HO VISTO QUALCOSA NEI TUOI OCCHI

Ti ricordi quella sera, quando ci siamo incontrati la prima volta? Certo che sì. Tutti ricordano sempre la prima volta che mi hanno incontrato. Che tu sia diventata la mia partner intima dopo la mia seduzione accuratamente eseguita, che ti abbia ammesso nel mio circolo esterno o che tu fossi lì per servirmi da bere, tutti ricordano sempre la prima volta che si sono imbattuti in me. È invariabilmente l’inizio di qualcosa di memorabile. Ma non preoccupiamoci della mia congrega, dei servi e degli estranei, si tratta tutto di me. E di te. Ti ricordi in quel primo incontro quello che ti ho detto. Sì, apprezzo di averti detto molte cose. Un sacco su di me, naturalmente, ma ti ho anche detto molte cose su di te. Sì, ti ricordi, vero, posso dirlo. Ti ho detto quanto erano magnetici i tuoi occhi. Sei arrossita quando ti ho parlato di questo, ma dalla tua reazione ho capito che qualcun altro ti aveva già detto qualcosa di simile. Hai guardato in basso, quelle ciglia lunghe, definite dal mascara che avevi applicato con tanta cura un paio d’ore prima. Sapevo che ti piaceva quel complimento e sapevo che pensavi di avere occhi attraenti. Nessuno li aveva definiti magnetici prima, tanto era evidente, ma ti era stato detto che avevi occhi bellissimi, occhi sbalorditivi e cose del genere. Ovviamente io ho superato quelle osservazioni standard e francamente banali con il mio riferimento a come “i tuoi occhi ottimistici tenevano con sé il paradiso”, “i tuoi occhi possedevano ogni sorta di desiderio compreso quello sfrenato” e “i tuoi occhi brillavano della luminosità interiore che così tanti di noi trovano così delizioso. “Grandi descrizioni e hanno sempre l’effetto desiderato di indurre una risposta lieta e un complimento in cambio. Si guarda sempre a dare per ricevere. Non c’è altro modo.

Sono sempre tornato ai tuoi occhi, vero? Riferendomi a loro in termini complimentosi e poi mentre ti stringevo, guardavo profondamente nei tuoi occhi, sostenendo il tuo sguardo, lasciando che il silenzio parlasse da solo mentre il tuo corpo si agitava con l’anticipazione intensificata di un gesto così appassionato. Non hai mai voluto interrompere quello sguardo, i tuoi occhi a mandorla, che avevano quello scintillante colore smeraldo, quella sfumatura zaffica simile al mare, quel grigio triste ma che incantava, quel marrone scuro che aveva il sapore della sensualità, resta pietrificato dal mio stesso sguardo. Non veniva detto nulla. Non c’era bisogno di dire nulla, i nostri occhi restavano fissati insieme e l’emozione scorreva da quegli occhi. Una tale espressione risiedeva nei tuoi occhi e in tante occasioni ho bevuto in profondità il carburante che sgorgava, così bene, dal tuo sguardo. Entravo in una stanza e la gioia che mi trasmettevi mentre i tuoi occhi si spalancavano era edificante. Una tale espressione. Dal restringersi per la frustrazione, lo sguardo allucinato in preda alla rabbia, la completa gioia dell sorpresa, la passione ardente, l’esultanza lenta, il rotearre gli occhi dell’orgasmo e le lacrime piene di dolore. I tuoi occhi avevano tutto questo. Ho passato così tanto tempo nei tuoi occhi. Spesso non avevo bisogno di nient’altro che te che mi guardavi. Non era necessario per te parlare, fare gesti o avvicinarti. L’emozione che riuscivi ad accumulare nei tuoi occhi espressivi era qualcosa da contemplare. Certo, io sono sempre stato il catalizzatore. Senza di me non avresti bisogno di fornire una tale gamma di emozioni intense. Senza di me non saresti stato in grado di provare quella vasta gamma di emozioni e permettere loro di formarsi e fluire dai tuoi occhi. Come sempre, io ti ho insegnato e ti ho guidato, assicurandomi che facessi come richiesto. Esperto come sono, ho notato i tuoi occhi dalla prima volta che ho posato i miei su di te. Da quel momento ho saputo che avevo bisogno di possedere quegli occhi, farli miei, catturarli in modo che guardassero sempre verso di me. Il tuo sguardo non è mai stato pensato per gli altri. Erano inferiori a te e chiaramente molto al di sotto di me. Non sono mai stati pensati per essere i beneficiari di tanta magnificenza proveniente dai tuoi occhi. Non era per loro sperimentare il carburante primario che generavi. Solo io avevo diritto a questo. Solo io dovevo ricevere una tale ricompensa ed era giusto e corretto, perché ho investito molto del mio tempo nell’assicurarmi che gli sguardi che mi davi coprissero ogni emozione e fornissero quel carburante di alta qualità. Ho incoraggiato e guidato quell’uso dei tuoi occhi, come un direttore d’orchestra con la sua orchestra. Ti dicevo quando metterli in risalto con mascara, eye liner e ombretto. Decidevo quando dovevano essere al naturale e guardare su di me in nuda innocenza. Ti davo istruzioni su quando dovevi indossare gli occhiali e quando no. Ti vietavo di bere eccessivamente perché quegli occhi non dovevano mai essere iniettati di sangue per l’alcool, anche se quella condizione era ammissibile come conseguenza del tuo turbamento.

Quindi sì, quando ci siamo incontrati la prima volta, sono stati i tuoi occhi a catturare la mia attenzione rapita, i miei complimenti e le mie lusinghe mentre cercavo di possederli. Prestavo la massima attenzione e mi sono reso contro di ciò che avevo da guadagnare dai tuoi occhi impressionanti. Li guardavo e vi guardavo dentro ed è lì che ho visto qualcosa. Ho visto qualcosa nei tuoi occhi che contava più di ogni altra cosa al mondo. Quello che ho visto nei tuoi occhi è stata la cosa che mi ha fatto capire che tu eri quella che doveva essere scelta. Quel qualcosa che ho visto mi ha convinto a garantirmi di legarti a me. Ho guardato nei tuoi occhi e ho visto qualcosa. Ho visto me stesso.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR