AMARO

L’invidia e la gelosia formano due emozioni a raggio limitato che ci sono consentite. Ovviamente, la nostra gamma ridotta di risposte emotive è interamente intenzionale; in questo modo noi siamo dotati solo di quelle emozioni che ci spingono in avanti nella nostra ricerca di carburante e perciò veniamo liberati dagli effetti di molte emozioni che provi tu come la compassione, la tristezza e la gioia.

L’invidia e la gelosia ci forniscono certamente l’impeto e la motivazione per raccogliere il nostro prezioso carburante, ma sono anche emozioni che voi mostrate. Per ammissione, ci sono quelli tra di voi che sono così altruisti e che un pensiero invidioso o uno sguardo di gelosia non ne offusca mai le sante caratteristiche, ma per molti c’è un’amarezza che nasce da questa gelosia, anche se sappiamo che non l’ammetteresti mai e preferisci dare la colpa a noi.

Prendiamo ad esempio il seguente scambio che ho avuto con una delle mie ex-fidanzate. Non ho nominato la persona, non perché abbia qualche parvenza di decenza concedendole l’anonimato. Affatto. No, questo conferma l’evidenza che questa conversazione potrebbe aver avuto luogo con qualsiasi mia ex fidanzata. È una conversazione che potrebbe aver avuto luogo con molte di voi. Era in un periodo di svalutazione e mi stava fornendo un sacco di carburante negativo, così io ho lavorato dietro le quinte per preparare la mia nuova candidata non c’era l’urgenza di arrivare allo scarto. Ci eravamo accordati per incontrarci in un’enoteca. Arrivai con quindici minuti di ritardo.

“Oh, finalmente”, commentò mentre entravo nell’enoteca. All’inizio feci finta di non notarla, il mio sguardo fu catturato da una donna alta e attraente che si trovava vicino a me al bar. Sorrisi alla signora alta e lei ricambiò.

“Ho detto”, dichiarò l’ex con voce più alta, “sei qui finalmente”.

Mi voltai verso il posto dove era seduta, come se la notassi per la prima volta.

“Ah ciao, sì che giornata, grande affare in corso e ho dovuto prendere una chiamata in conferenza con New York, Pretoria e Francoforte. Sta succedendo di tutto posso dirtelo”.

“Avresti potuto telefonare per dire che eri in ritardo, sono stata seduta qui a chiedermi dove fossi”.

“Sono in ritardo? Abbiamo detto 7-15”.

“No, le sette”.

“Penso che troverai che era 7-15. Ricordo distintamente perché ho detto alla mia segretaria di programmare la conference call alle 16.00 per non più di 3 ore per darmi il tempo sufficiente per arrivare qui. Un grosso problema come vedi, quindi ha avuto bisogno di tutto il tempo imputato ad esso”.

“Beh, anch’io ero impegnata, lo sai”, osservò lei.

“Non quanto lo sono stato io mia cara”, ho risposto con un sorriso mentre continuavo a scansionare l’ enoteca per vedere se c’era qualcuno che conoscevo e qualche altra opportunità per raccogliere carburante.

“Oh, certo, il tuo lavoro è sempre più importante del mio, vero?”

“Non c’è bisogno di reagire così, sto solo affermando un fatto”.

Cominciò a dire qualcosa, ma la interruppi indicando il suo bicchiere di vino che era quasi vuoto e chiesi,

“Che vino è?”

“Ehm, lo chardonnay”, rispose lei.

“Lo Chablis qui è di gran lunga migliore, prenderò quello”, osservo e sorrido mentre la vedo storcere il viso al mio commento. Indicai a una cameriera di venire al tavolo e ordinai due bicchieri di Chablis.

“Una scelta di gran lunga migliore”, dichiaro piacevolmente,

“Oh, lo sarebbe dal momento che lo hai scelto non è vero?”, aggiunse acidamente.

Faccio finta di non aver sentito e spingo la mia mano fuori e rivelando un orologio da sotto il doppio risvolto della mia camicia.

“Cosa ne pensi allora? Di grande effetto no?”

“Perché l’hai comprato? Ti ho preso un orologio solo il mese scorso”, annunciò irritata.

“Lo so ma, beh, questo è di una qualità superiore e il cinturino di quello che mi hai preso non si adattava bene al mio polso, non come questo” ho spiegato e ho poi continuato a esporre le virtù dell’oggetto cronologico mentre la sua faccia si rabbuiava. Naturalmente mi divertivo di questo, ma ho mantenuto la finzione di non averlo notato.

“Ad ogni modo, ne ho abbastanza”, scattò lei.

“Qualcosa non va? Non sarai gelosa? Gelosa? Di un orologio?”

“No, non sono gelosa”, rispose lei fin troppo velocemente.

“Sì, lo sei”.

“No, non lo sono, comunque, dove andiamo questo fine settimana? Ho pensato che potremmo andare a Rockcliffe per un paio di notti, il ristorante nell’aranceto è apparentemente molto buono”, ha continuato.

“Io non ci vado”.

“Perché no?”

“Perché sono stato invitato a Guisborough, invece”.

“Da chi?”

“Che te ne importa?”

“Ehm solo un po’, io sono la tua ragazza o te ne sei dimenticato?”

“Preferirei non dirlo, diventeresti solo gelosa”, sogghignai.

Sembrava indignata.

“Diciamo solo che Guisborough è meglio di Rockcliffe, quindi è qui che andrò”, aggiunsi.

“Oh capisco, devi sempre andare in un posto migliore di quello che suggerisco”, ringhiò.

“Ehi, non posso farci niente se le persone che hanno un gusto eccellente mi invitano in un posto del genere, che dici?”

“Lo fai sempre. Prendo una nuova macchina, e fai lo stesso, solo che la tua è più costosa. Ho ottenuto una promozione e invece di congratularti con me mi parli di tutti gli obiettivi che apparentemente non hai raggiunto. Ti cucino una cena fantastica ma tu mi dici che non è buona come quella che tu hai fatto la settimana scorsa. Ti mostro una foto e mi dici che ne hai una simile solo che la tua è migliore. Buon Dio, ti ho anche parlato di una crema idratante che stavo usando, solo una chiacchierata e devi spiegare come quella che usi è superiore a quella. Cosa c’è che non va in te? Devi sempre ricondurre ogni cosa a te e trovarne una migliore?”

“Cosa c’è che non va in me? Cosa c’è che non va in te?”, replicai simulando un’espressione di dispiacere nonostante il fatto che mi stavo godendo tutto questo carburante che mi veniva fornito.

“Sei consumata dalla tua meschina gelosia. Condivido i miei risultati, te lo dico prima, ti lascio entrare in tutto ciò che faccio così puoi sentirti rassicurata che stai con qualcuno che ha successo e tutto ciò che sai fare è sempre essere gelosa e invidiosa. Che ne dici di essere contenta per me per una volta piuttosto che pensare a te stessa?”

“Non posso credere a quello che sto sentendo. Ti vanti sempre, lo fai con tutto. Mi parli ripetutamente di come “tiri calci in culo e prendi nominativi” al lavoro, di come i tuoi superiori ti adorano, di come stai cercando di acquistare una casa ancora più grande e di come sei sempre stata la persona più ambiziosa della tua famiglia. Ti ho parlato del mio voto di laurea, il tuo doveva essere sempre più alto, anche se fosse vero sicuramente come a volte mi chiedo. La tua università era migliore della mia, il tuo codice postale è in una zona più attraente, hai più amici di me, hai visitato più paesi di me. Ogni volta che provo a dirti una cosa devi superarla e farne una migliore”, continuò mentre la rabbia infettava le sue parole.

Mi alzo lentamente e lei spalanca gli occhi mentre sembra sorpresa dal mio movimento.

“Non sono seduto qui ad ascoltare la tua gelosia, ho parcheggiato su una doppia linea gialla e non prendo un biglietto solo perché sei invidiosa di me”, sibilo. Mi giro mentre la sento urlare dietro di me.

“Ci vai di nuovo, non potrebbe essere una singola linea gialla, vero? Oh no”.

Sorrisi e me ne andai soddisfatto di sapere che questi continui attacchi di invidia mi procuravano un carburante così delizioso. Così prevedibile. Una singola gialla? Mi è piaciuta.

Traduzione di PAOLA DE CARLI dal testo originale di H.G. TUDOR