ASSECONDO QUELL’EMOZIONE

Lo spettro emozionale concesso alla mia specie è limitato. Il gruppo delle emozioni positive che tu sperimenti ci sono state tolte o fuse in una sola sensazione onnipervasiva, quella di potere. Laddove tu potresti provare gioia, euforia, felicità e piacere, noi sentiamo potere. Quella sensazione crescente che scorre attraverso di noi come conseguenza della ricezione di carburante, positivo o negativo. Ottengo una promozione? Mi sento potente. La mia squadra di football vince? Mi sento potente. Seduco una nuova vittima? Mi sento potente. Sperimento l’ilarità, in effetti, ho un eccellente senso dell’umorismo ma se ti faccio ridere col mio senso dell’umorismo provo ancora una volta una sensazione di potere.

Io non sento la tristezza. Per il beneficio di guadagnare carburante, sono rimasto seduto davanti a numerosi film che sono descritti come strappalacrime e mi sono intrattenuto ad alternare la vista del film alla reazione della persona, invariabilmente una partner, mentre la sua espressione cambiava in una di compassione, solidarietà e poi le lacrime cominciavano a sgorgare. Io guardavo lo stesso film eppure non  sentivo nulla. Riconosco che le scene recitate dai relativi attori sono di quelle che possono essere classificate come commoventi, tristi e sconvolgenti, ma io non sento nulla. Quando sposto il mio sguardo sulla partner singhiozzante accanto a me, inizio a sentire qualcosa. Sento disprezzo per la dimostrazione di debolezza nel provare turbamento. Non è solo il fatto in sé che queste lacrime scorrano, ma perché sono generate da una recita. Quanto è facile per la gente cadere preda di ciò che viene recitato, ma io sono grato di questo, perché se non fosse così, la mia esistenza sarebbe molto più difficile. Sperimento un certo grado di divertimento, perché qualcuno si commuove per qualcosa che non è nemmeno reale. Almeno quando le lacrime cadono perché un animale è stato investito sulla strada, o perché un parente ha esalato l’ultimo respiro su questa terra, c’è un evento autentico che causa dolore. Però, è sempre negli altri. Potresti mostrarmi un montaggio di immagini, frammenti di registrazioni che riassumono quelle che le persone considererebbero reazioni che inducono il pianto, che siano di dolore o di gioia, e rimarrei impassibile. Non significa niente per me. La capacità di sentire tristezza, lutto, dolore e disperazione è stata rimossa. Una volta conoscevo queste cose. Riesco a ricordarle vagamente, o almeno penso di poter ricordare, di quando ero triste. Non so cosa sia l’emozione ma richiamo l’immagine dai meandri della mia memoria.

Io non conosco la colpa. Il rimorso mi è sconosciuto. Non sento il rimpianto e nemmeno il pentimento. La compassione non è mai stata disponibile per me. Come l’empatia, non sento nemmeno quella. Sono, per le mie elevate abilità e la mia intelligenza, capace di capire ciò che le persone devono sentire. Ho trascorso molti anni a guardare e osservare il modo in cui le persone reagiscono a certe situazioni. Capisco quando viene espressa la felicità, so quando deve essere mostrato il rimorso, riconosco quando la tristezza dovrebbe fare la sua apparizione ma non sento nulla di tutto questo. Vedo il tuo dolore, so che dovrei dimostrare un’espressione preoccupata verso di te e chiederti come stai. Questa è l’aspettativa sociale comunemente accettata. Mentre ti seduco, adotterò effettivamente quella maschera di preoccupazione e compassione al fine di ingannarti nel farti pensare che sono una persona affettuosa e amorevole. Posso indossare la maschera che pone le mie espressioni facciali nel posto corretto. Sono capace di adottare il tono di voce appropriato e mettere le mie mani su di te in modo gentile, in accordo all’espressione di preoccupazione per qualcuno, ma nonostante tutte queste espressioni, parole e gesti appresi, non sento alcuna preoccupazione verso di te. Non mi sento triste per te, non condivido il tuo dolore, non sono preoccupato per te. D’altra parte so che se devo legarti a me ed estrarre carburante da te, tramite la tua espressione grata e la tua riconoscenza per il mio apparente interesse verso di te, sono obbligato a mettere la maschera della compassione. Naturalmente, quando la svalutazione verso di te inizia, non vedo alcuna necessità di fingere e anzi la mia mancanza di compassione porta un suo risultato dato che il tuo dolore aumenta tramite il mio atteggiamento sprezzante, il rifiuto di aiutarti e la smorfia di sdegno.

L’Inferiore della nostra specie spesso non sa nemmeno quale maschera dovrebbe indossare e durante la fase di seduzione invece di brancolare goffamente alla ricerca della maschera appropriata, preferirà tirarsi fuori dalla situazione, accampando qualche scusa sul perché non può rimanere ad aiutare. I Narcisisti di Medio-Rango e i Superiori della nostra specie capiscono che certe risposte sono preferite da te e quindi le maschere verranno create e indossate, ma solo al fine di raggiungere ciò che vogliamo. Se la situazione richiede che i nostri interessi abbiano maggior beneficio dal fatto di non indossare una maschera, allora questo è ciò che accadrà.

La gente spesso fa l’errore di supporre che siamo totalmente privi di emozioni. È sbagliato. Sì, ci sono molte emozioni che, come ho spiegato sopra, non possediamo, ma non siamo privi di tutte le emozioni. Conosco fin troppo bene le emozioni di odio, rancore, frustrazione, irritazione, vergogna, invidia, ira e gelosia. Perché mi sono concesse queste emozioni e non le altre? Nei miei dibattiti con i buoni dottori e per le mie personali considerazioni su questi argomenti è evidente che nell’evoluzione di ciò che sono, è necessario che io possieda queste emozioni perché sono catalizzatori che fanno sì che io mi comporti nel modo in cui faccio così proseguirò dritto, sarò brillante, affascinante, seduttivo, sarò scandaloso, grandioso, belligerante e distruttivo, perché alla fine tutte queste cose devono esserci per garantirmi di raccogliere il prezioso carburante.

Se non diventassi geloso di quelli del mio circolo di amicizie che lodano un amico, non mi sentirei obbligato ad attirare i riflettori dell’attenzione su di me rubandogli la scena, raccontando un aneddoto glorioso o facendo un dramma. Se non fossi geloso non farei questi passi e quindi mi verrebbe negato il carburante.

Se non fossi invidioso della nuova macchina sportiva del mio vicino, non sarei stato spinto a gettarvi dell’acido da batteria durante la notte e poi il giorno successivo guardare dalla finestra la sua reazione inorridita nel vedere i danni. Ancora, non otterrei il carburante.

Non sentirei rancore verso il mondo e il suo trattamento verso di me, non sarei costretto a sedurre la gente in modo che mi fornisca quello scudo dal mondo e dalle sue oltraggiose ingiustizie.

Sono queste emozioni negative, i Motivatori Oscuri, che fanno sì che io avanzi sempre dritto. L’assenza degli Ostacoli – rimorso, colpa, empatia, rimpianto ecc..- implica che io non venga fermato o rallentato nella mia eterna marcia in avanti. Non vengo distratto da quell’unico e necessario compito di ottenere carburante.

Questo approccio non significa che la mia vita sia meno alimentata. Sono comunque capace di apprezzare molto di quello che c’è di bello, coinvolgente, affascinante e brillante in questo mondo. Posso apprezzare la grandiosità dell’architettura antica di secoli. Posso apprezzare la magnificenza di una composizione musicale. Posso apprezzare la bravura atletica di un corridore che vince la medaglia d’oro alle Olimpiadi. Posso apprezzare il gusto di una cucina eccellente. Posso farlo per via delle mie funzionalità superiori ad altri della mia specie che hanno poco o nessun interesse in certi spettacolari elementi di questo mondo. Mentre apprezzerai un brano musicale in quell’istante, starò utilizzando l’esperienza di questo brano di musica per favorire i miei scopi.

1. Potrei dirti come è geniale una canzone perché so che sarai soddisfatta di me per averti detto questo e quindi sorriderai, mi apprezzerai e mi darai carburante;

2. Potrei utilizzare l’esperienza di aver ascoltato l’orchestra filarmonica che suonava Sherazade per vantarmi con altre persone e attingere carburante dalla loro reazione di ammirazione e/o gelosia.

3. Potrei utilizzare l’esperienza di conoscere tutta la musica dei Depeche Mode per risultare attraente per un bersaglio perché lei ama la stessa musica, o solo per dimostrare che ho interesse particolare per una particolare band in modo da suscitare maggior interesse in lei.

4. Potrei utilizzare l’esperienza di aver ascoltato una canzone particolare ad un concerto per vincere contro il tuo racconto di averne sentita suonare una diversa in modo da affermare la mia superiorità su di te e provocare una reazione da parte tua e degli altri.

Tu sperimenti certe emozioni coinvolgendoti in certe esperienze. Io in quel momento sperimento un senso di potere o in caso contrario, immagazzino l’esperienza per usarla per sentirmi potente quando è combinata con qualcos’altro, di solito un apparecchio.

La mia specie imita le emozioni perché siamo incapaci di provarne molte. Quindi condivideremo le emozioni che ti abbiamo visto mostrare e faremo sembrare come se le sentissimo. Io conosco molte delle tue emozioni; non le sento. Condivideremo le tue emozioni perché dipendiamo dalle tue emozioni per esistere. È una sorta di paradosso il fatto che non abbiamo mai coltivato certe emozioni e/o ci siano state strappate via al fine di renderci agili, efficaci ed efficienti, ma dobbiamo anche ricevere quelle emozioni da te per sostenerci. Non vogliamo vedere la tua gioia diretta verso di noi per qualcosa che abbiamo detto o fatto in modo da poter poi avvertire la gioia, ma piuttosto per il potere che viene rilasciato come conseguenza del fatto che la tua gioia ci fornisce carburante positivo. Io sono pieno di odio, gelosia, invidia, furia e rancore ma questo non significa che non ci sia posto per accettare il tuo odio verso di me, anzi gli do il benvenuto. Come conseguenza della mia manipolazione verso di te, voglio che resti qui a urlare il tuo odio verso di me finché la tua voce diventa rauca e gli occhi ti escono dalla faccia. Il carburante che ottengo da un’espressione così intensa di emozione negativa è immenso. Ancora una volta, mi approprio della tua emozione e la uso per i miei scopi personali. Che la prenda con lo scopo di mimarla e copiarla, per farmi apparire più accettabile nei confronti delle altre persone o che sia per sfruttare la tua emozione come carburante per alimentarmi e permettere alla mia esistenza di continuare, troverò sempre un utilizzo per la tua produzione emotiva. Io  faccio buon uso delle tue emozioni.

Io sono il riciclatore finale.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR