Io voglio possederti.
Voglio trascinarti nel mio mondo. Un mondo in cui le mie regole sono le uniche regole che contano. Quando ti guardo per la prima volta, faccio in modo di accertarmi della tua idoneità alla proprietà. Potresti essere posseduto solo nel senso che sei una fonte terziaria con cui interagisco una volta, ma in quel momento, possiedo te e possiedo il carburante che scorre da te.
Vorrei marchiarti come mia proprietà. Il mio apparecchio Il mio giocattolo. Io ti possiedo e questo implica che non ti possiede nessun altro. Io ho i diritti esclusivi.
Posso assegnarti il ruolo di fonte secondaria, nel caso in cui tu passi di grado e tu diventi mio, soggetto al contratto non scritto che governa te e me. Devi essere fedele, obbediente, rispettoso e un fornitore di carburante.
Se tu fossi la mia fonte primaria, l’ambita posizione di principale fornitore dell’assai prezioso e desiderato carburante, allora anche in quel caso devi essere di proprietà. Devi essere sottoposto al mio controllo totale ed egemonico. Una volta che deciderò che tu sei la persona giusta, non mi fermerò. Una volta che la luce è diventata verde, una volta che le prime gocce allettanti del tuo carburante hanno iniziato ad essere assunte da me, non c’è speranza per nient’altro.
Devi essere mio. Devo possederti.
All’inizio penserai che ti guardo con occhi innamorati. In effetti lo faccio mentre trasformo le mie preziose orbite negli specchi che ti danno ciò che vuoi vedere. Dietro il loro sguardo argenteo, si stanno formando le mie macchinazioni tramate. Sto assorbendo il tuo modo di sorridere, come arricci il naso, come giochi con i tuoi capelli sul lato sinistro della testa, mai sul destro. Ascolto il modo in cui dici “scone” – lo dici in modo che faccia rima con tone (tono) o gone (andato)? Ogni parola che uscirà dalla tua bocca apparterrà a me. Voglio sapere tutto di te. Ogni aspetto della tua vita ora deve appartenere a me. Quando la mia mano ti tocca e senti quella scossa elettrica tra me e te, è la mia connessione con te mentre comincio a scaricare la tua vita.
È vero che ti ho già monitorato, esaminato la tua vita da lontano, fatto indagini e osservato prima di lanciare il mio accordo di fusione. Ho eseguito il compitino, ma ora voglio dominare, conquistare e inglobare. Devo avvolgerti nel mio mondo perché poi così posso essere sicuro che risponderai come richiedo. Leale, affidabile e funzionale.
Gradualmente ti svuoto della tua identità, consumandola per il mio uso personale. Questo fa parte del processo di possederti. Non conosco confini, non vedo limiti, non riconosco restrizioni. Ho deciso che deviappartenere a me e quindi questo è ciò che deve accadere con l’accumulo progressivo e incrementale di ciò che sei tu. Io sono collegato a te, il supremo parassita che ti succhia la vita. I tuoi soldi diventano i miei soldi, la tua casa diventa la mia casa, i tuoi amici diventano i miei apparecchi. Non c’è un vero me. Non c’è sostanza e quindi devo rubare ciò che sei tu per conferire l’aspetto della sostanza.
L’unico modo che comprendo per farlo è possederti. Renderti parte del mondo costruito che ho intessuto. Questa splendida finzione inganna così rapidamente e mentre apro il sipario e ti invito a entrare nella mia terra meravigliosa, tu accetti e una volta dentro diventi mio. Il mondo reale viene lasciato fuori. Il mondo reale delle regole, dei modelli, delle procedure e della correttezza non è più adatto a te. Ora io ti possiedo e, di conseguenza, sei soggetto alla mia natura capricciosa, all’applicazione arbitraria delle mie regole e delle mie dichiarazioni. Niente di tutto questo avrà senso per te quando inizi a capire cosa sta succedendo, ma a quel punto sarà troppo tardi. La tua integrazione dentro di me sarà così talmente fuori controllo che potresti anche urlare e l’unica voce che sentirai sarà la mia.
Il mio possesso di te implica che ti dico con chi parlare e chi ignorare. Il mio possesso
implica che quell’abito è sbagliato e quell’altro è giusto finché non è il contrario. Ieri è domani che diventa oggi. Pensi che Josef K abbia sopportato l’incubo kafkiano del nulla ha senso? Non hai ancora visto nulla.
Io devo controllare tutto. Il mio spazio, il tempo e l’ambiente intorno a te. Questo è il motivo per cui sembra che io operi come se non avessi alcun concetto del tempo, ma è perché non opero con il Tempo Medio di Greenwich, ma piuttosto con il Tempo di Essere Cattivo. Divido in compartimenti, spostandomi tra mondi che non devono mai entrare in contatto tra loro, dove i giocatori e gli attori all’interno di essi si muovono verso di me. Ballano sulla melodia che suona il mio piffero invisibile. Non devo lasciare nulla al caso. Non mi piace il caso. È la mia rovina. Voglio prevedibilità e alla fine capirai che ci sono pochi che sono prevedibili come la mia specie. Portiamo eccitazione, portiamo caos, portiamo dramma ma è tutto così prevedibile. Le stesse manipolazioni, solo variazioni sul tema. Alcuni di noi hanno più corde al loro arco dell’oscuro cupido, ma le frecce avvelenate che spariamo hanno tutte gli stessi effetti. Controllo e carburante.
È solo assicurandoci che ti possediamo, che possiamo essere certi e convinti che farai come vogliamo, che non sarai sleale o traditore con noi. Dobbiamo collegarti a noi e come una sanguisuga gigante succhiare l’essenza stessa da te, prendendo il tuo carburante, la tua sicurezza, la tua autostima, la tua fiducia in te stesso e spogliarti di queste cose per assicurarci che vi sia obbedienza e rispetto.
Voglio possedere così da sapere che vincerò. Voglio possederti così posso esistere.
Voglio possederti in modo che tutto ciò che fai sia una conseguenza delle mie decisioni e delle mie azioni, il che mi assicura che tu mi fornisci la mia linfa vitale ogni volta che lo chiedo. Tu ci sei su chiamata e su richiesta, la mia fonte primaria di salvezza, la ragione della mia esistenza, e non oso concedere il minimo spiraglio di autonomia per paura di perdere quel controllo.
Voglio possederti per sottolineare la mia superiorità. Voglio possederti per ricordare a me stesso che io sono potente. Voglio possederti in modo che venga ripetutamente ribadito che io sono colui che controlla.
Voglio possederti per smettere di essere lo schiavo che sono.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR