Il concetto dell’empatia può essere diviso in tre tipi. Ci sono tre aspetti identificabili.
Prima di tutto c’è l’idea dell’empatia cognitiva laddove si può capire il punto di vista di un’altra persona. Io sono capace di capire il punto di vista di un’altra persona ma raramente accederò ad esso, a meno che non veda un guadagno ulteriore che possa essere ottenuto esprimendo il fatto che sto capendo il loro punto di vista. Perfino quando spiego di capire, è comunque improbabile che io lo accetti. I Narcisisti Inferiori e Medi sono incapaci di comprendere il punto di vista di quella persona perché si opporrà al loro, ostacolando ciò che vogliono ottenere e frustrando le loro finalità in seguito alla loro differente prospettiva. Mancano di funzioni cognitive per farvi fronte. Ovviamente, le persone empatiche sono esperte nel capire il punto di vista dell’altro ma andranno oltre. Mostreranno pazienza nel permettere che quel punto di vista venga articolato, faranno domande per estrarre questa opinione e la applicheranno alle loro situazioni ed esperienze personali. Gli individui empatici vogliono comprendere il punto di vista dell’altro. Non solo danno un palcoscenico per iniziare, ma permettono anche che venga trasmesso, espanso e applicato. D’altra parte non sorprende che questa empatia cognitiva si diffonda nei tratti empatici di pazienza, bisogno di comprendere, bisogno di conoscere la verità. Inoltre, avere una tale empatia cognitiva fa sì che la persona empatica sia molto più suscettibile all’insalata di parole, alla conversazione circolare, alle bugie e alle mezze risposte che la nostra tipologia fornisce. La persona empatica sopporta queste manipolazioni mentre lui o lei tentano di farsi strada nel pantano al fine di flettere la loro empatia cognitiva in modo da capire il punto di vista narcisistico. Naturalmente, dato che il nostro punto di vista agisce da una prospettiva completamente distorta e differente, avete poche speranze di realizzarlo.
Secondariamente, c’è anche l’interesse empatico laddove si è in grado di riconoscere lo stato emozionale di un’altra persona, sentendo il bisogno di far fronte a questo stato emotivo e quindi mostrando l’appropriato interesse verso l’individuo. In tutte le tre scuole di narcisismo, la nostra capacità riguardo l’interesse empatico è distorta. Il Narcisista Superiore è sempre capace di eseguire la parte di riconoscimento ma non è mai stato creato con il senso della necessità di farvi fronte malgrado le nostre funzioni cognitive amplificate implichino che possiamo capire, attraverso osservazione ed esperienza, quale dovrebbe essere l’appropriata risposta d’interesse. Questo significa che possiamo riconoscere qualcuno in difficoltà, capire che hanno bisogno d’aiuto ma non sentiamo minimamente l’impulso di offrirlo. Però, siccome abbiamo due delle tre parti dell’interesse empatico, fingeremo preoccupazione basata sulla nostra comprensione, ma solo se vediamo che serve ai nostri interessi. Ecco perché, specialmente durante la seduzione oppure a beneficio della facciata durante la svalutazione, possiamo apparire interessati che qualcuno sia preoccupato o sconvolto. Non sentiamo alcun bisogno di assisterli, ma riconosciamo che farlo possa servire alle nostre necessità personali.
L’Inferiore è in grado di riconoscere lo stato emozionale di un’altra persona, non sente la necessità di farvi fronte ed è incapace di mostrare l’interesse appropriato verso la persona. Di conseguenza, perfino durante la seduzione, l’Inferiore si presenterà come impassibile mentre ha a che fare con certi episodi emotivi e spesso lui o lei abbandoneranno la situazione. Durante la svalutazione, vedrà solamente il vantaggio del carburante da questo stato emotivo ed infatti invece di essere solidale, dato che non ne sente il bisogno, semplicemente esploderà ulteriormente.
Anche il Medio-Rango riconoscerà lo stato emozionale, non sentirà necessità di farvi fronte ed ha un repertorio limitato di falso interesse. Quindi in certi casi può fingere di essere interessato ed in altri non ha risposte e lascerà la vittima ai propri problemi e difficoltà inoltre ha abbastanza calcolo per affermare che deve essere urgentemente da qualche parte e quindi fugge dalla domanda di assistenza ed aiuto fatta dalla vittima.
Come è prevedibile, la persona empatica possiede intatti e in quantità intensa tutti e tre gli elementi di questo particolare aspetto dell’empatia. L’individuo empatico è in grado di riconoscere lo stato emotivo di un altro con notevole facilità, perfino se tenta di mascherarlo. Loro sentono assolutamente e riconoscono la necessità di fare qualcosa quando vedono la reazione emotiva di qualcuno. Questa compulsione è quasi irresistibile per le persone empatiche e sono anche pienamente a conoscenza di ciò che dovrebbero fare per rispondervi. Condivideranno la gioia, si congratuleranno quando qualcuno è felice per delle buone notizie, consoleranno quando qualcuno è infelice e li abbracceranno quando hanno il cuore spezzato. La persona empatica non è diversa con la nostra tipologia e vede la nostra risposta emozionale – sebbene di assortimento limitato- sente il bisogno di farvi fronte e sa anche come farlo. Quindi quando scarichiamo la nostra furia, il nostro odio, la nostra invidia e la nostra antipatia, la persona empatica per via del suo interesse empatico è sempre stimolata all’azione, raramente si sottrarrà alla sfida ed affronta i problemi perfino se comportano costi notevoli per sé.
Alla fine arriva il concetto di contagio emotivo. Questo è profondo e si potrebbe perfino considerare come un elemento spirituale delle persone empatiche. Non riguarda solamente la comprensione di un punto di vista o il riconoscimento e la risposta ad un bisogno emozionale, riguarda il fatto di sentire l’emozione come fa l’altro. Quindi se un amico è sconvolto dalla morte di un genitore, la persona empatica viene contaminata da questo lutto e sperimenta la stessa emozione come se fosse in lutto in se stessa. Questo non solo significa che zampillano di carburante cosa che naturalmente la nostra tipologia sfrutterà ma che sono alimentati dal riconoscere i bisogni e dal fare qualcosa a riguardo ancora più di ciò che gli verrebbe concesso tramite l’empatia cognitiva e l’interesse empatico. Il contagio emotivo esiste in tutti gli individui empatici ma è più intensa in alcune persone. In effetti, la sua intensità potrebbe perfino andare oltre al trovarsi vicino fisicamente alla persona che sperimenta l’emozione. Un soggetto in sintonia con il contagio emotivo guarderà un programma televisivo dove il personaggio principale è spaventato, e anche lui sentirà quella paura. Leggeranno un commovente articolo sul giornale riguardo ad un orfano in difficoltà e sentiranno quella disperazione allo stesso modo. È una parte di empatia immensamente potente e fa sì che la persona empatica debba rispondervi.
Noi non abbiamo tale contagio emotivo. È completamente assente e quindi non abbiamo nulla che potrebbe farci sentire qualcosa in modo da agire in base ad esso. Non c’è nulla qui. Il dramma dell’orfano non viene sentito da parte nostra e siamo completamente indifferenti. La paura dell’eroina in televisione viene vista con fastidio dato che la nostra fonte primaria sembra essere più interessata di questa persona che di noi. L’unico momento in cui consideriamo questo contagio emozionale di qualche utilità è quando è utile ai nostri scopi quando la persona empatica zampilla di carburante per via di esso e dirige i propri tratti empatici verso di noi. Noi non abbiamo questo contagio e non sentiamo nulla nel modo in cui lo faresti tu.
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR