Quante volte durante la tua danza con il narcisista hai considerato un pericolo la casetta in cui convivevate che si intravedeva in lontananza mentre guidavi in direzione di essa o il taxi vi si avvicinava? Quante volte ti sei seduta desiderando di essere già fuori e lontana dalla sua buia, incombente minaccia mentre armeggiavi cercando le chiavi di casa?
Quante volte hai sopportato questo ritorno a casa con noi al volante quando la conversazione una volta vibrante si è lentamente inaridita e un pesante presagio di silenzio ha inghiottito l’interno del veicolo. Puoi ancora sentire quella sensazione di nodo allo stomaco quando vedi la nostra sagoma alla finestra dove naturalmente avevamo tenuto d’occhio il tuo ritorno? Il dolore che ti sale nel petto quando vedi la porta che si apre lentamente e viene lasciata socchiusa, mentre ti facciamo cenno da dentro ma non stiamo ad aspettare di salutarti giacché ci prefiguriamo ciò che ti aspetta.
Sembra che solo tu sopporti questo trattamento proprio in casa tua. Era destinata ad essere una sorta di santuario, un posto dove le fatiche e i problemi del mondo fuori dalla tua finestra fossero destinate a restare sulla porta. Doveva essere un posto dove ti sentivi riscaldata, amata e sicura. Onestamente si sa che hai tentato di infondere queste cose nella tua casa, così come hai lavorato duramente per renderla un ambiente piacevole e invitante, un posto per rilassarti ed essere te stessa. Sfortunatamente, con noi hai preso troppo alla lettera quest’ultima parte. Gli ospiti in casa tua vengono sempre accolti caldamente da noi, con baci sulle guance e con strette di mani, un deciso colpetto sul sedere come parole di benvenuto sono la regola. Noi impersoniamo il perfetto padrone di casa, mettendo a loro agio gli ospiti, non mettiamo mai loro fretta di andarsene, offriamo sempre una bevuta in più. Naturalmente tu svolgi il tuo ruolo così come ti ordiniamo, infatti sei tu quella che organizza il pasto e versa da bere, ma tutto viene fatto in modo così caldo e riconoscente che smentisce la realtà della nostra supremazia su di te.
Tu versi il vino nei quattro bicchieri e intanto pensi che questo è il terzo servito che hai dovuto comprare quest’anno e siamo ancora a maggio, e che una volta che gli ospiti saranno spariti nella notte quei bicchieri verranno scaraventati sul pavimento a infrangersi come se qualche piccola e del tutto irrilevante trasgressione si fosse impossessata del tuo ruolo e diventasse il ring per un incontro di furia intimidatoria. Come il padrone si trasforma velocemente nella bestia una volta che il pubblico se n’è andato. Quante volte hai insistito perché i tuoi invitati restassero più a lungo e in qualche occasione hai messo a disposizione la stanza degli ospiti per impedire quello che inevitabilmente segue subito dopo. Talvolta hai deciso di prolungare la loro presenza finché ci siamo addormentati, infusi di alcool e un cordiale pasto che ti ha permesso di dire arrivederci ai nostri ospiti appena ci siamo appisolati come se tu preferissi non svegliare la bestia nei due sensi della parola. Ci passi accanto in punta di piedi soffermandoti soltanto, sempre da persona caritatevole, per metterci addosso una coperta dopo di che ti dirigi silenziosamente a letto sollevata per avere evitato una delle nostre scenate.
Quando il tuo taxi si ferma fuori dopo che tu hai deciso di uscire di casa per una rara notte fuori e paghi il conducente, gli occhi guizzanti avanti e indietro dalla porta socchiusa, l’entrata dell’inferno che si è spalancata e ti invita ad entrare, la tua disperazione e apprensione cresce. Il mondo esterno non comprende cosa succede tra quelle mura. A qualsiasi altra persona sembra che tu sia soddisfatta della tua relazione di coppia, godendo di un buon tenore di vita. La nostra facciata accuratamente costruita ci assicura che abbiamo ottenuto il riconoscimento e lo stato che spetta di diritto alla nostra specie.
Ci assicuriamo che qualunque altra persona sappia che noi siamo persone capaci, di successo, divertenti e di bell’aspetto. Questa è la ragione per cui riceviamo così tanti inviti per ricevimenti, cene, serate fuori e balli prestigiosi. Sai che tu non devi mai declinarli perché la partecipazione è obbligatoria per permetterci di camminare tra la nostra gente e risplendere, bevendo grandi quantità del loro carburante pieno di ammirazione. Noi teniamo discorsi agli eventi di beneficienza e annunciamo una generosa donazione per mantenere la maschera di decenza e rispettabilità mentre ti diamo calci sotto al tavolo per farti sorridere a tutti quelli che ci stanno guardando. La nostra gentilezza viene riconosciuta da tutti nella nostra comunità e il mantenimento di questa facciata ha un’enorme importanza per noi e in nessun modo possiamo permettere che venga intaccata o distrutta.
Eppure tutto il fascino, l’apparente generosità (quelle donazioni non escono mai dal nostro portafogli ma da un’azienda di cui facciamo parte, dove noi abbiamo convinto altre persone a sponsorizzare l’evento, ma naturalmente noi ce ne prendiamo sempre il merito) e il calore evapora una volta varcata la soglia di casa. A volte, mentre tornavamo via in macchina da un evento, hai desiderato aprire la portiera, saltare fuori e scappare giù per la strada lontana dall’imminente terrore che sai che ti aspetta. Riconosci i segnali. C’è una riduzione e un’eventuale cessazione della conversazione dopo che ti abbiamo borbottato qualche laconica critica.
Sai che è la cosa migliore piuttosto che provare a controbattere. La guida sembra non finire mai e tu puoi sentire la nostra rabbia agitata appena ti siedi accanto a noi nel sedile passeggero. Appena giriamo l’angolo e la casa compare in lontananza vorrai scomparire, vorrai essere tolta da quella situazione ma sai che non puoi. Cammini con passi pesanti attraverso quella porta. Noi entriamo sempre prima di te e la lasciamo aperta, allo stesso modo di quando sei uscita senza di noi. È un chiaro segnale. Tu ora stai entrando nel nostro territorio e risponderai per aver mancato di sorridere a uno dei nostri scherzi, o per il fatto di aver passato venti minuti a parlare con altri piuttosto che restare a ridere e sostenermi in mezzo alla mia cerchia. Non mi hai riempito il bicchiere e l’hai riempito a qualcun altro piuttosto che a me. Hai divorato il tuo antipasto mancando di eleganza e decoro.
Hai mancato di fare un’offerta durante l’asta di beneficienza. Sei andata in bagno durante un discorso. Hai alzato gli occhi al cielo ad uno dei miei preziosi aneddoti (avendolo sentito già un centinaio di volte). La lista degli errori, sia reali che immaginati è lunga e noi troveremo sempre qualcosa che non hai eseguito correttamente durante il nostro tempo fuori casa e una volta tornati ti puniremo mentre tiriamo fuori dal nostro kit uno dei nostri attrezzi manipolativi allo scopo di svalutarti.
Noi speriamo che tu possa controbattere e tirar fuori un po’ di rabbia, ma più spesso che no, quando noi sbattiamo la porta chiudendola con un click e avanziamo verso di te vi è solo panico e lacrime che scorrono. Appena la nostra ombra cade su di te, già i tuoi occhi zampillano di lacrime perché tu sai cosa succederà dietro quella porta chiusa.
La generosità caritatevole che prodighiamo davanti al mondo esterno in genere finisce sempre a casa.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR