AVEVI DETTO CHE SAREMMO STATI INSIEME PER SEMPRE

Mi avevi detto che saremmo stati insieme per sempre. Lo ricordi? Io certamente sì. Abbiamo fatto così tante cose insieme, no? Ti chiamavo o tu chiamavi me e solo noi due riempivamo le nostre giornate insieme. Niente ci preoccupava. Ciascuno di noi aveva l’altro. Ci piacevano le stesse cose e le stesse cose ci facevano ridere. Abbiamo riso molto, vero? Grandi risate che scuotevano i nostri corpi e rendevano difficile respirare. Ci provocavamo a vicenda e più ridevi tu, più facevi ridere me e viceversa. Crollavamo a terra puntando e ridendo mentre le lacrime scendevano sulle nostre facce. La gente ci guardava e si chiedeva cosa avessero di nuovo quei due? Abbiamo trovato umorismo in così tante cose e qualunque cosa venisse sottolineata l’altro capiva subito. Lavoravamo insieme, eravamo una vera squadra. Ognuno sapeva cosa voleva l’altro e non abbiamo mai discusso di queste cose. Tu avevi il tuo ruolo e io avevo il mio e insieme andavamo d’accordo. Non volevo nessun altro a parte te. Non avevo bisogno di nessuno all’infuori di te. Ogni giorno mi chiedevo cosa avrebbe avuto in serbo per noi mentre esploravamo e analizzavamo insieme il mondo. Non c’è mai stato disaccordo su ciò che volevamo fare. Davo un suggerimento e tu eri d’accordo. Ti veniva un’idea e mi piaceva.

L’estate è stato il periodo migliore. Quei lunghi giorni. Uscivamo presto quando le prime luci dell’alba spuntavano all’orizzonte mentre il mondo non si stava nemmeno svegliando. Quanto ci godevamo il silenzio mentre a nostro modo nostro cercavamo l’avventura della giornata. Esploravamo e trovavamo qualcosa di nuovo anche se eravamo già stati su quel percorso in un’occasione precedente. A volte ci ferivamo e avevamo quel momento di panico, quell’improvvisa incertezza finché non ci aiutavamo l’un l’altro e poi ci fermavamo, liberi dal pericolo e stavamo lì ansimanti finché non ci facevamo prendere dalle risate.

“Avresti dovuto vedere la tua faccia”, ridevi tu.

“Avresti dovuto vedere la tua”, rispondevo io.

Scoppiavamo in raptus di risate, ma questa volta non c’era nessuno a sentirci. Molte volte seguivamo il vecchio sentiero impervio e tortuoso nella foresta per passare il tempo su quel lago. L’acqua fresca e invitante, un antidoto ideale per il caldo del giorno. La radura riecheggiava delle nostre urla mentre ci imbarcavamo in qualche nuova avventura, ma c’eravamo sempre solo noi. Nessuno sapeva di questo posto o se lo sapevano, non hanno mai scelto di visitarlo. Era un posto segreto. Era il nostro posto segreto. Anche se lo amavamo di più durante l’estate perché offriva così tante possibilità di ebbrezza, non abbandonavamo il nostro paradiso nelle altre stagioni. L’autunno ci vedeva andare lì in mezzo al vento ventoso e alle foglie che giravano vorticosamente per raccoglierle e andare in cerca di provviste. L’inverno era una visione spettacolare di bianco frizzante. Il lago ghiacciato e rigido, uno spettacolo bellissimo ma mortale davanti a noi. La primavera portava l’odore della vita e del rinnovamento mentre la pioggia battente svegliava di nuovo la foresta. Ci piaceva tutto ma, soprattutto, ci piaceva molto insieme.

Eravamo inseparabili e anche se la marcia del tempo aveva separato altri, non aveva mostrato neanche le prime avvisaglie di fare lo stesso con noi. Noi avevamo qualcosa di diverso, qualcosa che era per sempre, qualcosa di reale. Era qualcosa di forgiato da una tale somiglianza che eravamo davvero due metà della stessa cosa. Ci guardavamo spesso l’un l’altro in piedi accanto a quella silenziosa distesa d’acqua, gli uccelli silenziosi, troppo spossati dal caldo per volare o cantare. Guardavamo fissi i nostri riflessi nell’acqua tranquilla e senza parlare riconoscevamo le nostre somiglianze. Potrebbe non essere mai accaduto. A volte ho fatto riferimento a questa serendipità che ci era stata gradita ma tu hai preferito non parlarne. Non mi importava. In effetti era più facile in quel modo. A volte, quando ci rannicchiavamo sotto la chioma di un albero che ci fungeva da riparo mentre la pioggia scendeva intorno a noi, il chiasso assordante così grande che riempiva le nostre orecchie di rumore, mi chiedevo se sarebbe stato sempre così. Immancabilmente tu mi hai sempre rassicurato.

“Staremo sempre insieme, lo prometto.”

Mi dicevi e sapevo che dicevi sul serio. Sapevo che tu mantenevi le tue promesse.

So che tu non hai scelto di infrangere quella promessa. Qualcun altro ha fatto. L’ha infranta e poi tu te ne sei andato. Non è stata l’unica cosa che ha infranto quel giorno.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR