Gli oggetti inanimati mi affascinano. Mostrami un bellissimo orologio con il suo complicato meccanismo in mostra e starò seduto per un lungo periodo ammirandone la fattura. Adoro toccare uno dei miei completi godendo della sensazione della stoffa, sarò piacevolmente soddisfatto di ammirare il modo in cui è appeso e naturalmente come mi sta guardandomi allo specchio. Una scultura, un quadro, una macchina o un gioiello. Tutto questo mi suscita ammirazione. Sono oggetti di bellezza e status e come tali appartengono pienamente al mio mondo. Inoltre, fanno esattamente ciò che voglio. Amo la mia lavastoviglie. Funziona sempre. Premo il bottone e obbedisce ai miei comandi, quietamente rimuove i residui dalle stoviglie costose. I bicchieri escono brillanti, senza strisce o segni. Ogni singola volta. Gli oggetti sono affidabili. Eseguono ciò che gli chiedo di eseguire. Non amo nulla di più che un elettrodomestico. Soddisfa, obbedisce, consegna. Amo i possedimenti.
Amo possederti e fare di te un oggetto inanimato. È così che ti vedo. Sei un dispositivo di cui mi aspetto che farà ciò che voglio. Non sei altro che un’estensione di me, posta qui per eseguire le mie esigenze e i miei capricci. Amo attribuire nomi di marche alle mie ex ragazze. Becky era Zanussi – era brava in scienze, quindi era un dispositivo scientifico. Sarah era Nike dato che dovevo solo dirle “Fallo e basta” (lei mi chiamava Burger King- facciamo a modo tuo, mi piaceva abbastanza). Un’altra era Energizer perché continuava ad andare e andare (ma questa è un’altra storia). Mi piace pensare di essere Tag Heurer (indovinato: è un gioco mentale). Io oggettifico tutti e valuto come possano essere una buona applicazione per me. Ti possiedo e devi agire come dico io. Tutti i miei altri beni lo fanno, perché dovresti essere diversa?
Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR