IL CULTO DI ME

Io sono una sorta di dio. Sono onnipotente e onnisciente. Guardo alle persone come pezzi di una scacchiera che muovo a mio piacimento nel perseguimento del mio gioco infinito. Sono rabbioso e capriccioso, facendo piovere il mio imprevedibile e arbitrario giudizio sopra chi ritengo offensivo. Come ogni dio, devo essere adorato e questo è il tuo ruolo. Ti ho reclutato per offrirmi ripetutamente sacrifici. All’inizio il tuo tempo, poi i tuoi soldi. Successivamente richiedo di sacrificare amicizie e i tuoi interessi esterni. Sempre bramoso e allo stesso tempo asservito a me, tu ripetutamente obbedirai nella speranza che io sparga il mio sorriso benevolente e costruisca il mondo in cui ti ho trascinata, un’altra volta ancora. Come ogni dipendenza d’altronde, il costo diventa sempre più grande e così nel tentativo di fermare il caos della furia che scelgo di rilasciare contro di te, tu sacrifichi sempre di più, all’oscuro del fatto che questo dio non potrai mai essere appagato.
Successivamente viene la tua sicurezza, la tua fiducia in te stessa e la tua felicità. Tutte sono gettate sull’altare e cedute.
Tu sei incoraggiata in questo orribile passatempo dai miei discepoli, sono pochi i prescelti che indossano la veste della virtù che ho loro conferito. Loro agiscono come io agirei, eseguendo le mie macchinazioni ed assicurandosi che tu non ottenga niente in cambio. Se dovessi mai interrogarti sul mio potere e le mie azioni, ti spiegherebbero in modo calmo perché ti sbagli e cosa devi fare, i loro occhi vitrei a causa del mio indottrinamento. I miei seguaci fanno sempre il mio volere. Cantano i miei mantra, e compiono i miei comandi con una devozione da schiavi alle mie dottrine. Saranno insistenti, persuasori e coercitivi fino a che tu adempi all’ultimo sacrificio al mio culto. La tua identità.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR