UNA LETTERA AL NARCISISTA N. 63

Puttana.
Troia.
Succhia.
Queste erano parole che mi sono fin troppo familiari in questi giorni. Turbinano nella mia mente come un infinito ciclo continuo, ancora e ancora e ancora. Gli schiaffi, gli sputi, il soffocare. Li chiamavi giochi di sesso. Se avessi saputo cosa volevano gli uomini e avessi fatto quello che volevano in camera da letto, allora ora forse sarei sposata con una famiglia, come dicevi tu.
Sono istruita, alta, bella e avevo successo. Ero premurosa. Avevo sentimenti. Avevo speranza, una prospettiva. Ora, se riesco ad alzarmi dal letto e ad arrivare alla veranda sul retro per fumare un pacchetto di sigarette al giorno e arrivare al negozio per comprare del cibo senza avere un attacco di ansia tra gli esseri umani, mi considero fortunata. Soprattutto, ho paura di lasciare la mia camera da letto. Tu sei ovunque. I ricordi, vedo la tua macchina dappertutto, il tuo nome, tu ridi, il tuo sorriso, ti sento ancora, posso ancora sentire il tuo respiro, il modo in cui le tue labbra si muovevano quando parlavi, mi manchi. Tu sei ovunque. Quindi ho paura ad andare ovunque. Una volta sono andata in macchina al tuo paese per cena con gli amici e sono dovuta andar via perché temevo di poterti vedere. So che il fatto che io faccia questo ti dà tutto il potere, ma non ho l’energia. Tutto è estenuante. Tutta la mia luce, il mio amore, la mia tenacia, la mia eccitazione … spariti. Continuo ad aspettare di sentirmi nuovamente rinvigorita, di sentirmi viva.
È passato più di un anno da quando ti ho visto, salvo quando sei tornato due volte quest’estate per fare sesso e ora mi odio ancora di più. Ho pensato a te per mesi e mesi, poi sei apparso sul mio telefono e ho sentito che mi amavi e sono stata triste come lo ero stata durante il tempo in cui eravamo separati. Ero una sciocca.
Tutto gira. È passato tanto tempo e io non posso tornare quella che ero prima. Dormo e basta, e cerco di fermare i ricordi.
Questi ricordi …
Il tempo in cui mi sussurravi all’orecchio il nostro primo giorno di San Valentino durante il sesso, “sai che l’unica ragione per cui sei qui è che posso usare i tuoi tre buchi”. Poi ho iniziato a piangere e tu hai continuato ad andare avanti e io ho dovuto fare una faccia contenta perché i tuoi amici erano in città e dovevamo uscire con loro. Poi, come punizione per le mie stranezze emotive mattutine, hai proseguito il giorno di San Valentino con il sesso anale senza chiedere. Hai semplicemente afferrato il preservativo e avrei dovuto obbedire.
La volta in cui hai detto ai tuoi amici che l’unica ragione per cui mi hai portato a fare uscite carine all’inizio della nostra relazione era perché stavi cercando di fare le scopate.
Le volte in cui mi svegliavo accanto a te e invece di sorridere, baciarmi o coccolarmi mi dicevi solo succhia. Quella parola ora mi fa venire il mal di stomaco.
Quella volta quando hai urinato su di me sul terrazzo dopo una lunga chiacchierata sul nostro futuro, i bambini, il trasferimento in Florida e quanto mi amavi,,, poi, senza chiedere, senza indugio hai iniziato a urinare su di me e mi hai spiegato che ne avevi bisogno perché hai patito abusi sessuali estremi da bambino. Poi mi hai versato la birra sulla testa e mi hai spinto la testa a terra e mi hai detto ‘annusala puttana’ Mi sono comportata come se mi piacesse, dovevo, perché ti avevo appena riportato indietro e sapevo che se non l’avessi fatto, te ne saresti andato. Dopo tutto, tu avevi detto che gli uomini si innamorano delle donne che fanno tutto ciò che loro vogliono a letto. Sapevo che era un commento cazzata ma restavo servizievole perché, scioccamente, pensavo che tu mi amassi davvero e che volessi davvero un futuro con me. Dopotutto … erano passati quasi 3 anni “a singhiozzo” e tu continuavi a tornare quindi credevo che mi amassi.
La volta in cui mi hai fatto fumare una canna al telefono in modo da poter ascoltare, dato che sei un agente federale della narcotici e non puoi farlo, volevi sentirlo. Quindi mi hai implorato e supplicato e mi hai pregato di fumarne una in modo da poter ascoltare. Poi, dopo che l’ho fatto, hai riso e hai detto “sei una stupida fottuta puttana”, l’hai detto due volte, poi hai riattaccato.
Tutte le volte che mi facevi raccontare i dettagli degli incontri sessuali di tutta la mia vita perché ti faceva addormentare. Ti dicevo che odiavo il momento dei racconti e non mi piaceva, ma tu insistevi sempre. Parlami di un cazzo che hai succhiato è quello che chiedevi sempre… raccontami di qualcuno che hai scopato. Dimmi quanto ti è piaciuto.
Tutte le volte mi chiedevi ‘quanti cazzi hai succhiato oggi’ … poi dicevi ‘fammi avere il mio giochetto dov’è il tuo senso dell’umorismo’, come se a qualcuno potesse piacere che gli venisse posta quella domanda ogni giorno.
La volta in cui sei venuto con me all’inizio della nostra relazione allo chalet di mio padre e quando stavamo per addormentarci facesti spuntare un sonnifero, come facevi sempre prima del sesso, e poi mi hai sussurrasti all’orecchio, ‘non ti riconoscerai quando avrò finito con te’
Non ti piacevano i miei vestiti, dicevi sempre che dovevo mettere più in mostra la mia figura. Poi quando l’ho fatto, mi hai trattato come una puttana. Non potevo vincere. Gli infiniti doppi vincoli. Ora stai uscendo con una ragazza che assomiglia a tua sorella e si veste da uomo. È strano e mi sento male per lei.
Le volte in cui volevi sempre guardarmi fare sesso con altri uomini. Ringrazio Dio ogni giorno che non ti ho mai permesso di trascinarmi in queste cose. Ringrazio Dio ogni giorno. Ma continuo a risentire il chiedere incessante …
La volta in cui mi sei venuto sul viso poi lo hai sbattuto nello specchio del bagno e mi hai detto di “leccarlo” … ovviamente seguito da “puttana”. Quella è stata la prima volta che ho permesso a qualcuno di farlo. Sapevi che era la mia prima volta, e non era divertente. Da allora l’ho odiato.
Le volte in cui alzavi gli occhi al cielo quando non volevo raccontare storie di sesso
Allora mi ignoravi. Dicevi che tutto andava bene e io ero pazza e non ricordavo nulla correttamente. Dicevi sempre che estrapolavo tutto dal contesto. ‘Interpretavo male tutto e il mio rigurgitare fantasie storiche errate dimostra che sono pazza.’ dicevi.
Tutte le volte in cui ti prendevi gioco dei miei amici. Io dovevo passare un sacco di tempo con i tuoi amici e la tua famiglia quando erano in città, ma guai a uscire con i miei o che passi tempo a conoscerli. La cosa buffa è che tu non hai mai avuto nuovi amici in città e che le sole persone che chiamavi amici erano tutti i tuoi amici del tuo paese. Strano. Nessun vero amico qui e non hai neanche fatto alcuno sforzo per fartene, e hai sempre detto che i miei erano degli idioti.
La volta in cui mi chiamasti da un numero nascosto così ho potuto ascoltare la tua nuova ragazza che faceva sesso con te. Ho richiesto i miei tabulati telefonici. So che eri tu. Sei malato. Povera ragazza. Forse dovrei dirglielo. Ho una registrazione della chiamata, forse dovrei mostrargliela?
Io ho vissuto una vita piuttosto normale. Buona educazione, buona famiglia, buoni fidanzati e relazioni per la maggior parte. Una che ha tradito, ma sento che tutti ci passano a un certo punto della loro vita di appuntamenti. Abbastanza normale. Quindi parte del mio turbinio senza fine è la vergogna e il senso di colpa per aver permesso a qualcuno di trattarmi o anche parlarmi in questo modo. Com’è che è scivolato in una normale routine? Non ricordo come si sia arrivati a questo punto. È stato così subdolo. Così discreto. Ed è tutta colpa mia. Non hai fatto nulla di sbagliato, diresti. Era tutto a causa mia. Se solo , se solo facessi questo, o facessi quello, o se non avessi pianto o mi fossi arrabbiata, allora … è sempre stata colpa mia.
Mentre racconto questi ricordi più e più e più volte insieme a molti altri, continuo a chiedermi come hai mai potuto permettere a qualcuno di farlo, dillo!? Ed è così che funziona con questo tipo di abuso nascosto … è lento, subdolo, si insinua … e non si vede. Viene tenuto a bada da un assalto di calore, vero amore, eccitazione, gioia, felicità e progetti per il futuro. Poi, lentamente, un commento alla volta. Si oltrepassa un confine alla volta fino a quando un giorno ti svegli nel tuo letto dopo aver pianto per quattro mesi e capisci cosa in realtà stava accadendo. Poi diventa meno abuso e più lasciare che accada. Poi la vergogna, il senso di colpa, l’imbarazzo si insinuano.
Succhia
Quanti cazzi hai succhiato oggi
Parlami di un cazzo
Dimmi che ti piace essere una puttana
Dì che sei una puttana, stupida troia
Hai torto
Stai inventando le cose
Non l’ho mai detto
Bella puttana
Stai delirando
Sai che vuoi farmi vedere qualcun altro che ti monta
Ti sei fermata a succhiare un cazzo mentre tornavi a casa
Ci sono dei cazzi che hai succhiato e di cui non mi hai parlato
Avevo paura di dire al mio terapeuta l’anno scorso cosa era successo. Chi mai permetterebbe a qualcuno di trattarlo in quel modo. Ma io ti amavo e volevo che tu fossi felice … presumevo che tu volessi la stessa cosa per me. Come facevamo all’inizio. Quando per così tanto tempo è stato così perfetto … era così bello. Come si è arrivati a questo punto. La parte peggiore mentre scrivo questo è sapere che non mi hai mai rivolto un pensiero neppure per un secondo. Abbiamo parlato del matrimonio, di una famiglia, di andare a vivere insieme. TU parlavi di tutto questo. E ora non sono neppure un pensiero passeggero nella tua mente. Questa è la parte che fa più male. Nessuna discussione finale, niente scuse, niente abbracci di addio. Solo una scrollata di spalle e un bagliore di pensiero su una puttana che hai incontrato una volta. Mi sento così male per la tua nuova ragazza. So cosa le sta succedendo dietro le porte chiuse. Tutte le promesse, il calore, poi l’oscurità. I doppi vincoli. Gli infiniti doppi vincoli e il rumore del cassetto dei preservativi che viene aperto.
Riuscivo sempre a vedere quanto eri insicuro. Il ragazzo più insicuro che abbia mai frequentato. Forse è per questo che hai bisogno del dominio e dello svilimento sessuale. Forse è per questo che l’ho permesso, perché volevo che ti sentissi uomo, ti rendeva felice. In qualche modo alla fine ti fa sentire di avere il controllo dei tuoi abusi sessuali, se mai sono accaduti davvero.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR