Non so cosa vuoi, il cielo sa che ci ho provato. Ogni giorno ho dedicato il mio tempo alla ricerca della tua felicità. All’inizio è stato facile perché sembravi così felice. Non penso di aver visto nessuno che si comportasse in modo così spensierato. Nulla sembrava infastidirti, trattenerti o distrarti. Ti muovevi con una tale consapevolezza, agivi con uno scopo definito e devo confessare che lo trovavo attraente. La singolarità del tuo scopo era evidente anche all’osservatore distratto. Ti sei scrollato di dosso le disavventure, hai evitato il disastro e schivato la catastrofe come se una volta avessi promesso che non avresti mai tollerato nulla che potesse ostacolarti o trattenerti. È ammirevole e impressionante. Con quella capacità di planare senza sforzo attraverso la vita sembravi sempre felice, o almeno questo è quello che pensavo. Hai reso felice anche me. Dio sa che l’hai fatto. L’hai fatto meglio di chiunque altro e con tale convinzione. Posso mettermi la mano sul cuore e confermare che non ho mai trovato nessuno come te. La tua capacità di amare ha superato qualsiasi cosa avessi visto prima. Tutto il resto impallidiva accanto a te e al tuo fulgido splendore dorato. Hai scacciato l’oscurità, hai illuminato i giorni più bui e lo hai sempre fatto con tanta fiducia e forza d’animo. È stato facile amarti, tu l’hai reso facile. Chi non amerebbe un Dio dopo che si è degnato di camminare così sulla terra? Tra tutti i miliardi di persone che attraversano questo pianeta, tu sei arrivato e hai scelto me. Me. Due misere lettere eppure hai fatto sì che quelle lettere riempissero la tua vita e non c’era spazio per nient’altro. Non ero mai stato al centro di un tale amore, attenzione e affetto e, sai, credo che non ci starò mai più. Non c’è nessuno come te. Lo intendo come un complimento, lo dico onestamente, nessuno mi ha amato come hai fatto tu. Se non l’avessi visto accadere e non l’avessi sentito avvolgermi non ci avrei mai creduto, e credo in ciò che ho fatto, con ogni grammo del mio essere. Sai, mi sono quasi sentito obbligato ad amarti. Come poteva essere altrimenti dopo tutte le cose che hai fatto per me e tutto ciò che dicevi? Sarei stato sicuramente un mostro dal cuore freddo se ti avessi negato l’amore più perfetto dopo ciò che mi hai dimostrato. Per ricambiare ciò che mi davi non potevo fare altro che andarmene, e mi dispiace profondamente per te, così questo mi ha reso facile amarti. Ho dato tutto per te, ma devo essere onesto, almeno all’inizio, non è stato un lavoro ingrato, un esercizio faticoso o un percorso spinoso. Era una gioia. Mi hai rinvigorito, mi hai esaltato e mi hai ispirato. Sei diventato il centro del mio mondo e così ti ho amato in ogni modo possibile e immaginabile, con i miei occhi, la mia bocca, le mie dita, il mio respiro e il mio cuore. Mi svegliavo e la prima cosa a cui pensavo eri tu. Ti scoprivo spesso e sovente a riempire i miei pensieri e intanto pensavo a come meglio potevo ricambiare il tuo meraviglioso amore. Ho modellato la mia vita intorno alla tua mentre cucinavo per te, facevo acquisti per te, ti ascoltavo e ti davo consigli. Ho dato sollievo alla tua fronte febbricitante e ti ho tenuto la mano sudata mentre scivolavi in un sonno agitato. Ti ho lavato i vestiti, ti ho cercato le chiavi, ho sostenuto i tuoi sforzi e ho lodato i tuoi risultati. Mi sono reso la persona migliore che potessi desiderare al tuo fianco e mi sono sforzato ogni giorno di conservare la nostra felicità per la nostra unione perfetta. Ho investito tutto ciò che avevo nella nostra relazione perché volevo essere Robin per il tuo Batman, Hutch per il tuo Starsky e il bambino di Sundance per il tuo Butch Cassidy. Mi sono limitato a fare il ritratto perfetto per tutti quelli che ti ammirano. Per quelli che si inginocchiano, per chi ti bacia la mano, per chi si inchina e per chi ti sta accanto e dietro le spalle. Non ho dato loro alcun motivo per dubitare di noi, per dubitare di te. Ho sorriso quando il dolore ha cercato di impedirmi di farlo. Ho respinto le lacrime quando volevano sgorgare. Ho cercato risposte anche quando ho iniziato a capire che non ne sarebbero arrivate. Mi hai fatto girare, rigirare e penzolare, mi hai fatto diventare come Don Chisciotte, che combatteva contro quei mulini a vento perché potevano essere giganti. Mi hai fatto pensare che i nemici si nascondessero dietro ogni angolo, con la loro gelosia dalle lunghe dita pronta a rubare ciò che avevamo. Li ho cercati, pronti a colpirli per preservare ciò che abbiamo, perché credevo in te e me. Ti ho dato ogni minuto di ogni giorno, ho cancellato i miei progetti, ho lasciato perdere gli amici e fatto irritare la mia famiglia per darti quello che pensavo volessi. Ho pulito, ho lavorato, ho fatto il bagno, mi sono rasato, mi sono tagliato, ho fatto la dieta, mi sono pesato, mi sono lavato e ho fatto tutto questo per te. Avevo fatto così tanta strada con te che non mi sarei fermato perché in qualche modo sapevo che ce l’avremmo fatta, tutto quello che dovevo fare era trovare ciò che volevi. Questo sono io, vedi, io sono uno che dà e tu sei uno che riceve. Questo non mi addolora perché ho passato la maggior parte della mia vita da fornitore e donatore, ecco perché sono stato messo sulla terra, a prendermi cura, a preoccuparmi, ad assistere e ad amare. Questo è il mio ruolo e l’ho assolto con totale dedizione e distinzione. So che posso dormire sonni tranquilli, ancora di più perché tu non dormi più con me, e lo faccio con la consapevolezza che ho fatto tutto il possibile per te. Non potevi volere di più. Non potevi volere una persona migliore. Tu eri la migliore per me e volevo essere anch’io il migliore per te. Dicono che quando stai attraversando l’inferno dovresti andare avanti, ma io non ci riesco. Queste mani tremanti, i miei avambracci sfregiati e i capelli che si diradano mi dicono il contrario. L’incessante dolore sordo alla testa, la postura curva che ho acquisito e l’onnipresente senso di paura minacciano di consegnarmi all’oblio. Ho pensato che se avessi saputo cosa volevi, se mi fossi impegnato e ci avessi provato, avrei potuto capire con certezza cos’è che volevi e poi avrei potuto dartelo e saremmo stati di nuovo una cosa sola. Saremmo stati noi. Saremmo stati felici.
Non so cosa vuoi.
Ma non posso più dartelo.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR