UNA LETTERA AL NARCISISTA – N. 50

Ciao ,

Non so se te ne ricorderai, ma l’ultima volta che ci siamo incontrati alla festa di un amico comune, dicesti che mi avresti mandato un messaggio in quel fine settimana per organizzare un incontro per “cercare di sistemare le cose”. Forse eri ubriaco, forse lo hai dimenticato, ma molto probabilmente volevi solo vedere come avrei reagito a quella proposta. La violenta inversione a U di punto in bianco. La mia faccia ha rivelato la mia mancanza di interesse, lo so. Deve esserti andata giù male, dal momento che nella tua mente, avrei dovuto essere troppo contenta di avere la possibilità di rivederti.

Non ho il tuo numero e mi hai bloccato comunque. Non posso telefonarti, quindi ti mando questa lettera. La verità è che non mi aspettavo di sentirti. E, cosa più importante, non posso continuare a cercare di “aggiustare” l’irreparabile.

Mi rendo conto che le tue aspettative nella vita sono molto diverse dalle mie. Non vedi il bisogno di scusarti, mai, dato che comunque ai tuoi occhi (ma solo ai tuoi), non hai mai fatto nulla che richiedesse scuse.

È il tuo enorme senso del diritto che guida quella sciocchezza. Così mal riposto, in uno così privo di autentiche qualità positive. Ma ora lo capisco. Devi compensare e celare quel reale senso di inadeguatezza che non sarai mai in grado di ammettere. Quel piccolo bambino ferito, che non ha mai avuto abbastanza amore o attenzione, che si nasconde profondamente dentro di te, che ti controlla anche ora, senza che tu neppure sappia di dover essere mascherato da quella falsa pomposità e arrogante superiorità.

Mi sento ancora un po’ dispiaciuta per te ma non come prima. Ora capisco che tutto ciò che puoi fare con l’empatia e l’amore è abusarne, usarlo, manipolarlo e trasformarlo in qualcosa che puoi rimproverare. “Oh così sensibile, oh così rapido a offendersi, oh così stupido, così incasinato, così noioso” … oh così .. ogni difetto negativo hai dovuto proiettarlo su di me. Lo capisco adesso. Ruota tutto attorno a te davvero, come è sempre stato. Non puoi sopportare di vedere difetti in te stesso, così li vomiti sugli altri.

Riveli le tue verità in modo così evidente attraverso questo comportamento. Ma almeno, suppongo di doverti ringraziare per qualcosa. Hai fatto luce su parti di me che dovevano essere cosiderate e alimentate. I miei rapporti con te mi hanno insegnato che i miei istinti sono forti e devono essere ascoltati. Non sono ignorati o soppressi.

I miei confini non verranno mai erosi nella misura in cui ho permesso loro di esserlo per il tuo finto fascino, le tue finzioni, le tue storie strappalacrime, le tue bugie e la tua svalutazione finale. Hai visto l’onestà emotiva come debolezza. Sì, io posso essere sensibile ma sono tutt’altro che debole, dato che sospetto che ora te ne renda conto anche tu.

La più grande ironia in questa triste storia è che tu sei il debole, il bisognoso, quello privo di autocoscienza, quello disfunzionale, e non io come tu cercavi così faticosamente di convincermi. Mi ci è voluto un po’, ma ora sono completamente indifferente a te. Sei sfumato in un piccolo punto all’orizzonte nella mia memoria. Non ti piacerà quello che so, ma tu hai sempre espresso le tue opinioni senza riguardo per come sarebbero state ricevute, quindi io sto facendo lo stesso qui.

Non ho alcuna vera amarezza ora, ma non desidero neppure vederti di nuovo. Non ti dimenticherò mai completamente ma ora hai smesso di essere importante. Ci è voluto un po’, ma ci sono arrivata come speravo di fare. Mi ha reso molto triste ma ho visto come il ciclo sarebbe continuato se avessi continuato a cercare di tenerti come parte della mia vita.

Abbi cura di te e sappi che anche se ero sinceramente interessata a te, questo è un vero addio. Non un manipolativo trattamento del silenzio per esercitare il controllo come quello che mettevi in atto tu, ma un vero e sincero … addio.

Ballerina Ya.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR