UNA LETTERA AL NARCISISTA – N. 45

Ciao, essere umano senza valore. Sei uno spreco di elementi. Stai usando preziosa energia vitale per seminare il male su tutto ciò che tocchi.
Puoi essere molto orgoglioso di te stesso. Mi hai cambiato. Una volta ero un’anima bellissima. Una volta mi fidavo, amavo e davo tutto ciò che potevo al mio piccolo mondo. Tu l’hai calpestato. Mi sono sollevata sopra la tua paranoia e sono tornata con la gente. Ma l’altro giorno ho scoperto che eri gravemente malato. E ho riso. Ho riso. Spero che l’universo e il karma mi perdonino per questo. Spero che, in realtà, ci sia una grande potenza che osserva, che mi perdoni per come posso essere insensibile e fredda per una persona che una volta era la mia vita.
Ma ho avuto un grande piacere nel sapere che eri solo e malato. La tua famiglia non è interessata a te. I tuoi figli neanche ti parlano. Sei troppo vecchio, bisognoso e poco attraente per intrappolare qualsiasi cosa tranne la più semplice e disperata delle donne. Non sarà difficile dato che vivi in un paese dove di puttane ce ne sono a bizzeffe. E io rido anche di questo. Tu, che hai avuto una donna che ha creato due aziende da cui tu potessi attingere. Tu, che hai avuto una moglie autore di bestseller che non poteva fare ‘abbastanza’ per te. Tu che avevi una cuoca provetta, un’amante adorabile e un amica premurosa. Ora, sei di fronte all’inverno della tua vita che dà da mangiare riso e fagioli a qualcuno che non sa nemmeno parlare la tua lingua. Solo per il corpo caldo nel tuo letto. Grazie, ma il mio gatto è un compagno di letto migliore. Non ho bisogno di un cazzo. Né in senso reale né in quello vernacolare.
So che non ti manco nel senso classico della parola. Ma non può essere facile per un uomo così orgoglioso del suo trofeo e dei fantastici talenti della sua donna (sempre dichiarati come tuoi, ovviamente) di vivere senza Grey Goose e sigari cubani. Oh, quanto piacere mi dà andare al negozio di erbe locale (IDIOTA, come lo odiavi! Hahahahaaha) sapendo che avresti cagato una pietra blu. Che dolce vendetta è ogni volta che accendo una canna. Ora vivo in Colorado, quindi posso farlo legalmente. Nessuno se ne preoccupa. Sono, ovviamente, una tossicodipendente (che sarebbe la mentalità di Reefer Madness). Sei così molto, molto ridicolo con i tuoi impegni: cosa abbiamo mangiato, bevuto, fumato, ecc. Un bel bicchiere di Goose? Solo dopo le cinque. Un ricco Cohiba? Uno, condiviso, e solo dopo le cinque. Mi diletto a bere un bicchiere di vino a pranzo, tu controlli pazzoide. Ogni volta che faccio qualcosa che non fa parte del tuo “mondo”, gioisco. Guardo le serie tv. Mangio toasts alle tre del mattino. Faccio pisolini. A volte vado a letto molto tardi. Il gatto è il benvenuto nel mio letto. Mangio quello che voglio quando voglio. Ogni giorno ho cose nuove per cui essere grata.
Lascia stare che non puoi allungare il tuo stupido beneficio SS e il MIO reddito è abbastanza buono, grazie mille. Non ho bisogno di prendere la puppa di qualcun altro. Cosa fai oggi per migliorarti? Io oggi ho scritto migliaia di parole che venderò. Ecco.
Non mi possiedi. Non più. Non ho nessuno che “riporti” i guadagni del giorno dei libri prodotti dalla mia stessa testa. La mia roba. Hai provato a rubarli tutti la notte in cui me ne sono andata, ricordi? Non ho nessuno ora che pensa di poter scegliere la mia copertina. Tu non hai mai letto i miei libri, per l’amor di Dio! Sto ancora cercando di capire come ho permesso a un deficiente di prendere in mano un affare maledettamente buono che io avevo costruito. Questo è il mio problema personale e me ne prendo la responsabilità. Mai più. Io sono la padrona del mio destino e sono l’autrice e la venditrice dei miei libri.
Tu odiavi la mia famiglia. Odiavi i miei amici. Odiavi le persone. In questi giorni, a malapena riesco a prender fiato senza un figlio, un nipote, una sorella che fa appello alla vasta scorta di amore che ho e che ho sprecato nel tuo povero culo. E io lo do a loro. Per sempre e senza rimpianti. Com’è molto, molto tragico che qualcuno sia così povero di sentimenti da perdere la propria famiglia come hai fatto tu. Mentre scrivo questo, mi sento dispiaciuta per te. Che idiota che sono.
Compro ai miei nipoti giocattoli e vestiti. Preparo grandi cene alla ‘Mamma’. Presto i soldi ai miei figli quando ne hanno bisogno. Tu avresti una crisi. Odiavi ogni attenzione e soprattutto i soldi che spendevo per i miei cari. Con quelle centinaia di dollari con cui portavo il cibo in tavola a mio figlio potevi comprarti una maglietta stravagante. Vaffanculo. Preferirei avere un cesto di costumi di Goodwill per i nipoti. Doppio vaffanculo.
Sarebbe qualcos’altro se tu fossi intelligente o produttivo o qualcosa di utile. Ma invece sei una zecca. Non solo depredi coloro a cui succhi il sangue, ma diffondi malattie. Mi hai trasmesso la tua malattia. Lo so mentre leggo il resoconto della tua malattia e rido. Sono inorridita di poter odiare così tanto qualcuno quanto odio te. Non sapevo di avere un tale veleno in me. Hai creato in me un piccolo mostro. Ho intenzione di ucciderlo, qualunque cosa accada. E la tua salvezza è che non conosci nemmeno il mostro che hai creato dentro di me. Ho fatto il mio lavoro. Ho ignorato il tuo pessimo esempio per una persona. Ballo con il diavolo nella pallida luce lunare, ma tu non lo saprai mai. Condurrò la battaglia da sola. Il segreto del mio dolore, della mia paura, della mia angoscia e della mia disperazione rimarrà il mio. Tutto ciò che
devi sapere è che ho fatto la lista dei bestseller. Compila gli spazi vuoti, merda. Fottiti tre volte. NEL culo.
Con il passare del tempo, confido che perdonerò e spero di dimenticare. Nel frattempo, spero che tu muoia di una morte per un migliaio di pezzi. Spero che tu muoia per pochi centimetri. Millimetri. Voglio che raccogli ciò che hai seminato. Marcisci all’inferno. Soffri. Resta solo, non amato e colpito dalla povertà. Non meriti niente di meno. Se tu andassi a fuoco non piscerei su di te.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR