UNA COSA PORTA ALL’ALTRA

Così la tua fine della tua storia è stata dura e ti ha lasciato ferita, con lesioni fisiche ma soprattutto emotive e ti tieni rinchiusa ormai da mesi. Cerchi l’isolamento come mezzo per affrontare il turbamento che hai vissuto giurando di non uscire mai più. La tua determinazione è aumentata, con quotidiane liberazioni riguardo a ciò che ha fatto che si accumulano mentre senti parlare di un cumulo di azioni aberranti. Hai deciso di concentrarti su ciò che contava per te e quindi le relazioni sono state relegate nella parte posteriore della tua mente. Sentendoti più forte, le ferite che guariscono ma non ti hanno guarito, ti trovi ripetuti inviti da parte dei tuoi amici benintenzionati, amici che ti hanno sostenuto in questo periodo sgradevole della tua vita, ad uscire dalla clandestinità e permettere a te stessa di brillare ancora una volta. Accetti e dopo una lunga preparazione esci fuori, come una creatura in letargo e ti unisci ai tuoi amici in quel bar che è stato ristrutturato ed è un’esca per tutte le belle creature.

Vedo che stai lì al bar. Sei in piedi leggermente appartata dai tuoi amici come se cercassi di preservare il tuo spazio personale. Mi accorgo che la conversazione è diretta verso di te e mi rendo conto che i tuoi amici ti stanno dando quello che io considererei un livello eccessivo di attenzione, come se stessero ripetutamente controllando che tu stia bene. Occasionalmente le mani ti toccano il braccio in segno di rassicurazione e le teste si inclinano mentre i visi dolci emanano espressioni gentili. So che vieni accudita. So che sei protetta e questo significa che sei stata ferita. Sento l’odore del sangue che è stato versato nel tuo passato e aspetto che vengano impugnati i telefoni per scattare varie fotografie in posa. È tempo di avvicinarsi.

Mi dirigo verso il bar e mi giro leggermente per osservare te e i tuoi amici mentre le foto continuano. Una cattura il mio sguardo e sorrido. Lei risponde sorridendo a sua volta e dà di gomito alla sua amica.

“Gradireste che ne faccia una a tutti voi?”, chiedo, mentre mi sposto accanto a te. Seguono cenni di apprezzamento e mi viene consegnato un telefono dopo l’altro, mentre relego la tua foto di gruppo in una memoria digitale. Mi impegno in una conversazione educata ma giocosa con tutti voi, ma resto concentrato sulle tue reazioni. Sei esitante, ma ridi delle mie parole, apparentemente desiderando accoglierle, ma non sono sicuro se dovresti farlo. Tiro fuori il telefono e faccio una foto a tutti voi e poi altero la messa a fuoco in modo che la lente si posi su di te e solo su di te mentre scatto una raffica di foto prima di augurarvi una piacevole serata e di ritirarmi dai miei luogotenenti che mi aspettano. Non passa molto tempo prima che una ricerca della tua immagine mi abbia dato il tuo nome, e sono in grado di accertare alcuni dei tuoi interessi dal tuo profilo di Facebook incluso il fatto che sei una ballerina appassionata e hai vinto diverse gare di ballo. Faccio qualche ricerca sulle gare di danza per giovani uomini e mi preparo l’amo dicendo che sono stato un ballerino da giovane, anche se un infortunio calcistico mise fine ai miei crescenti progressi. Assorbo alcuni elementi chiave della terminologia e poi mi muovo verso di te. Do un colpetto al primo domino e questo inizia a cadere sul secondo.

Parliamo. Beviamo. Balliamo. Imparo più cose su di te. Mi piace giudicare dalle risposte dei tuoi amici. Mi assicuro il tuo numero e ti do il mio. Ti mando un messaggio cortese il giorno successivo. Un appuntamento a cena è assicurato. L’appuntamento va bene. Apprendo più cose su di te, e compilo il mio dossier su di te dal momento che un appuntamento di approfondimento è stato prontamente accettato. Ti sorprendo con biglietti per un balletto. Tu sei deliziata. I domino continuano a cadere. La tua resistenza svanisce. Il terzo appuntamento è scontato e poi gli appuntamenti diventano più frequenti. Sono a casa tua. Sono nel tuo letto. Sono dentro di te. Tre settimane diventano tre mesi. I domino continuano a cadere mentre so tutto del tuo passato. So anche tutto del tuo presente grazie al mio spiare. Ti inghiotto nel mio mondo con i miei luogotenenti che ti accerchiano. Prendo il fumo e lo getto sugli occhi dei tuoi sostenitori, e intanto ne recluto due nel mio ovile. Ti elevo. Ti attiro. Ti adulo e ti incanto.

Il tuo tempo è con me. Il tuo telefono pieno del mio amore. I tuoi weekend sono riempiti da me. Io rimango da te e tu da me. Compare lo spazzolino da denti e poi la borsa da notte che rimane sul posto. Mi lavi i vestiti e poi sono più le volte che sto lì di quelle in cui non ci sono. Tolgo quelli che non servono dai tuoi contatti ma sembra che tu non lo noti. I tuoi occhi mi mostrano quanto sei incantata e intanto quei domino continuano a cadere. Le vacanze vengono prenotate mentre comincio a invadere il tuo futuro. Ti controllo il telefono e invio messaggi. Leggo la tua posta, ma non ti dispiace dal momento che lo faccio per aiutarti quando sei impegnata. Naturalmente. Salame affettato, mentre impongo il mio mondo su di te e tu prontamente ti sottometti. Conosco tutti i tuoi amici, so tutto del tuo lavoro, dei tuoi hobby e della tua famiglia. Sono considerato il ricostituente ideale dopo “lui”, di cui ridiamo e che io conosco; è uno dei miei fratelli, ma non te lo dirò mai. Le tue giornate sono già programmate da me e tu mi dici spesso quanto sei fortunata. Io non sono d’accordo. Mi trasferisco ma mantengo la mia casa perché “il mercato non è adatto per vendere proprio ora”. Quella tana non andrà da nessuna parte. La congrega è stabilita. Tu sei euforica. Ti viene offerto il mondo e, come i domino clack clack clack, tu accetti tutto. Compare l’anello e tu dici sì. Viene stabilita una data e vengono fatti i progetti mentre io ti dono il futuro. I tentacoli sono tutti intorno a te, le condutture del carburante sono al loro posto ma, naturalmente, tu non te ne accorgi. Io sono con te, in te e attorno a te. Ti siedi a colazione ammirando l’anello luccicante al dito mentre osservi:

“Sai che sono passati sei mesi da quando ci siamo incontrati in quel bar? Chi l’avrebbe mai pensato?”

Ti mando quel sorriso speciale e tu non riesci a notare i miei occhi che si scuriscono per un istante, perché devi ancora scoprire che una cosa porta all’altra.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR