Caro te,
La seconda settimana del sesto mese, ho smesso di provare sentimenti. Ho smesso di piangere, ho smesso di ferire, e soprattutto: ho smesso di desiderare.
Dovrei ringraziarti, penso. Per immaginare di aver trascorso questa vita segnata da quell’unico punto debole nel mio petto, che gridava a quel modo a te e al tuo vile intento. Dovrei essere contenta quindi, di vederlo estinto. Dovrei essere sollevata ora, perché se tutto ciò che desiderava era solo una debolezza, come potrei mai provare nient’altro che sollievo per la sua morte?
Questo corpo che una volta dicevi di amare, e poi dicevi di amare di nuovo, dovresti sapere che si sente diverso da abitare ora. La faccia nello specchio, gli occhi fissi dentro la faccia e la mente che è posta dietro agli occhi, tutti questi elementi ora sono cambiati, ora più nitidi, ora più duri. Ora più freddi.
Hai sempre odiato vedermi esercitare il potere, castigandomi come facevi per ogni battaglia pubblica condotta, per ogni brutta lotta a cui quel potere era stato giustamente devoluto. Dovresti essere così fortunato da vedermi combattere adesso, e ovviamente lo vedrai. Lo vedrai, se non lo hai già visto, e lo odierai, e desidererai ancora una volta ritrovarti beneficiario di esso apparentemente riluttante, e tuttavia.
Il potere speso su di te è energia sprecata, energia malriposta. Il potere diretto verso di te è il potere portato via da me stessa. Questo è, finalmente, ancora una volta il mio potere, e lo terrò e lo apprezzerò perché a modo tuo mi hai insegnato il costo terribile della sua rinuncia. Non commetterò più questo errore.
Quindi ti ringrazio. Adesso stai fuori.
Brynn
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR