguarda. Eccetto quando decidiamo che deve riguardarci. Questo succede quando giochiamo la carta della malattia. In generale ci sono tre casi, in cui lo facciamo.
Il primo è quando soffriamo realmente di qualche malattia o siamo feriti. Potrebbe essere un graffio su un sopracciglio ma secondo noi siamo stati accecati con un attizzatoio incandescente. Il dolore, buon Dio, il dolore, è troppo grande e intenso. Ci distrugge e ci fa contorcere nell’agonia. Vieni empatica, fai qualcosa.
Fai qualcosa subito. Dai sollievo alla nostra fronte febbricitante, metti una stecca alle nostre membra rotte e una benda alle nostre ferite. Devi fare il tutto per tutto. Dimenticati di andare al lavoro oggi, devi chiamare e trovare una scusa non importa quanto non ti convenga, perché ti viene richiesto di indossare una divisa da infermiera e darci la migliore interpretazione di Florence Nightingale. Questo leggero tirar su con il naso è polmonite, lo sai, e come se non bastasse è tutta colpa tua.
Hai insistito per lasciare aperta la finestra della camera da letto, e ora vedi cos’hai fatto. Potrei non superare la settimana. Vorresti questo, non è vero? Stronza, ingrata, dopo tutto quello che ho fatto per te. Lo hai fatto apposta. Volevi che mi ammalassi così potevi farmi soffrire. Ecco quanto sei orribile ed egoista. C’è da meravigliarsi che io sia stato con altre donne quando è così che vengo trattato da una persona che dovrebbe amarmi?
Sì la più piccola eruzione cutanea, il più piccolo dolorino e la tosse più lieve è tutto ciò che ci basta per permetterci di dichiarare di essere sul letto di morte. Si presta a molti usi. Prima di tutto, ne approfitteremo per evitare di fare, ad esempio, le faccende domestiche o di partecipare ad eventi dove volevi andare tu. In secondo luogo, ti obbliga a darci un mucchio di attenzioni prendendoti cura di noi. Quelle paroline di conforto e quelle borse dell’acqua calda portate al nostro letto sono tutte cose che ci forniscono carburante.
In terzo luogo, siamo capaci di provocarti con il nostro comportamento esigente e punendoti perché non sei all’altezza delle aspettative. Non ci hai portato abbastanza in fretta quella limonata oppure quelle erano le pastiglie sbagliate. Faremo paragoni con altre persone, “Mia madre avrebbe fatto un lavoro migliore a prendersi cura di me”. Tutto questo è progettato per provocarti una reazione.
La seconda occasione in cui giochiamo la carta della malattia è quando sei a essere malata o infortunata. Noi non siamo qui per prenderci cura di te. Buon Dio, assolutamente no. Perché dovremmo? Non è il nostro ruolo. Siamo troppo occupati a cercare il carburante e non abbiamo tempo o energie da spendere impegnandoci ad accudirti. Naturalmente, non solo siamo privi del concetto di sentimento per cui dovrebbe importarci e dovremmo sentirci tristi e impietositi per una persona che non sta bene, ma non lo consideriamo un compito degno di un soggetto brillante come noi. Se ti lamenti al punto da costringerci a chiamare un medico, faremo la nostra diagnosi allo scopo di uniformarci alla genialità del medico. Quando giunge alla diagnosi del disturbo di cui stai soffrendo dichiareremo,
“Sì, lo avevo detto a lei che era questo che non andava, ma non mi sta a sentire dottore, ha insistito per farla venire. Mi dispiace che le abbia fatto perdere tempo”.
Faremo in modo di denigrarti e irritarti mentre mostriamo quanto siamo intelligenti perché sapevamo cosa non andava in te (malgrado non fosse così) e il dottore è d’accordo con noi. Possiamo rubare un pezzetto di intelligenza al dottore per il nostro costrutto già che è qui, non è vero?
Poi inviteremo il dottore a esaminarci la spalla o la gamba mentre facciamo grandi sforzi per spiegare quanto male abbiamo. Questo mantiene i riflettori fissi su di noi e ti provoca fastidio perché ti abbiamo rubato la visita. Cercheremo di dichiarare che stiamo molto peggio di te. Tu hai un raffreddore; bene, noi abbiamo l’influenza. La useremo come un’opportunità per accusarti di essere una cercatrice di attenzioni (qui c’è una bella dose di proiezione) mentre precisiamo quanto sei egoista a esserti ammalata quando lo siamo noi. Non abbiamo alcun interesse nell’occuparci di te e dobbiamo far ruotare la situazione tutta attorno a noi. Di conseguenza, fingeremo un malanno per battere il tuo.
La terza ragione per cui giocheremo la carta della malattia è quando siamo a corto di carburante e di energia. Ci può essere un numero indefinito di motivi per cui si è verificata questa situazione. Potresti esserti accorta di qualcuno dei nostri comportamenti manipolatori per cui non reagisci così spesso, di conseguenza sia il livello che la qualità di carburante che fornisci sono ridotti. Potremmo anche avere un calo naturale nei nostri livelli di energia o avvertire una certa vulnerabilità, che indica che le nostre risorse sono piuttosto scarse. Ciò ci rende difficile cercare altre fonti di carburante.
Questo calo di carburante riduce il nostro potere e rischiamo che il vile demone che si cela dentro di noi tenti di scappare e si faccia sentire. Quando ciò accade, i bisbigli del demone ci ricordano delle nostre deboli identità. Noi non siamo malati. Noi non siamo infortunati. Però ci sentiamo indeboliti, come se fossimo malati o infortunati. Di conseguenza, giochiamo la carta della malattia al fine di ottenere un’iniezione di carburante d’emergenza, da te o da chiunque sia a portata di mano. Come individuo empatico, tu sei programmato a rispondere a questo e non puoi resistere all’opportunità di mettere in mostra la tua natura amorevole per aiutarci e accudirci.
L’attenzione che ci prodighi ci fornisce il carburante e iniziamo a sentirci di nuovo più potenti. I sibili del demone svaniscono dato che è ancora una volta inglobato all’interno della prigione del nostro costrutto e la nostra supremazia torna. La nostra debolezza se ne va grazie a questa offerta di carburante da parte tua e questo è dovuto al fatto che abbiamo giocato la carta della malattia. Lo faremo per guadagnare la tua solidarietà, quella dei familiari e quella degli amici e anche quella dei medici.
Le nostre diagnosi preferite sono però di natura invisibile. Depressione, un dolore allo stomaco o alla schiena. Siamo brillanti attori e amplifichiamo la nostra sofferenza. Il ritratto della nostra povera persona malata soddisferebbe Ferris Bueller.
Come la maggior parte delle cose, è solo un’altra invenzione concepita per manipolarti perché tu ci fornisca carburante, ma non devi mai osare metterci in dubbio. Noi ovviamente abbiamo cercato e studiato a fondo i sintomi e la nostra Sindrome di Munchausen è la più probabile.
Tu sei tenuta ad aiutarci a farci rialzare dal nostro letto di dolore altrimenti sei una brutta persona e ti taglieremo fuori dalle nostre volontà nell’eventualità che questa terribile sofferenza ci mandi la signora in nero. Sarai stufa da morire delle nostre malattie e infortuni ma sarai tenuta a essere presente.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR